Dedica: il Friuli risveglia l'attenzione di Mathias Enard
Con molta probabilità inserirà un capitolo - non previsto - nel saggio sui confini a cui sta attualmente lavorando, Mathias Énard, lo scrittore francese che si è congedato sabato dal festival Dedica di Pordenone, incentrato quest’anno sulla sua opera. E riguarderà il significato del confine in Friuli (foto cannarsa)
Con molta probabilità inserirà un capitolo - non previsto - nel saggio sui confini a cui sta attualmente lavorando, Mathias Énard, lo scrittore francese che si è congedato sabato dal festival Dedica di Pordenone, incentrato quest’anno sulla sua opera. E riguarderà il significato del confine in Friuli, con particolare riferimento all’Isonzo. Assume dunque anche questo risvolto inatteso l’esperienza vissuta dall’autore a Pordenone e in regione “un’intensa settimana che potrebbe cambiare qualcosa nel mio attuale progetto di scrittura”, ha dichiarato Énard, manifestando poi soddisfazione “per i contenuti, gli interventi dei vari relatori, per il pubblico competente che ho sentito vicino e affettuoso, per l’accoglienza di una città dove chi mi riconosceva per strada mi salutava come se fossi pordenonese da sempre, per come ho mangiato bene”. Si è detto inoltre colpito dalla preparazione degli studenti, soprattutto quelli dei licei. “Mi hanno rivolto le domande più profonde, più fresche, forse perché per loro la letteratura è ancora qualcosa di nuovo e hanno trovato nei miei libri qualcosa che non si aspettavano”.
Dedica, organizzato per la sua 28. edizione dall’associazione culturale Thesis, per otto giorni ha acceso i riflettori sull’intera opera dell’autore di “Bussola”, premio Goncourt, conducendo il pubblico in un percorso di approfondimento a 360 gradi della sua poetica, attraverso conferenze, letture sceniche, cinema, mostre, libri, confronti con gli studenti di tutte le età, incontri che rafforzano la collaborazione con le università (Klagenfurt, Venezia e Udine). “Alla fine non ne posso più di parlare sempre di me e dei miei libri - ha aggiunto scherzoso lo scrittore – ma mi rendo conto che è proprio questo che piace e determina il successo del festival: permettere ai lettori di conoscere a fondo i diversi aspetti della stessa opera”.
La 28.edizione del festival Dedica si è chiusa sabato sera con il concerto di Dhafer Youssef nella sala Capitol di Pordenone, evento anche questo sold out, come si è verificato più volte nel corso dei 13 appuntamenti in programma e già prima durante il percorso delle anteprime in varie località della regione, dato che suggella l’apprezzamento della rassegna e premia uno sforzo organizzativo particolare dovuto alla necessità di gestire l’edizione 2022 , tornata nella sua collocazione primaverile, a una manciata di mesi da quella del 2021, posticipata ad ottobre a causa dell’emergenza sanitaria. Soddisfatto, il curatore di Dedica Claudio Cattaruzza, parla di un’edizione che ha confermato “la straordinaria levatura di Énard non solo come autore ma anche come persona” e “la capacità della sua opera e dei valori che esprime di raggiungere un pubblico di diverse età”. Gli fa eco a questo proposito il presidente dell’associazione Thesis Antonino Frusteri, anche quest’anno “colpito dalla particolare preparazione dei giovani e delle scuole, nelle quali investiamo molte energie – ha affermato - aiutati anche dai nostri partner. Un lavoro lungo e meticoloso attraverso il quale stiamo orgogliosamente contribuendo a formare una nuova generazione di lettori”.
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento