Commento al Vangelo
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Domenica 9 agosto, commento di don Renato De Zan

L'esperienza di Dio si fa aderendo e vivendo nel reale: ben lo dimostra il vangelo di domenica 9 agosto con l'episodio di Gesù che cammina sulle acque e la prova di Pietro

Domenica 9 agosto, commento di don Renato De Zan

09.08.2020. - 19° T.O.-A

 

Mt 14,22-33

Dopo che la folla ebbe mangiato, 22 subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull'altra riva, finché non avesse congedato la folla. 23 Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo. 24 La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. 25 Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. 26 Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. 27 Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». 28 Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». 29 Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. 30 Ma, vedendo che il vento era forte, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». 31 E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». 32 Appena saliti sulla barca, il vento cessò. 33 Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».

 

Tematica liturgica

Per noi, esseri umani, c’è uno schema mentale che potremmo definire in modo approssimativo come “schema del possibile”. Ce lo siamo costruiti con l’esperienza e la conoscenza e abbiamo pian piano costruito in noi un secondo schema mentale parallelo e opposto al primo, lo “schema dell’impossibile”. Alle volte la conoscenza ci ha aiutato a rompere lo schema dell’impossibile. Un pezzo di metallo può rimanere sospeso in aria? La risposta è “no”. Eppure, a determinate condizioni, la risposta è “sì” (vedi l’aereo). Dopo Heisenberg si è imparato che esiste anche il principio di indeterminazione: in natura, ovunque, c’è il principio di causa e conseguenza. Man mano, però, si esamina la parte infinitesimale della materia che si colloca sotto l’atomo, non sempre è così. Tuttavia restano sempre dentro allo schema dell’impossibile il fatto che un uomo cammini sull’acqua e il fatto che un uomo morto possa tornare in vita. Nei discepoli di Gesù lo schema del possibile e quello dell’impossibile erano talmente rigidi che di fronte al fatto che Gesù camminasse sull’acqua e al fatto che Gesù, morto, fosse risorto, l’unica soluzione era “negare”. E la negazione si trasformò in un grido: “È un fantasma” (Mt 14,26; cf Lc 24,37 dove la traduzione italiana riporta “fantasma”, ma il testo greco ha “spirito”). Per i discepoli di Gesù tutto ciò che andava oltre il precostituito “schema del possibile”, diventava solo “impossibile”, dimenticando il rapporto con il “reale” che ha il potere di modificare gli schemi. Nel primo libro dei Re (prima lettura, 1Re 19,9a.11-13a), si narra il delicato episodio dell’incontro tra Elia e Dio. Elia, figlio del popolo ebraico, sapeva che al Sinai Dio si era manifestato in mezzo a fenomeni eclatanti (Es 19,16-18): “Vi furono tuoni e lampi, una nube densa sul monte…il monte Sinai era tutto fumante, perché su di esso era sceso il Signore nel fuoco, e ne saliva il fumo….: tutto il monte tremava molto”. Eppure il popolo ebraico non poté vedere Dio (Dt 4,15: “State bene in guardia per la vostra vita: poiché non vedeste alcuna figura, quando il Signore vi parlò sull’Oreb dal fuoco”). Si può vedere Dio solo in modo mediato, attraverso segni: questo era stata l’esperienza al Sinai e questo era  il pensiero ebraico all’epoca del profeta Elia. Il segno dato da Dio nell’esodo era un insieme di fenomeni forti. Eppure Elia di fronte ai fenomeni forti, al vento “impetuoso e gagliardo”, al terremoto e al fuco, non si scompose. Al sussurro di una “brezza leggera” (in ebraico “il sussurro del silenzio”), Elia si coprì il volto. Lì c’era Dio. Se Elia si fosse irrigidito sulle esperienze pregresse, non si sarebbe mai accorto della presenza di Dio con segni diversi. Elia è esattamente l’antitesi dei discepoli di Gesù.

 

Dimensione letteraria

Al testo evangelico di Mt 14,22-33 la Liturgia aggiunge un incipit per offrire al lettore il contesto in cui è avvenuto l’episodio (“Dopo che la folla ebbe mangiato…”). I biblisti ci dicono che si tratta di un racconto dove l’evangelista ha mescolato l’avvenimento prepasquale con tratti postpasquali. Il primo tratto postpasquale è l’invito a non avere paura (Gesù risorto invita a non temere: “Allora Gesù disse loro: - Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea…” : Mt 28,10). Il secondo riguarda l’equivoco del fantasma (Gesù risorto viene scambiato per un fantasma: “Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma”: Lc 24,37). Il terzo tratto è il titolo cristologico e pasquale di “Signore” (Kyrie) dato a Gesù da Pietro (Mt 14,28.30).

 

Riflessione biblico-liturgica

a. Come Yhwh nell’Antico Testamento (Sal 77,20: “Sul mare passava la tua via, i tuoi sentieri sulle grandi acque e le tue orme rimasero invisibili”), anche Gesù cammina sul mare. È un modo molto sottile per indicare la divinità di Gesù.

b. Gesù evidenzia l’opposizione tra fede e paura. La paura genera il dubbio. È strano: mentre sta facendo l’esperienza con Dio, Pietro non si abbandona alla realtà, a tutta la realtà, che gli sta davanti. Non si tratta della paura quotidiana, ma di quella teologica di non poterLo raggiungere (materialmente o escatologicamente?). La Chiesa, nella sua saggezza, ricorda che è male la presunzione di salvarsi senza merito ed è male disperare della salvezza.

 

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