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Grest: non sia una esperienza di pochi

Le preoccupazione della Pastorale giovanile per un'estate molto anomala e quasi senza grest

Grest: non sia una esperienza di pochi

La preoccupazione nostra, intendo come Pastorale giovanile del Nord Italia con cui abbiamo condiviso pareri - spiega don Davide Brusadin, Direttore del Centro pastorale Adolescenti e giovani - è duplice.
Prima preoccupazione è che le attività estive di quest’anno, anche quelle parrocchiali, rischino di diventare elitarie, cioè riservate a pochi, troppo pochi, e che tanti ne restino esclusi".
Il perché è presto detto: più costi per il rispetto delle norme imposte dalle regole di contenimento della pandemia da Covid 19 e meno posti a disposizione per il rispetto del distanziamento sociale. "Questo rischia di lasciar fuori dalle attività - continua - ragazzi che invece avrebbero proprio bisogno di viverli. E questo non è accettabile per noi, come Chiesa, perché è nello spirito e nella missione della Chiesa farsi carico dei bambini e dei ragazzi".
Chi sono gli esclusi? "Sono quelli delle fasce più fragili e più deboli economicamente, le cui famiglie i maggiori costi proprio non se li possono permettere" spiega don Davide.
Per i bambini più piccoli, quelli della fascia 0-6 anni il problema non si pone o è contenuto: "Sono piccoli e nessuno penserebbe mai di lasciarli soli. Vengono affidati a una cura adulta, a partire dai nonni".
Ma quelli un po’ più grandicelli, per i ragazzini delle medie e superiori, il problema si pone, eccome: "Senza grest, infatti, che cosa fanno di alternativo? Niente, mancano proposte. Quale programma educativo riempie o dà un senso alle loro giornate? Nessuno. Succede quello che si vede nei paesi: ragazzini che girano da soli per le vie in bicicletta in cerca di qualcosa da fare". Una sconfitta per tutto il mondo adulto, se la si vuol guardare.
C’è poi una seconda preoccupazione: "Facciamo fatica a fare una proposta educativa vera, che non sia solo l’erogazione di un servizio".
E spiega: "Si vedono fragilità, mancanza di affettto e di autisma: fenomeni in crescita tra i ragazzi. Sono manifestazioni di carenze educative e affettive, sono radici fragili e rapporti problematici con le famiglie, sono figlie di situazioni di tensione, di instabilità e seprazioni vissute in casa. Ma poi, noi parrocchie, a chi affidiamo i bambini? Agli animatori. E chi sono gli animatori di solito? Ragazzi, volontari. Le nostre proposte dipendono da ragazzi che hanno le loro fragilità".
In questa mancanza di efficacia della proposta della Chiesa per le fasce giovanili si è pesantemente inserito il coronavirus, che mette in crisi la salute, l’economia, ma anche la formazione-educazione dei giovani. E qui don Davide sottolinea amaramente una grande differenza di comportamento: "La povertà educativa risultante ci spinge a mettere in moto qualcosa di importante, perché ha bisogno di una risposta importante. Però con quali mezzi? Perché per la povertà economica si smuvono mondi, su quella educativa si può sempre soprassedere. Manca un ragionamento ampio, perché se ci fermassimo a guardare scopriremmo che dietro una povertà economica ci sono fragilità familiari che, in un circolo vizioso, alimentano la povertà educativa".
Simonetta Venturin

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