Commento al Vangelo
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Domenica 15 novembre: commento di don Renato De Zan

La parabola dei talenti: moltiplicati, nascosti, sprecati

Domenica 15 novembre: commento di don Renato De Zan

Mt 25,14-30 (forma breve Mt 25,14-15.19-21)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: 14 Avverrà infatti come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. 15 A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito 16 colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. 17 Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. 18 Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. 19 Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. 20 Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: "Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque". 21 "Bene, servo buono e fedele - gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone". 22 Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: "Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due". 23 "Bene, servo buono e fedele - gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone". 24 Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: "Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. 25 Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo". 26 Il padrone gli rispose: "Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; 27 avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. 28 Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. 29 Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. 30 E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti".

Tematica liturgica
Tutti quanti noi restiamo pensierosi di fronte all’episodio della povera vedova e delle sue due monetine offerte al tesoro del tempio perché Gesù disse ai suoi discepoli: "In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri" (Mc 12,43). Anche di fronte all’episodio del buon ladrone succede la stessa cosa perché a quell’uomo che riconosce di aver rubato e ucciso, Gesù dice: "In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso" (Lc 23,43). Nasce spontanea una domanda: ma Gesù che concetto di giustizia ha per parlare e agire così? Una luce ci viene dalla parabola dei talenti (Mt 25,14-30). Il padrone dice esattamente le stesse cose ("Bene, servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone") sia al servo che, avendo ricevuto cinque talenti, ne guadagna altri cinque (e fanno dieci) sia al servo che, ricevuti due talenti, ne guadagna altri due (e fanno quattro). Tutti e due hanno dato il massimo che potevano nella loro particolare situazione. Ciò fa comprendere come Gesù abbia il senso proporzionale della giustizia. Alla fine della nostra vita, davanti a Dio, non possiamo essere giudicati con un criterio che ci livelli tutti. Ognuno di noi ha alle spalle una vita ricca di gioie, ma anche carica di dolori, sconfitte, umiliazioni, fatiche. E Dio conosce benissimo tutto questo al punto tale da saper valutare quanto un gesto di generosità fatto da ciascuno di noi sia costato singolarmente. È ovvio che chi vive una situazione agiata ed è stato educato alla generosità, quel gesto non gli è costato quanto è costato a uno che non vive una situazione agiata e, peggio, non ha ricevuto nessuna educazione alla generosità. Il gesto può essere apparentemente uguale, di fatto ha un valore diverso sia per la prima sia per la seconda persona. Ad ogni cristiano Dio dona dei talenti ("secondo la capacità di ciascuno") che vanno fatti fruttificare. Non sono importati i dieci o i quattro talenti. È importante dare il "doppio" del ricevuto. Per questo motivo la santità è dare tutto quello che si può. La misura non sono gli altri, ma siamo noi stessi per come Dio ci ha voluti e ci ha "equipaggiati" con i suoi doni.

Dimensione letteraria
Il discorso escatologico di Gesù (Mt 24,4-25,46) è suddivisibile in due parti. Nella prima parte il Maestro parla della fine del mondo, efficacemente rappresentata dalla prossima caduta di Gerusalemme. Nella seconda parte Gesù intende illustrare il giudizio universale e chiarire i criteri divini che lo guidano. La parabola dei talenti (Mt 25,14-30) appartiene alla seconda parte del discorso escatologico. Più precisamente alla parte finale. La Liturgia ha anteposto al brano biblico un incipit ("In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola…") che identifica il mittente (Gesù), i destinatari (discepoli) e la forma figurata di comunicazione (parabola). Il racconto esemplare si colloca in continuità con il contesto biblico precedente, il racconto esemplare delle dieci vergini, proclamato domenica scorsa. Allora il tema era "vigilate, dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora", mentre oggi il tema è la "giustizia proporzionale di Dio nel giudizio". La Liturgia propone per il vangelo anche la forma breve (Mt 25,14-15.19-21).

Riflessione esegetico-liturgica
a. La donna sapiente del libro dei Proverbi ha saputo far fruttare le sue qualità (prima lettura: Pr 31,10-13.19-20.30-31).
b. La Liturgia, con la lettura breve del vangelo, porta a pensare in modo sereno all’incontro con Dio.

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