Commento al Vangelo
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Domenica 17 novembre, commento di don Renato De Zan

Gesù insegna a non lasciarsi ingannare né impaurire dalla false profezie sul futuro perché il Figlio ma solo in Padre sa il giorno e l'ora.

Parole chiave: Fine del mondo (1), Vangelo (126), Domenica (46), De Zan (47)
Domenica 17 novembre, commento di don Renato De Zan

Lc 21,5-19
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: "Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta". Gli domandarono: "Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?". Rispose: "Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: "Sono io", e: "Il tempo è vicino". Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine". Poi diceva loro: "Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.  Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.  Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita".

Tematica liturgica
Di fronte a una frase di Gesù su Gerusalemme ("Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta"), la reazione dei discepoli è immediata: "Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?". La risposta di Gesù non è conforme alla domanda perché egli non ha voluto rispondere. Gesù, piuttosto, ha preferito preparare i suoi discepoli alla fine del mondo, anticipato e prefigurato nella fine di Gerusalemme. Prima di tutto egli ha voluto prepararli a tutto ciò che avverrà "prima della fine" della storia. La fine del mondo e la parusia (il ritorno di Gesù), infatti, non sono vicinissime. Prima della fine del mondo e del ritorno di Gesù devono accadere diverse cose. Tre vanno evidenziate: appariranno dei falsi messia, ci saranno avvenimenti tremendi e ci sarà la persecuzione contro i cristiani. Si tratta di avvenimenti che possono avvenire anche contemporaneamente tra loro e ripetersi più volte prima della fine.
I falsi messia saranno caratterizzati dalla presunzione ("sono io") e avranno l’arroganza di indicare con sicurezza la fine della storia ("Il tempo è prossimo"). Gesù ha raccomandato ai suoi "Badate di non lasciarvi ingannare… Non andate dietro a loro". Il vero Messia non si autopresenta. Gesù, infatti, non si è autopresentato, ma ha parlato e agito da Messia, adempiendo alle profezie veterotestamentarie. Da questo si sa che Gesù è il Messia. Circa la fine, Gesù è stato chiaro (Mt 24,36): "Quanto a quel giorno e a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli del cielo né il Figlio, ma solo il Padre". In altre parole, nessuna creatura (il "Figlio" indica Gesù in quanto uomo), nessuna lo sa. Neppure i falsi messia.
Prima della fine ci saranno avvenimenti tremendi: guerre, rivoluzioni, terremoti, carestie, pestilenze, fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. Ce n’è a sufficienza per avere paura. Eppure Gesù invita a non diventare preda della paura ("Non vi terrorizzate"). Tutto questo non mette a rischio l’identità del credente. Qualunque cosa succeda, il discepolo sa di essere in mano a Dio.
La persecuzione fa parte dell’esperienza della fede cristiana. I discepoli non possono dimenticare le parole di Gesù: "Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi" (Gv 15,20). La persecuzione può essere molto variegata: può aprirsi a ventaglio, dall’incomprensione al martirio. Accanto all’annuncio della persecuzione, Gesù annuncia una verità che rasserena: egli sarà accanto ai suoi, sarà lui stesso a rendere testimonianza per bocca dei credenti, che saranno salvati e risorti ("Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto").

Dimensione letteraria
Il discorso escatologico di Luca (Lc 21,5-36) è scandito da tre interventi redazionali di Luca (v. 8= Ed egli disse...; v.10 = Allora disse loro....; v. 29= Poi disse loro una parabola...) che in qualche modo suddividono il discorso di Gesù in tre grandi unità (Lc 21,5-9.10-28.29-36): Lc 21,5-9 (i falsi messia); Lc 21,10-28 (persecuzioni, fine di Gerusalemme, segni cosmici); Lc 21,29-36 (parabola del fico e invito a vegliare). La Liturgia sceglie come vangelo odierno la prima parte e una porzione della seconda (Lc 21,5-19), lasciando cadere ciò che riguarda la fine di Gerusalemme e concentrando la sua attenzione solo su ciò che riguarda la fine del mondo e gli atteggiamenti che i discepoli di Gesù devono tenere.

Riflessione biblico-liturgica
"Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita". Che cos’è la perseveranza? È la fedeltà a Cristo lungo il tempo e nelle vicissitudini che esso comporta. Il cristiano che vive le espressioni del male nella storia, sa che oltre le sofferenze storiche c’è una promessa che si avvererà. La perseveranza e la speranza sono le due sorelle che esprimono la fede fino al suo compimento.

Domenica 17 novembre, commento di don Renato De Zan
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