Natale insanguinato
Come può entrare Dio in questo nostro mondo distratto da coreografie pubblicitarie con le coreografie di luci, di regali, di gadget e panettoni, mentre è cosparso di macchie di sangue provocate dall’incancrenita guerra in Ucraina, dai flussi di immigrati e rifugiati, dalle stragi di Hamas e dai continui e inutili bombardamenti di Gaza? Come può nascere oggi Gesù nei nostri cuori straziati dai tanti e incomprensibili femminicidi che stanno insanguinando il nostro paese, accanto alle tante morti causate dagli incidenti stradali e sul lavoro?
Come può entrare Dio in questo nostro mondo distratto da coreografie pubblicitarie che ci propongono felicità di brevissima durata e illusioni, con i suoi apparati di luci, di regali, di gadget e panettoni, mentre è cosparso di macchie di sangue provocate dall’incancrenita guerra in Ucraina, dai flussi, spesso finiti tragicamente, di immigrati e rifugiati, dalle stragi di Hamas e dai continui e inutili bombardamenti di Gaza?
Come può nascere oggi Gesù nei nostri cuori straziati dai tanti e incomprensibili femminicidi che stanno insanguinando il nostro paese, accanto alle tante morti causate dagli incidenti stradali e sul lavoro?
Forse non è meglio quest’anno, lasciare da parte questa festa? Noi cristiani, invece, ci ostiniamo a celebrarla, non perché cocciuti o legati a tradizioni passate, né per una semplice convenzione sociale, ma perché convinti che Dio, con l’invio nel mondo del suo Figlio, ha voluto condividere fino in fondo la nostra umanità, tutte le nostre miserie e debolezze, perché all’interno degli avvenimenti umani, qualsiasi essi siano, ci conduce verso sentieri di vita e di pace.
Questo è il nostro Dio: un Dio che si lascia coinvolgere dalle nostre fragilità, prendendosele a cuore ed entrando dentro la nostra fragile umanità.
Un Dio che entra dentro la carne dell’uomo. Una scelta, per molti, assurda e incomprensibile, ma necessaria per illuminare e accogliere qualsiasi gesto insensato che l’umanità possa fare, lasciandovi entrare la luce dell’eternità.
Vi invito a leggere e meditare un passo evangelico raccontato nei vangeli della nascita e dell’infanzia di Gesù dall’evangelista Matteo (2,13-19): la fuga in Egitto. Una scena natalizia spesso marginale e intrisa di dolore e sofferenze dove si affaccia subito l’incubo di Erode che obbliga i genitori di Gesù a trasferirlo in terra straniera, per non farlo cadere sotto la spada che uccide i neonati di Betlemme. In questo modo si proietta l’ombra della croce che accompagnerà tutta la vita di Gesù, fino alla risurrezione.
Ed è proprio all’interno degli eventi umani, anche i più assurdi e violenti, che passa la presenza e l’opera di Dio, conducendo l’umanità verso livelli sempre più elevati di bontà, di giustizia e di pace.
La luce di Betlemme giunge anche quest’anno nelle nostre case e nei nostri cuori per liberarci dalle chiusure e per sciogliere le catene del nostro egocentrismo. Gesù è venuto perché noi imparassimo a vivere da figli, abbattendo qualsiasi muro che poniamo fra Lui e noi.
Tutti siamo assetati di gioia, di bontà e di relazioni di pace. Solo nell’amore di Dio che contempliamo in un povero Bambino e che ci insegna ad amare e donare, potremmo anche quest’anno lasciarci illuminare dal Principe di pace.
A tutte e a tutti auguro un Santo Natale!
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