Il genocidio e la riconciliazione in Ruanda nella testimonianza di Jean Paul Habimana, lunedì a Pordenone
Ospite d’eccezione di Aladura, il ruandese Jean Paul Habimana, sopravvissuto al genocidio ruandese del 1994. Due gli appuntamenti – nell’ambito della 15^ edizione della rassegna di Aladura - il mattino al Teatro Verdi con 700 studenti, quello serale aperto al pubblico all’Auditorium Vendramini
Nonostante la paura. Il genocidio dei Tutsu e riconciliazione in Ruanda è il titolo del duplice incontro con Jean Paul Habimana che lunedì 26 settembre sarà a Pordenone per portare la sua testimonianza, ospite dell’associazione Aladura in occasione della 15^ edizione della rassegna di incontri che quest’anno ha per come titolo “Nuvole”. Habimana lunedì alle 9 al Teatro Verdi incontrerà 700 studenti delle scuole superiori. La sera alle 20.30 nell’Auditorium Vendramini, l’incontro per il pubblico.
Il caso ruandese non cessa di interrogare la nostra coscienza storica. In questo senso esso costituisce un richiamo continuo come modello paradigmatico del genocidio nell’età contemporanea, di quelle che sono state definite le “nuove guerre per l’identità”. Attraverso la preziosa testimonianza di Jean Paul Habimana, sopravvissuto al genocidio, l’incontro si propone di andare alle cause che hanno preparato e motivato l’agire genocidiario. Aprile 1994, bisogna scappare. Quando i vicini avvertono la sua famiglia, Jean Paul ha dieci anni e d’improvviso non ha più certezze. Non sa dove andare, chi sono i nemici e perché uccidono, né chi è disposto a dare un riparo. I tutsi vengono braccati e massacrati dagli hutu. Di molti non si sa più nulla. La testimonianza di Jean Paul Habimana è unica e straordinaria: ripercorre i tragici giorni del genocidio ruandese, racconta del ritorno a casa e del lungo processo di riconciliazione. Tuttavia il valore di questa testimonianza non si ferma al fatto che Jean Paul è “un sopravvissuto”. Va ben oltre quei mesi del 1994 e conferma quanto potente sia la forza dell’amore: quando Jean Paul ritornerà in Ruanda incontrerà Marie Louise. I due sono di etnia opposta. Contro il parere di molti si sposeranno. Oggi vivono in Italia e stanno crescendo due figli. La loro storia d’amore ha quella forza simbolica universale che ci fa sperare.
Nessuno immaginava che saremmo arrivati agli eventi del 1994. Qualcuno lo paventava, ma non lo si prendeva sul serio … Mi chiedo chi mai avrebbe potuto immaginare che un amico o un vicino di casa potesse arrivare a fare quello che tanti hanno fatto, quando giunse il momento. E il momento arrivò il 6 Aprile del 1994, con l’attentato all’aereo presidenziale. Come sappiamo in cento giorni vennero massacrate un milione di persone: diecimila al giorno, con una media di sette-otto al minuto. L’obiettivo era far sparire i tutsi dal Ruanda. Io sono qui, a scrivere queste righe, oltre ventisette anni dopo, e lo faccio per la prima volta. Non sono riuscito a raccontare tutto. I miei occhi hanno visto certe cose che vanno oltre il linguaggio umano. Le conseguenze di quella follia sono incalcolabili. Quello che conta più di tutto è che l’esperienza amara dell’odio mi hanno insegnato ad apprezzare e assaporare la forza dell’amore. (Tratto da “Nonostante la paura. Genocidio dei tutsi e riconciliazione in Ruanda” di Jean Paul Habimana, Terre di Mezzo Editore, 2021)
Jean Paul Habimana nasce nel 1984 a Nyamasheke (Ruanda). Sopravvive al genocidio dei tutsi nel 1994. Nel 2005 si trasferisce in Italia. Insegna religione a Milano, dove vive con sua moglie, di famiglia hutu, e i loro due figli.
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