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Pordenonelegge: giovedì 16 la Diocesi presente con mons. Renato De Zan

Il prof. d. Renato De Zan in dialogo con l’autore, il prof. d. Aldo Martin, presenta un libro dal titolo provocante: "È fuori di sé". La cristologia ’blasfema’ dei racconti evangelici". 

Parole chiave: Pordenonelgge (4), Diocesi (190), De Zan (47)
Pordenonelegge: giovedì 16 la Diocesi presente con mons. Renato De Zan

Giovedì 16 Settembre alle ore 16,00 in concattedrale di S. Marco in Pordenone, viene presentato dal prof. d. Renato De Zan in dialogo con l’autore, il prof. d. Aldo Martin, il libro con un titolo provocante: "È fuori di sé". La cristologia ’blasfema’ dei racconti evangelici". Un titolo del genere sconcerta molto e può mettere a disagio la nostra sensibilità.
Il lettore non tema. Don Aldo Martin e don Renato De Zan, sono due dei pochissimi laureati al mondo in Scienze bibliche e sanno prendere per mano il lettore, guidandolo con serietà e sicurezza.
Noi siamo abituati a riflettere sulla cristologia credente: Gesù è uomo ed è Dio, Gesù è il Kyrios, il Risorto, il Maestro, il Figlio dell’uomo, lo Sposo, il Pastore Grande, ecc. I vangeli, però, custodiscono la memoria anche di ciò che i nemici di Gesù dicevano di lui. Ed è proprio questo l’ambito in cui l’autore vuole aprire uno squarcio informativo. Il libro di circa centotrenta pagine, è di facile lettura. Tocca un argomento che di solito non viene evidenziato né nella catechesi né nell’omelia domenicale.
Gesù venne avversato in maniera molto dura dai suoi detrattori. Venne considerato dai suoi avversari "un indemoniato", "uno che cacciava i demoni per mezzo del principe dei demoni", un "bestemmiatore", "un mangione e un beone", un "amico dei peccatori e dei pubblicani", un "sobillatore e sovversivo", un "falso profeta", un "trasgressore della legge", un "figlio illegittimo"…
Perché è importante esplorare questo ambito, testimoniato dai Vangeli? Per due motivi di fondo.
Il primo riguarda la chiusura mentale delle autorità giudaiche di allora nei confronti di Gesù; chiusura mentale presente ancora oggi in alcuni strati della cultura contemporanea.
Il secondo riguarda il tema del Gesù storico. Nel sec. XIX nacque in alcuni docenti di università tedesche l’idea, secondo la quale i cristiani avrebbero "mitizzato" il loro Maestro. Da qui la sfiducia nel valore storico dei Vangeli.
Il libretto di d. Aldo Martin pone in evidenza l’infondatezza di tale tesi. Se i cristiani avessero mitizzato il loro Maestro non avrebbero riportato nei Vangeli la "cristologia blasfema", cioè le parole di detrazione pronunciate contro Gesù, durante il suo apostolato pubblico.
Sappiamo che Gesù non era ben visto dalle autorità giudaiche che non risparmiavano critiche ingenerose e spesso ingiuste nei confronti del Maestro. Il libro le presenta, sfatando l’ipotesi della mitizzazione di Gesù da parte dei primi cristiani e, soprattutto, degli evangelisti.
La critica secondo la quale Gesù è stato mitizzato dai suoi, se non addirittura inventato come mito, viene da lontano. Tutto era cominciato con la ricerca di Herman Samuel Reimarus, docente di filosofia e lingue orientali, pubblicata in parte da Gotthold Efraim Lessing, filosofo e letterato, tra il 1774 e il 1778 con il titolo "Frammenti dell’anonimo di Woffenbüttel": dopo essere stato crocifisso, i discepoli di Gesù trafugarono il cadavere e, successivamente, lo predicarono come risorto e redentore dell’umanità. Da qui fu facile passare alle tesi di David Friedrich Strauss, professore di filosofia, con l’opera "La vita di Gesù elaborata criticamente" del 1835: tutto ciò che è soprannaturale nei vangeli va tolto perché appartiene al mito. Bruno Bauer, professore di filosofia, andò oltre e in "Critica dei vangeli e storia della loro origine" (1850-1855) illustrò la sua tesi: Gesù è stato mitizzato e, anzi, Gesù stesso è un mito inventato dai suoi discepoli. Questa tesi ebbe la sua più alta espressione nell’opera di Christian Heinrich Arthur Drews, professore di filosofia, intitolata "Il mito di Cristo" (1909-1911). È interessante notare come tutti questi studiosi provengano dalle file della filosofia o della letteratura e non dalle file della storiografia o della filologia (come Reimarus). In altre parole, non avevano una preparazione scientifica per affrontare il tema trattato. Questi studiosi amatoriali di scienze bibliche se avessero letto con più attenzione i vangeli, si sarebbero accorti che non c’è nessuna mitizzazione.
Se gli evangelisti avessero voluto mitizzare il Maestro, non avrebbero registrato la "cristologia blasfema" propagata dagli avversari di Gesù. Si sarebbero ben guardati dal denigrare anche minimamente il loro protagonista.
Il libro di d. Aldo Martin può essere un ottimo antidoto anche a sfatare certe forzature mitiche nella lettura dei testi evangelici (e, per certi aspetti, con buona pace anche di Rudolf Bultmann).

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