Commento al Vangelo
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Tutti i santi, 1 novembre, comemnto di don Renato De Zan

Vidi una moltitudine immensa, che nessuno può contare

Tutti i santi, 1 novembre, comemnto di don Renato De Zan

01.11.2024 - Tutti i Santi

 

Mt 5,1-12a

In quel tempo, Gesù, 1 vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2 Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: 3 «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. 4 Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. 5 Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. 6 Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. 7 Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. 8 Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. 9 Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. 10 Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. 11 Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12 Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.

 

Vidi una moltitudine immensa, che nessuno può contare

 

Il Testo

 

1. La pericope biblica delle Beatitudini è stata arricchita dalla Liturgia solo dall’incipit (“In quel tempo, Gesù…”). Il testo della formula evangelica è scandita in due momenti. Il primo (Mt 5,1-2) presenta la situazione. È molto simile a quanto dice Giovanni in Gv 6,3 narrando l’inizio della moltiplicazione dei pani. Gesù, viste le folle, sale sul monte, siede, è attorniato dai discepoli e insegna. Il  secondo momento (Mt 5,3-12), riporta le nove beatitudini che tutti conosciamo.

 

2. Le prime otto beatitudini hanno la stessa costruzione: “Beati i X perché…”. La nona beatitudine ha una costruzione diversa. È espressa alla seconda persona plurale, invece che alla terza plurale come le altre otto, e risponde a una struttura diversa: “Beati voi, quando…”. La nona beatitudine appare come una aggiunta matteana a un corpus ben compatto. Le prime otto beatitudini, infatti, sono ben incluse dall’espressione “perché di essi è il regno dei cieli” (Mt 5,3b.10b). Inoltre, alla quarta beatitudine compare il tema della giustizia (Mc 5,6) che ricompare all’ottava beatitudine (Mc 5,10). Quest’ultimo dato suggerisce che le beatitudini siano composte letterariamente da due strofe di quattro beatitudini ciascuna, dove la prima va interpretata alla luce della quinta, la seconda alla luce della sesta, la terza alla luce della settima e la quarta alla luce dell’ottava.

 

L’Esegesi

 

1. Che cosa significa “essere miti”? La risposta è semplice. Un giorno Gesù ha detto: “Imparate da me, che sono mite e umile di cuore…” (Mt 11,29). Cosa significa, dunque, “essere miti”? Significa essere come Lui. Questo criterio interpretativo può essere esteso a tutte le otto beatitudini (la nona beatitudine è esplicita e non ha bisogno di ermeneutiche particolari). Ciò facilita l’interpretazione e la comprensione. Questa lettura è chiamata la “lettura cristologica” delle Beatitudini ed è la più immediata e facile. Ne esistono anche altre.

 

2. L’altra lettura deriva dalla struttura letteraria. È chiaro che la terza beatitudine (“Beati i miti”) trova la sua spiegazione nella terza beatitudine (sesta) della seconda strofa: “Beati gli operatori di pace”. Il mite non è un passivo. È, invece, un operativo perché si impegna a seminare la pace in sé e negli altri. Viceversa un operatore di pace - nella logica della Beatitudini - non può che essere un mite. A chiunque è chiaro che un violento non può essere operatore di pace.

 

3.  Spesso si sente dire che le Beatitudini sono la nuova legge, quella che sostituisce la vecchia legge del Sinai. Non è così. Teologicamente la legge presuppone il merito e il merito presuppone la capacità di salvarsi da soli. Allora Gesù è morto invano, se ci salviamo da soli? Certamente no. Nella lettera agli Efesini Paolo dice chiaramente (Ef 2,8): “Per grazia infatti siete salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio”. Il merito non ha nessun valore? Anche questa è un’affermazione sbagliata. Paolo, infatti, dice anche che in Cristo vale “la fede che si rende operosa per mezzo della carità” (Gal 5,6). Ne consegue che “tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, per ricevere ciascuno la ricompensa delle opere compiute quando era nel corpo, sia in bene che in male” (Rm 13,12). Solo Dio conosce il valore della singola opera compiuta dalla persona. La singola opera, infatti, non ha lo stesso valore per ogni persona.

Il Contesto Liturgico

 

1. Finita l’epoca dei martiri, papa Bonifacio IV nel 609, con il permesso dell'imperatore Foca, trasformò il tempio pagano del Pantheon (dedicato a tutti gli dei)  in chiesa cristiana, dedicandola a Maria e a tutti i martiri (S. Maria ad Martyres) e stabilendone la festa il 13 maggio. Successivamente, troviamo l’era dei confessori (Imitatori di Cristo attraverso la pratica eroica delle virtù evangeliche). I santi crebbero a dismisura. Nel 835 la data passò al 1 Novembre, celebrando “tutti i santi”.

 

2. Alla luce delle Beatitudini, quanti possono essere i santi, cioè i salvati? Risponde l’Apocalisse (seconda lettura): sono 144.000, cioè “una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua”. Nel linguaggio del Medio-Oriente antico un numero moltiplicato per il suo multiplo indica un numero senza fine (12 x 12.000), come le volte in cui Pietro deve perdonare (70 x7 = Mt 18,22).

 

3. E Halloween che senso ha?  Il nome Halloween è la variante scozzese dell’espressione inglese - testimoniata a partire dal 1556 secondo “The Oxford English Dictionary”- “All-Hallows-Eve” o “All Hallows Day”, cioè giorno di tutti i santi). L’origine è pagana. Successivamente in alcuni ristretti ambiti geografici è stata cristianizzata. Ma, contemporaneamente, presso altra gente veniva adoperata come festa legata la mondo pagano (e alle volte satanico). Oggi sembra assumere più il volto di una festa laica e gaudente che con il cristianesimo e con i santi non ha più alcun legame.

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