Venerdì primo novembre, Tutti i santi, commento di don Renato De Zan
Primo novembre si ricordano tutti i santi e nel pomeriggio ci si reca in cimitero a formare una unica comunità in preghiera.
01.11.2019
Mt 5,1-12a
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
Tematica liturgica
Il 13 maggio del 609 papa Bonifacio IV, con il permesso dell'imperatore Foca, trasformava il tempio pagano del Pantheon (dedicato a tutti gli dei) in chiesa cristiana. Il Papa la consacrava, la innalzava al rango di basilica e la dedicava a Maria e a tutti i martiri (la dicitura latina esatta sarebbe: S. Maria ad Martyres ).Per diverso tempo il 13 maggio fu la festa in cui i cristiani ricordavano tutte quelle persone che erano state rese simili a Cristo con il martirio. Poco più di due secoli dopo, nel 835, la festa assunse nuove caratteristiche e nuova data. Finita l'era delle persecuzioni (dove la santità nasceva dal martirio), iniziò l'era in cui la santità nasceva dall’imitazione di Cristo, attraverso la pratica eroica delle virtù evangeliche. Così la comunità cristiana iniziò a ricordare accanto ai martiri anche i "confessori" (coloro che testimoniano o confessano con lo stile di vita la loro piena adesione ai precetti evangelici). La data passò dal 13 magio al 1 novembre. La festa era preceduta dal digiuno.
Si può ancora parlare di santi? Parlare di santi, oggi, in una società come la nostra, non è cosa semplice. Status-symbols, soldi, carriera, potere, vestiti firmati, logica dell’apparire e non dell’essere… Non parliamo, poi, di vita spericolata, droga e quant’altro. Molti attorno a noi sono attratti da tutto questo. La parola santità sembra collocarsi come una stonatura. Eppure i santi esistono anche in un mondo come il nostro. Non si tratta di santi eclatanti, pieni di miracoli, visioni, lievitazioni mistiche. Si tratta di persone che vivono bene la loro situazione, il matrimonio o la vita da single o la consacrazione, fanno bene il loro lavoro, sono impegnati seriamente nelle loro amicizie, nel servizio agli altri, pregano, ecc. I santi, allora, sono super-uomini? No. Essi cercano solo di realizzare in pienezza l'’umanità che c'è in loro, secondo quanto il Maestro ha indicato. E la vera realizzazione dell'umanità è la sua divinizzazione secondo i parametri proposti da Gesù, sintetizzati nelle Beatitudini (Mt 5,1-12a). Bernanos soleva dire: “un eroe dà l'illusione di superare l'umanità, mentre il santo non la supera, l'assume" (Bernanos).Si tratta di santi del quotidiano. Ci sono, poi, le persone eccezionali che compiono cose eccezionali. Santi i primi, santi i secondi. Nella comunità cristiana ci sono moltissimi carismi e lungo la storia ci sono state persone sante che hanno seguito diverse strade. Lo Spirito Santo che si può definire la “fantasia di Dio” sa donare i carismi adatti a ciascuno perché ciascuno realizzi il vangelo a modo suo, nel suo ambiente e nella sua vita.Coloro che hanno vissuto, vivono o vivranno l'atteggiamento interiore delle beatitudini faranno parte della moltitudine immensa dei salvati, che nessuno poteva contare (prima lettura, Ap 7,9).
Dimensione letteraria
Il testo biblico-liturgico di Mt 5,1-12a coincide con il testo biblico originale, fatta salva l’aggiunta liturgica: “In quel tempo” e fatto salvo lo stico di Mt 5,12b (“Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi”), che la Liturgia sopprime. Il testo di Mt 5,1-12a si divide in quattro momenti: una introduzione che intende porre in parallelo Gesù e Mosè (Mt 5,1-2); una prima strofa (Mt 5,3-6) in parallelo con una seconda (Mt 5,7-10) in quanto ambedue si concludono toccando il tema della giustizia (v. 6 =Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia // v. 10 = Beati i perseguitati per causa della giustizia); un’ultima beatitudine (Mt 5,11-12) con il cambio di persona (non più “essi”, ma “voi”).Il parallelismo delle due strofe suggerisce una lettura per associazioni: il misericordioso non può essere tale se non è povero nello spirito; non ci può essere purezza di cuor se non c’è stato il battesimo dell’afflizione; l’operatore di pace non può che essere un mite; coloro che sono perseguitati per la giustizia sono coloro che per davvero hanno fame e sete della giustizia. Naturalmente ci sono altre letture delle Beatitudini oltre a quella letteraria.
Riflessione biblico-liturgica
Le Beatitudini vanno intese non come Legge, ma come Vangelo. Per questo motivo, oltre alla lettura letteraria, si può adoperare una lettura più teologica. Consiste nel porre ogni beatitudine alla luce di come sia stata vissuta da Gesù (cosa significa essere mite? Gesù disse: “Imparate da me che sono mite e umile di cuore”: Mt 11,29). La lettura esegetica, poi, spiega il valore di ogni singolo frammento del testo (cosa significa essere mite? Non significa essere calmo o adattato, ma “operatore creativo di realizzazione propria e altrui”).
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