Pordenone
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Tanti virus minacciano la società di oggi

Gli spunti di riflessione offerti dal parroco di Torre (Ss. Ilario e Taziano), mons. Giosuè Tosoni

olti sono i virus che circolano oggi tra le persone, attentando alla salute – fisica, morale e spirituale - e hanno vari nomi”. E’ quanto sostiene il parroco dei Santi Ilario e Taziano, il prof. don Giosuè Tosoni, nel foglio parrocchiale, a commento del brano dei “Due di Emmaus” i quali, solo dopo aver compiuto un cammino, riescono a dare il giusto nome a Gesù, il Risorto, quando lo riconoscono dallo “spezzare il pane” (Luca 24,13-35).
Questi virus in circolazione possono chiamarsi “autosufficienza”: induce le persone a ritenere di poter fare da sole, unici artefici del proprio destino; oppure quello che “riduce Gesù ad un pensiero”, ad un’idea e non lo riconosce come persona. E poi la “arroganza”: porta a prescindere dall’amore di Dio; il “timore” o paura: porta a chiudersi in se stessi; o il “rapporto funzionale”, che invita a ricordarsi del Signore solo in caso di necessità, e poi tutto finisce.
Dopo queste “premesse”, che fondano il “messaggio-provocazione”, il Don passa ad offrire degli spunti alle varie categorie di persone che frequentano la comunità, affinché questa crisi promuova una “verifica personale”.
Gli anziani. La loro lunga vita è iniziata con una forte educazione religiosa: oggi è ancora avvertita come importante la fede nel Signore Gesù? Come viene considerata la mancanza della Messa domenicale? Molti seguono alla TV la Messa del mattino, celebrata da papa Francesco oppure il Rosario: partecipano per consuetudine o con la gioia di chi continua a sentire viva la propria fede? Sentono che la fede è una bella compagnia, anche per superare la solitudine e per affrontare con coraggio gli acciacchi?
Le famiglie. Costrette a stare più tempo assieme, per alcune è una festa, per altre una sorpresa difficile da gestire. Che cosa viene messo al centro: il rispetto delle regole imposte o l’opportunità di parlarsi, capirsi e comprendersi? I singoli ruoli, come vengono valorizzati? C’è collaborazione fra i membri della famiglia? Ci si trova a pregare insieme? Chi prende l’iniziativa: mamma, papà o un figlio? Si avverte il dispiacere di non recarsi in chiesa?
I ragazzi e i giovani. Sono i più esposti, in questa emergenza: guardavano avanti senza grandi scossoni, guidati dalle solite attese, più o meno condivise, e poi… tutto viene messo in discussione. Il futuro è ancora quello che avevano in mente, o è cambiato? Cosa di nuovo sta emergendo da questa situazione? Aspettano solo che passi o si sentono provocati a nuove riflessioni? La fede nel Signore Gesù li aiuta, o è lontana dalla vita? Ne parlano in casa o con gli amici? Si sorprendono, almeno qualche volta, a pregare? Hanno nostalgia della Messa della domenica e avvertono il desiderio di fare una visita in chiesa?
Quanti vivono in prima linea le responsabilità sociali - amministratori, operatori sanitari e per la sicurezza, mondo del lavoro, del volontariato e dello sport -. Dinanzi alla sorpresa della pandemia e alla generosità e responsabilità di molti, sono tante le domande che non si possono eludere. Si chiederanno: perché avvengono fatti di questo tipo? Si potevano evitare? Si stanno affrontando nel modo giusto? Questi fatti non avvengono anche per far riflettere sul tipo di vita che stavamo vivendo, chiedendosi: Che non sia il caso di cambiare qualche cosa, nei rapporti sociali come nel rapporto con l’ambiente? Dinanzi a tanta sofferenza, soprattutto per gli anziani, come reagire? Non dev’essere ripreso un più convinto orientamento di vita, basato sulla fede, come richiesto da papa Francesco?
I bambini, in particolare quelli che si preparano alla Messa di prima Comunione. Chissà quante volte avranno chiesto ai loro genitori: perché non andiamo a scuola, a catechismo, a trovare i nonni o in chiesa? I bimbi di prima Comunione, quante domande si faranno, dopo aver più volte ripetuto: eravamo vicini alla méta - domenica 10 maggio -, invece tutto è saltato! Ora che succede? Quando si farà la prima Comunione? Sarà lo stesso un giorno bello? I genitori saranno costretti a trasformare queste domande in alcune considerazioni: ‘stai tranquillo/a, sarà un bel giorno ugualmente, intanto prova a pensare che cosa succederà quel giorno, quando Gesù entrerà in maniera più profonda nella tua vita’, cercando di mettere in pratica quanto suggerito dai catechisti: ‘siate più buoni e pregare un po’ di più’.
Don Giosuè conclude con un passo del saluto che Stefano Padoan, dirigente del Torre calcio ha inviato in questi giorni ai giocatori e alle famiglie: “Un pensiero va anche a tutti i nostri atleti, in particolare ai più piccoli, vittime silenziose dell’isolamento; spesso li vedo nei filmati pubblicati nel nostro sito o nelle chat, esempio di come lo sport tutto, e in particolare il calcio, dovrebbe essere: puro, semplice, appassionato, e spero che i loro genitori possano cogliere questi momenti e apprezzarli, perché sono significativi e offrono degli angoli di vita unici, fonte di riflessione personale”.

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