Costume e Società
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Il regno del paradosso

La storia del re che morì amando all'inverosimile

Il regno del paradosso

C’era una volta un re…. Cosi iniziano molte favole. Siamo nel regno della fantasia. Di re ne troviamo anche nei libri di storia. Poi sono arrivate le repubbliche e i re sono sempre più rari. Ora ci restano il re di coppe e la regina d’Inghilterra che in uno Stato a regime parlamentare conta come la Vecia di spade.
Qualcuno però sostiene che esista ancora un grande regno di quelli che contano per davvero.
Chi oggi va in chiesa sentirà parlare di Cristo Re, Signore dell’universo. Come dice il prefazio, il suo è "un regno di giustizia di amore e di pace".
Passando per paesi e città notate che su chiese e campanili c’è una croce. State certi che da quelle parti ci sono dei cittadini del Regno di Cristo. Si chiamano cristiani e li trovi in in ogni angolo della terra. Questo immenso regno è ancora incompiuto per questo continuiamo a invocare: venga il tuo regno.
E quando verrà? Vallo a sapere perchè il Regno dei cieli si vede con gli occhi della fede, non ha eserciti, maggiordomi e dame di compagnia. Ai primi posti ci sono i poveri e i miti.
Secondo qualcuno queste sono bufale inventate dai preti. E invece di questo regno ne parla chiaramente il libro più diffuso e più letto al mondo. Esso narra la storia di un grande popolo che visse per secoli ricordando lo splendore del regno di Davide e aspettando la venuta del suo figlio che avrebbe instaurato un regno su ogni popolo e su ogni nazione. Da altre fonti sappiamo che non furono solo gli ebrei ad attendere la venuta di un personaggio che avrebbe cambiato il corso della storia.
Tra i persiani, gli assiro babilonesi c’erano molti magi o astrologi che nelle notti serene scrutavano il firmamento.
Una notte proprio uno di loro scorse una stella mai vista prima. Non era ferma come le altre ma si muoveva nella volta celeste.
Perbacco - esclamò - da dove mai è spuntato questo astro e dove va? Sta a vedere che Balahaman, l’indovino dall’occhio penetrante, ci aveva azzeccato prevedendo che una stella avrebbe annunciato la venuta di un grande re. I magi, ovvero i maghi, si sa, sono dei gran curiosi su ciò che sta per capitare. E così Gaspare, Melchiorre e Baldassare salirono in groppa ai cammelli e andarono dietro alla stella. Da un re non si va con le nani in mano e così presero su uno scrigno d’oro, un vasetto di incenso e un’ampolla di mirra.
Stando ai libri di storia, i re di questo mondo ci tengono al loro potere tanto che sono sempre in guerra tra loro. Sono sospettosi nei confronti dei famigliari e parenti che ambiscono alla successione e così sappiamo che hanno ammazzato mogli, figli, fratelli e cognati. Capitò anche allora con quel matto di Erode. Venuto a sapere che da quelle parti era nato un nuove re, prese provvedimenti e i suoi sgherri fecero una strage di neonati.
Meno male che il controspionaggio celeste aveva avvertito in tempo Giuseppe che con Maria, l’asino e il pargolo fuggì nella terra dei Faraoni.
E non è finita perchè trent’anni dopo qualcuno portò Gesù davanti al tribunale di un governatore romano accusandolo di essere a capo di un fantomatico regno, dicendo: "Attento Pilato, costui pretende di essere nostro re". Dritti gli accusatori. Sanno che per i romani il solo re è Cesare Augusto e ogni altro pretendente deve sparire e così saranno gli stessi Romani a togliere di mezzo quel profeta scomodo.
Pilato davanti quello strano re con uno scettro di canna e la testa coronata di spine, rimase perplesso e gli chiese tra il beffardo e il curioso: "Dunque tu saresti un re?". Finalmente l’imputato rispose: "Sì, sono re. Ma non di questo mondo". Pilato fu impressionato da quelle parole e cercò di salvarlo, ma intimorito dal furore della folla, se ne lavò le mani. Così il Nazareno finì in croce con a destra e a sinistra due ceffi, pure loro crocifissi per brigantaggio. Il motivo della condanna di Gesù era diverso. Lo aveva scritto sopra il capo: Inri, Gesù di Nazaret, re dei dei giudei. E in quel pomeriggio tenebroso divenne re per davvero. Il primo a varcare la soglia del suo Regno fu il giustiziato che gli stava accanto.
A fatti compiuti i discepoli cominciarono a capire di che regno si trattava. Per tre anni lo avevano sentito parlare di un regno piccolo, quasi invisibile come un seme di senape che col tempo però sarebbe diventato un albero imponente. Di un regno che a tutta prima non si nota perché è un tesoro nascosto sotto terra, prezioso quanto una perla unica al mondo. Chi ne capisce il valore vende tutti i suoi averi per acquistarla. I re sono sempre  in alto, su troni d’oro. Egli invece fu innalzato sul legno di una croce.
Un regno alla rovescia di tutti gli altri in cui il re non è un despota che si fa servire e manda i sudditi a morire in guerra, ma è un re che si fa servo e dona la sua vita per tutti, anche per chi lo ha inchiodato al legno e per chi lo sta sbeffeggiando.
Di tutte le storie di re di cui parlano le favole e i libri di di storia, questa è di sicuro la più affascinante e commovente, quella del re che morì per tutti noi, amandoci di un amore inverosimile.

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