Friuli Occidentale
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Azzano, gli scout dell’Agesci oltre il virus

I ragazzi hanno trovato forme di condivisione alternativa. Ma il sogno di vivere comunque il campo estivo non è del tutto svanito

Azzano, gli scout dell’Agesci oltre il virus

li scout del clan Sequoia di Azzano Decimo-Fiume Veneto, di età compresa tra i 17 e i 21 anni, avevano deciso di approfondire il concetto di comunità nelle sue diverse espressioni. Erano partiti da una idea di fondo condivisa: fare comunità significa porre alla base il rispetto reciproco. Da un sondaggio effettuato nella zona di Pordenone è emerso che ci sono in merito all’idea di comunità punti di vista condivisi da tutti, e ritenuti fondamentali, quali la sincerità, la capacità di ascolto, il rispetto, l’umiltà e la responsabilità. Prima di tutto bisogna cercare di comprendere, a livello personale, per quale motivo non ci si senta a volte parte di una comunità. Nel nostro caso, è stato riconosciuto che il motivo principale è riconducibile alla mancanza di spirito di partecipazione che può creare a volte un clima molto teso e rendere le riunioni del gruppo meno gradevoli e poco fruttuose. Allora è stata cercata una soluzione: incontrarsi anche per attività non strettamente legate all’ambito scoutistico per far emergere aspetti nuovi rispetto alle normali riunioni.
E’ più facile fare comunità se ci si può incontrare fisicamente, ma nel periodo di emergenza sanitaria non è stato possibile farlo. Tuttavia sono venuti in aiuto i social network che hanno consentito gli incontri, anche se a distanza, dimostrando come il Clan fosse abbastanza unito e volenteroso per superare i limiti imposti dalla quarantena forzata. Si potrebbe pensare che gli unici modi per comunicare siano le applicazioni per le videochiamate, invece sono possibili molte altre forme più creative per tenere i contatti, ad esempio la condivisione di momenti vari tramite video, foto, pensieri… In una situazione come l’attuale è stato facile capire che il gruppo aveva davvero voglia di portare avanti le proprie attività e questo è stato evidente nello sforzo di trovare metodi alternativi per riuscire a sentirsi e vedersi.
E’ stato raccolto il punto di vista di alcuni componenti che si sono resi disponibili ad arricchire ulteriormente le considerazioni condivise.
Elisa osserva che “tutti abbiamo qualche forte convinzione per la quale cerchiamo punti in comune. C’è poi da sottolineare come ciascuno di noi porti le personali esperienze di vita. E’ importante che cerchiamo sempre nuovi modi di comunicare efficacemente nel gruppo. Nel periodo di quarantena siamo riusciti a incontrarci con tempi molto distesi: nonostante le difficoltà telematiche, il dialogo è molto riuscito. Ci siamo presi del tempo per conoscerci meglio, pertanto l’esperienza è stata molto positiva. Coltiviamo ancora la speranza di poter fare il campo estivo in Toscana. In ogni caso troveremo il modo di organizzare qualche giornata alternativa per stare insieme”.
Dal punto di vista di Giulio “è importante cercare di usare un linguaggio comune, in base a un certo registro che consenta la condivisione dei sentimenti. Oltre all’affinità nell’esprimersi e nel sentire, è fondamentale la volontà di capirsi. Spesso nel gruppo troviamo difficoltà comunicative, ma il desiderio reciproco di condivisione spiana il terreno per la comprensione reciproca. A volte è più efficace l’immediatezza di una condivisione non programmata, tipica dei momenti informali. Qualsiasi momento può essere utile per esprimere se stessi e il proprio punto di vista”.
Elena ritiene che “a volte non è facile capirsi a causa di un ascolto superficiale o di scarsa empatia. In alcuni casi è facile la tentazione di ascoltare se stessi e di difendere il proprio orticello. E’ comunque sempre da evitare la tentazione di parlare alle spalle. Nel nostro clan siamo molto cresciuti in fatto di comunicazione per merito della vita di gruppo che è una grande scuola nel campo delle relazioni”.
In conclusione, è emerso che per una buona coesione e un buon funzionamento di una comunità è necessario che tanto il gruppo quanto il singolo che ne fa parte si esaminino e tentino di capire
quali sono i problemi che indeboliscono il senso di appartenenza. In questo modo sarà più facile trovare una soluzione che per ogni comunità avrà risultati diversi. Inoltre è importante capire se c’è davvero la volontà di stare insieme, indipendentemente dalla situazione e dalle difficoltà che si stanno vivendo e agire di conseguenza.

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