L'Editoriale
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Morire guadagnandosi il pane

Il 28 aprile e il 1° maggio di ogni anno si celebrano due ricorrenze molto significative per il mondo del lavoro: il 28 aprile si ricorda la Giornata Mondiale della Sicurezza sul Lavoro e il primo maggio la Festa dei Lavoratori. Ci saranno manifestazioni e celebrazioni. La principale manifestazione nazionale, organizzata da CGIL, CISL e UIL, si terrà a Monfalcone, nella nostra regione, con il titolo “Costruiamo insieme un’Europa di pace, lavoro e giustizia sociale”.

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Morire guadagnandosi il pane

Il 28 aprile e il 1° maggio di ogni anno si celebrano due ricorrenze molto significative per il mondo del lavoro: il 28 aprile si ricorda la Giornata Mondiale della Sicurezza sul Lavoro e il primo maggio la Festa dei Lavoratori. Anche quest’anno ci saranno manifestazioni e celebrazioni nelle varie città del nostro Paese. La principale manifestazione nazionale, organizzata da CGIL, CISL e UIL, si terrà a Monfalcone, importante città dei cantieri navali della nostra regione, con il titolo “Costruiamo insieme un’Europa di pace, lavoro e giustizia sociale”.

Le due date offrono l’opportunità per delle riflessioni su alcuni temi del lavoro e sulla tutela della salute e sicurezza dei lavoratori. Per quanto riguarda questo aspetto, nei primi due mesi di quest’anno le denunce di infortunio all’INAIL sono state 92.711, più 7,2% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e soprattutto 119 con esito mortale (+19,0%). Aumentano anche le patologie di origine professionale che sono ben 14.099 (+35,6%) a livello nazionale. Morire guadagnandosi il pane sul lavoro è scandaloso. Le norme ci sono, ma a volte la loro applicazione concreta molto meno. L’attività di vigilanza è sporadica, le attività ispettive sono insufficienti, senza organici e coordinamento adeguato. Migliaia le aziende da verificare. Anche avessimo un “esercito” di controllori non sarebbero sufficienti.

È necessario cambiare registro, passare dalla logica della mera produzione di documentazione cartacea dalla quale risulta tutto a posto, ad azioni concrete. Più formazione per i lavoratori coinvolti, maggiore coinvolgimento delle figure addette alla sicurezza, anche degli RLS (Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza) che devono essere più consapevoli del ruolo ricoperto e agire come soggetti di raccordo tra impresa, lavoratori, organi di vigilanza, altre figure della sicurezza che operano all’interno dei luoghi di lavoro. Selezione e qualificazione delle imprese. Troppo spesso nascono attività senza adeguati parametri e competenze. Premiare le buone pratiche perché gli esempi positivi fanno tendenza da imitare. Affermare sempre di più una forte e radicata cultura della sicurezza che è anche cultura del lavoro. La lotta per avere lavoro sicuro e tutelato non deve essere episodica, che agisce sull’onda dell’emotività, ma prassi quotidiana azione concreta di tutti, capace di rispondere alle norme ma soprattutto ad una efficace organizzazione del lavoro.

Dobbiamo dirlo, da alcuni anni il tema del lavoro nel nostro Paese non gode dell’importanza che nel passato gli era stata attribuita. Nell’agenda della politica, le parole più usate sono: Precariato, Salario Minimo, Lavoro Povero, Sicurezza sul lavoro. A mancare sono le riforme vere che da tempo non vengono realizzate. I numeri parlano da soli e segnalano di come ci sarebbe bisogno di riforme che affrontino i problemi da tempo enunciati e quasi sempre rinviati.

Intanto ci si consola con la crescita del numero degli occupati che contribuiscono a innalzare il tasso di occupazione delle persone in età da lavoro ma che rimane sempre ben al disotto delle media di altri paesi europei. Nel 2023 il numero di occupati in Friuli Venezia Giulia è stato in media di 519.900 unità. Un dato in linea con i risultati dell’anno precedente. Preoccupa il dato che a crescere sono sempre di più i lavoratori anziani over 50 che arriva al 42% del totale. Il tasso di occupazione regionale si attesta al 68,7%, il più basso delle altre regioni del Nordest ma comunque migliore della media nazionale che si colloca al 61,5%. Anche il numero dei disoccupati diminuisce, collocandosi a meno di 25.000 unità. Il tasso di disoccupazione si attesta al 4,7%, molto sotto al dato del tasso di disoccupazione nazionale che è del 7,2%.

Nella nostra regione è in costante diminuzione anche la popolazione residente. In dieci anni è calata di oltre 25.000 unità. 

Alla data del 31 dicembre 2021, i residenti erano 1.194.647. A ciò si aggiunge che molti giovani diplomati e laureati, dopo essersi formati in regione, scelgono la via del lavoro all’estero. Insomma, questi dati ci dicono che non c’è da stare allegri. Il mondo del lavoro della nostra regione deve fare i conti con il calo demografico, l’invecchiamento della popolazione lavorativa e l’incapacità del sistema produttivo di offrire soprattutto a giovani qualificati opportunità di lavoro adeguatamente remunerate.

Cresce la difficoltà del sistema produttivo a intercettare persone da inserire nelle varie attività del lavoro. Le retribuzioni faticano a mantenere il potere d’acquisto, soprattutto in tempi di alta inflazione. È difficile trovare alloggi disponibili per persone immigrate o straniere che scelgono di lavorare nei nostri territori. Questi sono i problemi a cui è necessario rispondere.

Per fare ciò, è necessario un rinnovato protagonismo innanzitutto delle parti sociali che hanno l’onere di rinnovare in tempi ragionevoli i contratti di lavoro e di sviluppare maggiormente la contrattazione decentrata nelle imprese grandi e piccole, anche godendo dei vantaggi fiscali che l’attuale legislazione consente. Insomma, il lavoro deve tornare ad essere centrale nelle politiche e nella contrattualistica del nostro Paese.

Come ricorda Papa Francesco in “Fratelli tutti”, per una migliore politica “il grande tema è il lavoro”. Il lavoro promuove il bene del popolo, assicura a tutti la possibilità di far germogliare le sue capacità, la sua iniziativa, la sua creatività. Le politiche del lavoro devono tenere presente che la peggiore povertà è quella che priva del lavoro. Investire in progettualità, formazione, innovazione, aprendosi anche alla transizione ecologica e digitale, significa creare condizioni di equità sociale.

Il lavoro tornerà ad essere il collante che tiene assieme comunità di persone libere e solidali. Lavorare, quindi, non è solo un “fare qualcosa”, ma è sempre agire “con” e “per” gli altri, quasi nutriti da una radice di gratuità che libera il lavoro dall’alienazione ed edifica comunità.

Buon 1° maggio, buona festa dei lavoratori a tutti.

 

Pastorale Sociale Diocesi Concordia Pordenone

Daniele Morassut

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