Fiume Veneto, ci ha lasciato Andrea Spinelli: indomito viandante
Per dieci anni ha convissuto con un tumore al pancreas divenendo esempio e stimolo per molti
Era nel suo decimo anno dalla diagnosi e di convivenza con la malattia. Un record insperato, irripetibile, un cammino costellato di fatica, farmaci, terapie, interventi; ma anche di tanta fiducia verso la vita e di solerzia da parte di chi lo ha curato. Costellato soprattutto dall’amore verso e da Sally, sua moglie. Andrea Spinelli aveva scoperto il 18 ottobre del 2013 di avere un tumore al pancreas, inoperabile; una di quelle diagnosi che non lasciano scampo. E invece lui lo scampo lo ha trovato e traguardato per quasi dieci anni, ogni giorno un passo più in là, ogni ciclo di chemioterapia un anello al dito, poi un chilometro dopo l’altro a piè sospinto. Vivere nonostante il tumore era il suo obiettivo. Perciò è stata una sadica ironia della sorte quella nuova diagnosi arrivata proprio qualche mese prima di raggiungere la soglia del decimo anno. Tosse profonda, fatica a respirare. E le immagini che hanno confermato. Un nuovo adenocarcinoma, questa volta al polmone, emerso nella sua lapidarietà tra settembre e ottobre del 2022. Un altro cancro, come Andrea ribadiva annunciandolo pubblicamente. E non è solo un dettaglio, per chi per dieci anni è riuscito a tal punto a convivere con il cancro, da essere persino diventato oggetto di uno studio scientifico pubblicato sulle riviste internazionali. Il suo sistema immunitario sorprendente, attraverso il cammino costante - non a caso Andrea si definiva un viandante - era riuscito a contenere le cellule tumorali, creando un equilibrio immunitario e svolgendo un ruolo importante nella stazionalità immunitaria. Nel frattempo nuove terapie. E infine l’arrivo del nuovo adenocarcinoma ai polmoni e con sé sono arrivate le terapie, nuovamente durissime. Ma Andrea - detto "Spino" - ha proseguito il suo itinerario, continuando a credere comunque nella vita, anche quando la vita fisica si esaurisce.
Si è sottoposto alle cure, ha continuato a instillare fiducia nei tanti ammalati oncologici che seguivano il suo blog e i suoi profili facebook. Lo ha fatto con ancora più fatica, perché questa seconda malattia proprio non ci voleva, e soprattutto non gli ha più permesso di camminare. Proprio lui che i suoi libri (per Ediciclo) li ha intitolati "Se cammino, vivo" e "Il caminante"; lì ha raccontato la sua malattia e gli oltre 26mila chilometri percorsi attraversando tutta l’Europa a partire dal 2017, quando dopo essersi rimesso dai primi 16 cicli di chemio ha iniziato a camminare, dopo l’incontro con padre Leone. Il terzo libro è ancora una bozza, in mano dell’editore, pronto a essere pubblicato quando sarà tempo, nel rispetto dell’autore.
Tra novembre 2022 e gennaio 2023 si sono susseguiti i ricoveri al Cro di Aviano poi a metà febbraio il trasferimento all’Hospice la Via di Natale. Intanto al di fuori, nel parcheggio dell’Istituto in pedemontana, rimaneva posteggiato Tano Il gabbiano, il camper in cui Andrea e Sally abitavano dal 2020 e con cui si spostavano per cercare terre più calde nei freddi mesi invernali. Una casa mobile che ha consentito loro di viversi senza perdere nemmeno un secondo della giornata insieme. Sally, a cui Andrea rivolgeva sempre un pensiero di amore e gratitudine. Gratitudine, sempre e comunque, anche verso i sanitari: "Un mese di Hospice e sono ancora qua a ringraziare chi si sta occupando di me - scriveva il 18 marzo sul suo profilo facebook - Molto probabilmente non riuscirò più a camminare, ma con la mente desidero ancora fare qualche passo, non perderò mai la speranza. Con serenità, buona vita".
Andrea era nato a Catania nel 1973 ma viveva in Friuli dal 2000. La sua storia l’ha raccontata lui stesso, che nella vita e fino alla malattia è stato un fotografo giornalistico e che voleva raccontare la propria storia da sé. La sua testimonianza è diventata qualcosa di unico, uno studio scientifico a cura del medico che per tutti questi anni lo ha seguito (l’oncologo Giovanni Lo Re). Ma anche i due libri e una battaglia per la sensibilizzazione sui tumori e sui pazienti oncologici, approdati anche in un confronto vis a vis con il viceministro della Salute; da tempo Andrea si appellava affinché venissero istituite delle unità di presa in carico dei pazienti dedicate al pancreas e agli organi colpiti da tumore, sul modello delle già esistenti unità senologiche, sottolineando come questo approccio multidisciplinare sia il migliore modello per le cure. Così come si batteva perché un ospedale non può essere senza reparto di Oncologia. La sua vita è diventata anche un documentario trasmesso dalla Radiotelevisione Svizzera di lingua Italiana (RSI), l’emittente nazionale elvetica, che per un anno lo ha seguito nelle sue camminate immerso nella neve delle montagne pordenonesi. Il peggioramento delle sue condizioni di salute è arrivato nella notte tra il 29 e il 30 marzo e l’ultimo respiro di Andrea è esalato a metà mattina giovedì 30 marzo in una giornata bigia e triste. Ma la voglia di vivere di Andrea è illuminante come una giornata di primavera: avventurosa nonostante l’aria frizzantina, viscerale come il sole che inizia a preannunciare il calore estivo, testarda e temerariamente lieve come il carattere e la terra da cui Andrea proveniva.
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