Costume e Società
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La strada maestra del cristiano

Considerazioni all’inizio della Quaresima. Alcune proposte

Entrare in Quaresima vuol dire imboccare una strada maestra, in salita, lunga quaranta giorni. Si parte di mercoledì con un pizzico di cenere in testa e si cammina fino al 20 di aprile, con le campane che suoneranno a distesa. E’ la strada di chi si preparava al Battesimo. Noi, battezzati da pargoli incoscienti, siamo chiamati a percorrerla per prendere atto della nostra identità cristiana assumendo gli impegni che essa comporta.
La Parola di Dio di queste domeniche ci propone un ripasso generale e nella grande veglia ci sarà chiesto se crediamo veramente nel Signore Dio e se lo amiamo più di ogni altra cosa.
Il primo tema che la Parola propone ci porta nel deserto seguendo il Maestro Gesù che vi rimase per quaranta giorni. Il deserto, assolata distesa di sabbia, è luogo di miraggi, di insidie e tentazioni. Anche Gesù è messo alla prova, è tentato dal diavolo.
Le tentazioni di Gesù sono le forze, le lusinghe che mettono ogni uomo davanti alle scelte fondamentali della vita. Ognuno è tentato di ridurre i suoi sogni a pane, a denaro, di trasformare tutto in cose da consumare. Ognuno tentatore di Dio: "Fammi, dammi, risolvi i miei problemi, manda angeli...". Buttarsi nel vuoto e aspettare un volo di angeli non è fede, ma la caricatura, cercare il Dio dei miracoli, il Dio-bankomat delle grazie, colui che agisce al posto mio invece che insieme con noi.
Vendi, vendi la tua dignità e la tua libertà, Baratta l’amore e la famiglia. Le tre tentazioni tracciano le tentazioni fondamentali di ognuno, tentato verso se stesso: pietre, pane; verso gli altri: potere, servizio e verso Dio: Lui a mia disposizione. Le tentazioni non si evitano, si attraversano. Attraversare le tentazioni significa, in realtà, fare ordine nella propria fede.
La prima. Che queste pietre diventino pane... Non di solo pane vive l’uomo. Il pane è buono ma più buona è la Parola di Dio. Il pane è indispensabile, eppure ci sono cose che contano di più; altre cose: le creature, gli affetti, le relazioni, l’eterno in noi. L’uomo vive di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. Dalla Parola sono venuti la luce, il cosmo, la bellezza e il respiro che ci fa vivere. L’uomo vive di Vangelo e di persone che sono parole viventi. Ogni persona che incontriamo è una Parola di Dio nel tempo.
La seconda tentazione è una sfida aperta a Dio: "Buttati giù e chiedi a Dio un miracolo". E’ ciò che Pietro, con la sua irruenza, chiede al Maestro una sera sul lago: "Fammi venire a te camminando sulle acque". Fa tre passi nel miracolo e presto comincia ad affondare. I Miracoli non servono per credere. Gesù ha fatto fiorire di prodigi Galilea e Samaria eppure lo vogliono buttare dal monte di Nazareth. Nel mondo ce ne sono fin troppi di miracoli, dice Chesterton, eppure la fede è così poca, così a rischio.
Nella terza tentazione il diavolo rilancia: "Venditi alla mia logica e avrai tutto". Il diavolo fa un mercato con l’uomo: ti do se tu mi dai. Esattamente il contrario di Dio che ama per primo, ama in perdita, ama senza contraccambio. Vuoi avere le folle con te? Assicura pane, potere, successo e ti seguiranno. Ma Gesù non vuole "possedere" nessuno. Dio vuole essere amato da questi splendidi e meschini figli. Non ossequiato da schiavi, ma amato da figli liberi, generosi e felici.
Dal deserto a un alto monte. La seconda domenica di Quaresima incontriamo il Cristo splendente di luce nella trasfigurazione.
Gesù chiama di nuovo con sé i primi chiamati (Pietro, Giacomo e Giovanni) e li porta su un alto monte. La montagna è la terra dove si posa il primo raggio di sole e l’ultimo, la terra che si innalza nella luce, la più vicina al cielo.
Infatti è lassù che Dio incontra Mosè ed Elia, gli amici che hanno veduto Dio. "E si trasfigurò davanti a loro".
Il Vangelo non evidenzia alcun particolare della trasfigurazione se non quello della materia delle vesti diventate splendenti. Ma se è così, quanto splenderà il corpo? E se è così del corpo, cosa sarà del cuore? E’ come quando il cuore è in festa e la festa si comunica e diventa tutto luminoso. Pietro è sedotto e prende la parola: "Che bello essere qui! Facciamo tre capanne!". L’entusiasmo di Pietro, la sua esclamazione stupita, fanno capire che la fede per essere pane, per essere vigorosa deve discendere da uno stupore, da un innamoramento, da un "Che bello".
Ciò che seduce Pietro non è l’onnipotenza di Dio, non lo splendore del miracolo, il fascino dell’infinito, ma la bellezza del volto di Gesù dove è detto il cuore, il suo cuore di luce, dove l’uomo sente che è bello stare. Altrove siamo sempre lontani, in viaggio. Il nostro cuore è di casa solo nell’incontro con il cuore di Gesù. Un cuore di carne in cui palpita l’ineffabile amore di Dio per gli uomini. Il Vangelo della trasfigurazione mette energia, dona ali alla speranza. Il buio e il male non vinceranno, non è questo il destino dell’uomo. Alimenta un pregiudizio sulla bontà dell’uomo, un pregiudizio positivo. Adamo ha, o meglio è una luce custodita in un guscio di creta. La sua vocazione è liberare la luce. Avere fede è proprio scoprire insieme con Pietro la bellezza di vivere nella luce che dà gusto a ogni cosa che facciamo alla luce di Cristo, sole di Pasqua.

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