Pordenone
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Don Anglo Pandin, sacerdote ed esempio

Riferimento per la comunità di Borgomeduna. La figura descritta e analizzata in un libro proposto dall’équipe di Radio Voce nel deserto

Don Anglo Pandin, sacerdote ed esempio

Angelo Pandin, sacerdote di Gesù e di Maria” è il titolo del nuovo volume proposto dalla équipe di Radio voce nel deserto di Borgomeduna, con Elisa Ulivi e Loredana Marcuz, curatrici.
Edito nel contesto delle varie iniziative progettate in occasione del 25° anniversario dalla dipartita di don Angelo - avvenuta il 15 marzo 1995 a 66 anni. Tra l’altro era previsto un convegno, sospeso a causa della pandemia. Come pure altri appuntamenti di spiritualità, a San Martino di Campagna, paese natale.

Prete di riferimento

Don Angelo ebbi modo di conoscerlo da ragazzo, all’oratorio. Ambiente educativo che gli avevano affidato da animare, dal luglio 1954 fino al settembre 1959, data nella quale fu nominato economo spirituale e parroco della nascente parrocchia di San Giuseppe, nel quartiere di Borgomeduna. A San Vito al Tagliamento era parroco mons. Pietro Corazza, il quale credeva fortemente nell’importanza educativa dell’oratorio e aveva esplicitamente richiesto un sacerdote, non solo in qualità di cappellano, per seguire le funzioni nel duomo, ma anche in grado di creare e promuovere un’attività formativa, educativa ed organizzativa tra ragazzi, adolescenti e giovani. Così don Angelo lavorò sodo, negli anni di presenza.
Per me furono gli anni del catechismo, della prima comunione, della frequenza alla messa domenicale delle 9, chiamata “la messa dei ragazzi”, seguita dalle attività all’oratorio. I nostri gruppi, delle “fiamme” – bianche per i più piccoli e poi rosse – erano l’anticipazione dell’Azione Cattolica Ragazzi di oggi -; ci vedevano riuniti appunto negli ambienti oratoriani, seguiti dalle “zelatrici”, come la signora Poloni e altre. Il giorno prima, il sabato, ci si recava in duomo per le confessioni, in gran numero, scatenati e rincorrendoci, presente don Angelo al confessionale. Poi, di corsa, si andava all’oratorio.
Quella sanvitese è una delle tappe della vita di don Angelo, narrata nelle 192 pagine del volume che illustra il racconto della sua vita e delle scelte pastorali lungimiranti e profetiche, arricchite da un dossier con una quarantina di foto, in bianco e nero e a colori, che fissano nel tempo, l’interessante storia per immagini, dello zelante prete.

Testamento spirituale

Degno d’attenzione è il “testamento spirituale”, scritto di suo pugno, il 13 gennaio 1993 e revisionato il 22 agosto 1994, come risalta nelle 16 pagine che lo riportano, controfirmate una ad una. Questo documento, in qualche modo fa da filo conduttore allo stesso volume, come confidano le medesime curatrici.
Leggendolo con attenzione, tra le situazioni e gli argomenti affrontati, si coglie il profondo senso del peccato che egli aveva. Egli si descrive, con consapevolezza e senza scusanti “impigliato, intricato e ingarbugliato nelle meschinità della vita”. Ma ciò che più risalta, sono i profondi tratti che riconosce al Signore Gesù: ricco d’amore, con un cuore sacratissimo, mite, umile, misericordioso. Con uno sguardo benevolo, tenero, che incoraggiava a riprendere il proprio cammino.
Grazie a questo profondo processo di assimilazione e identificazione al “maestro”, che gli ha donato il sacerdozio, egli si definisce “Sacerdote di Gesù”: di un Gesù che rimedia e ripara, fonte del personale sacerdozio ministeriale, segnato dalla gioia di poter celebrare la messa.
Approfondisce anche il fatto di essere “Sacerdote di Maria”, chiamata mamma celeste, porta del cielo, riparatrice; colei che intercede, con un cuore immacolato.
A lei chiederà il dono di una buona morte, nelle braccia del Signore, circondato dai fedeli di Borgomeduna e accolto nel cimitero di San Martino di Campagna, sottolineando il desiderio che nella lapide venisse posta la scritta: “Sacerdote di Gesù e di Maria”.

Povertà

Nelle considerazioni, scritte con una grafia scorrevole, slanciata in verticale, segno della personale idealità, ricca di maiuscole, di sottolineature e di poche correzioni, fa cenno anche a quanto gli hanno trasmesso la famiglia, il seminario, i superiori ed il vescovo, come pure l’angelo custode.
Tra i valori condivisi, pone in evidenza quello della povertà, che dichiara di aver sempre messo in pratica, nel cuore e nello stile di vita concreto; nel vestire, nell’evitare spese superflue, nel non fumare; nell’usare mezzi di trasporto comuni, rifuggendo le onorificenze e aiutando gli altri.
Ringrazia esplicitamente la Provvidenza che - attraverso tante persone, che gli sono state vicine -, gli ha consentito di realizzare la nuova chiesa, di acquisire la Casa di Cugnan, fondare la Radio e avviare i lavori di restauro dell’oratorio.
Le opere di don Angelo, i gruppi di preghiera, la radio, l’associazione pubblica di fedeli “Il Seguito di Gesù” e la costituzione di comunità parrocchiali, vengono esplicitamente citate dal vescovo Pellegrini, nella presentazione al volume, dando così ad esse una sottolineatura ecclesiale. L’intervento è riportato all’inizio del libro, datato 17 gennaio 2020, memoria liturgica di sant’Antonio abate. In esso il presule auspica inoltre che prosegua l’approfondimento della sua attività pastorale, spirituale e della sua figura, tutt’altro che caduta nell’oblio.

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