Seminario, palestra di vita
Domenica 22 novembre è la Giornata dedicata al Seminario diocesano, che il 6 settembre scorso ha vissuto la grazia e il dono della ordinazione diaconale di sei seminaristi
Sei settembre 2020. Ordinazioni dei diaconi in Seminario. Il Vescovo Giuseppe all’inizio della liturgia commosso dice: "Una celebrazione così non mi era mai capitata di viverla, almeno in questi 10 anni: un dono particolare che il Signore fa a tutti e a tutte le comunità".
Siamo arrivati a quel momento cambiando più volte la data a causa della pandemia che ancora ci mette alla prova. È stato scelto il Seminario perché l’ampio piazzale poteva accogliere comodamente, e rispettando le distanze, il quasi migliaio di persone intervenuto. È stato un momento di Chiesa forte in cui ha potuto esprimersi il desiderio di ritrovarsi insieme nella preghiera, la gioia per il sì dei sei nuovi diaconi, l’affetto e anche l’orgoglio delle nostre comunità per quei figli che si donano. Segno anche che la nostra gente vuol tanto bene a chi sceglie di spendere la vita così.
Sei gli ordinati diaconi, un numero eccezionale di questi tempi per la nostra Chiesa di Concordia-Pordenone. Un dono che ha segnato in maniera importante anche il centesimo anno del Seminario a Pordenone, che stiamo ricordando.
I cammini di questi sei ordinati sono stati differenti finendo per incrociarsi in Seminario, comunità di crescita, discernimento, formazione. Luogo di preparazione alla vita che sarà necessariamente al di fuori delle sue mura, nel solco della Chiesa in uscita, figura tanto cara a Papa Francesco. Una palestra in cui "imparare ad imparare", ovvero maturare la consapevolezza che non si è mai arrivati. Un’autentica arte, tanto utile soprattutto a coloro che hanno da cimentarsi come pastori e maestri all’interno dei una comunità.
Il Vescovo nella lettera indirizzata alla Diocesi di quest’anno chiede di dedicare una parte significativa del cammino pastorale a far emergere dal profondo di noi stessi le vere domande e i grandi interrogativi che ci portiamo dentro e che l’esperienza della pandemia ha fatto emergere con più forza. Per questo servono calma, silenzio, un luogo che custodisca questo spirito di ricerca interiore.
Gli anni di formazione in Seminario non hanno la pretesa di preparare un presbitero perfetto: altrimenti ciascuno di noi preti dovrebbe dichiarare fallimento! La formazione offre insegnamenti, piste e strumenti. Poi, per compiere quel percorso che è chiesto anche dal cammino pastorale è importante per tutti imparare a fare silenzio, trovare con pazienza il sentiero che porta verso il centro del proprio cuore, accogliere le domande interiori e ascoltare su di esse la voce del Paraclito, promesso da Gesù per guidarci alla verità tutta intera (Gv 16,13). Così il Seminario è anche un tempo-luogo palestra che chiede di fare un po’ di fatica: per esempio alzarsi presto per avere un tempo prolungato in cui non essere distolti dalle urgenze della giornata. O la fatica di stare di fronte a domande difficili con la delusione di non avere immediatamente risposta risolutiva. O quella di restare nel silenzio senza inseguire le cose da fare.
Questi sono strumenti estremamente utili, anzi essenziali, per la vita di un prete, che oggi più che mai corre il rischio di consumare la vita nel rincorrere urgenze e necessità di cui non vede mai il fondo. E col rischio di non avere direzione, senza sapere dove sta andando. Mentre, per essere la Chiesa in uscita, occorre avere uno sguardo, una visione che nasce solo nel silenzio e nella contemplazione.
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