Don Bruno Cescon: le esequie oggi in San Marco: omaggio al sacerdote, al professore e al giornalista
Concattedrale gremita. Moltissimi i sacerdoti presenti. Tre i presidente i Fisc presenti alla celebrazione
Pubblichiamo l'omelia del Vescovo Giuseppe Pellegrini per le esequie di Don Bruno Cescon
Siamo rimasti tutti colpiti dalla morte di don Bruno, sacerdote, docente e giornalista, penna sapiente e cuore buono e umile. Con la sua morte se ne va una parte di storia del nostro territorio e della nostra diocesi. Abbiamo letto tutti, quanto è stato pubblicato nei giornali in questi giorni; non è mia intenzione sintetizzare la sua vita e il suo operato, ma solamente, alla luce della Parola di Dio e della fede, pregare per la sua anima, accompagnarlo nella dimora eterna, evidenziando alcuni tratti del suo cammino che possono aiutarci a vivere meglio la nostra vita. Noi oggi testimoniamo la fede che don Bruno ha vissuto fino in fondo, e del quale serbiamo nel cuore la sua bella testimonianza.
Alle parole di Marta, Gesù risponde: “Io sono la Risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore vivrà; chiunque vive e crede in me non morirà in eterno” (Giovanni 11,25-26). Marta aveva visto in Gesù uno che aveva una profonda relazione con Dio e che, pertanto, poteva aiutarla ad esaudire ogni suo desiderio. Con la forte espressione “Io sono”, Gesù ci fa capire che la Risurrezione non appartiene ad un futuro lontano, ma accade qui e ora. Essa si realizza nell’incontro con la persona di Gesù e nella fede in lui. La morte naturale non spezza la relazione profonda con Dio, ma la eleva, portandola al suo pieno compimento: la vita eterna. Su questa parola del Signore noi crediamo e professiamo - lo faremo poi con la recita del Credo - che la vita di chi crede in Gesù e segue il suo comandamento, dopo la morte sarà trasformata in una vita nuova, piena e immortale. Come Gesù è risorto con il proprio corpo, anche noi risorgeremo con i nostri corpi che saranno trasfigurati in corpi gloriosi. Lui ci aspetta presso il Padre e la forza dello Spirito Santo che ha che lo ha risuscitato, risusciterà anche noi, risuscitando anche il nostro caro don Bruno.
Sovente don Bruno, alla morte di qualche persona, cara diceva che sono gli altri che ti vedono morire, perché noi continuiamo a vivere nella luce di Cristo. E anche se il corpo è fragile e sofferente mai perderà la sua vera identità, perché sa di essere unito per sempre in Cristo. In questi ultimi anni abbiamo partecipato anche noi alla sofferenza di don Bruno, nel vedere il suo corpo martoriato da una malattia che progressivamente gli ha tolto l’autonomia, ma mai la dignità di essere uomo e prete, consapevole, come diceva San Paolo, che il Signore “trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso” (Filippesi 3,21). In tutti i suoi 50 anni di sacerdozio, celebrati qualche mese fa con i suoi compagni di messa e tanti altri amici, pur tra i numerosi impegni professionali di insegnante e di giornalista, non ha mai trascurato la sua identità di prete e di pastore, annunciando con gioia il Vangelo di Gesù. Dopo la sua ordinazione presbiterale, è stato per qualche anno vicario parrocchiale a Zoppola e poi, pur con differenti incarichi, ha sempre esercitato il servizio pastorale a San Giorgio, a San Marco e ultimamente a Sant’Agostino fino a quando le forze gliel’hanno permesso. Ha prestato il suo appassionato ministero come Assistente dei giovani di Azione cattolica, dei Maestri cattolici, dell’Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti e Presidente della comunità educante Vendramini.
Considerate le sue doti intellettuali e le capacità, fin dagli inizi del suo ministero, è stato orientato allo studio e al giornalismo, passione che ha sempre saputo coniugare con il suo essere prete e pastore nella comunità, con professionalità, senza mai perdere di vista l’essenziale, guidato dai valori della fede e aiutato dalla sua bella umanità e capacità di leggere e interpretare i tempi e gli avvenimenti della storia. Nota a tutti la sua serietà e competenza nel leggere la storia e la società, con chiarezza e puntualità, senza mai offendere le persone, anzi, cercando sempre di individuare in ognuna di esse, quei segni di bontà e di amore, seminati dallo Spirito, nella consapevolezza che Gesù Cristo è la Sapienza eterna del Padre. Infatti, Gesù è venuto nel mondo per parlarci di Dio, del suo amore e per ricordarci che c’è un Regno riservato per noi, dove vivere eternamente uniti al Padre. Questo pensiero ha accompagnato tutta la vita di don Bruno, aiutandolo nel comunicare agli altri attraverso l’insegnamento e la carta stampata la bellezza e il fine ultimo della vita e della storia. Ce lo ricorda l’autore del libro della Sapienza: “A stento immaginiamo le cose della terra, scopriamo con fatica quelle a portata di mano; ma chi ha investigato le cose del cielo?” (9,16). Gesù è venuto proprio per indicarci questa strada, aiutandoci a comprendere in profondità le verità che sono via al cielo. Don Bruno fin dalla giovinezza, considerati i doni, le qualità e capacità riflessive, ha percorso questa strada, mettendo le sue capacità ed energie al servizio della Chiesa e dell’umanità, come ha detto il profeta Isaia: “La conoscenza del Signore riempirà la terra, come le acque ricoprono il mare” (11,9). Licenziato in filosofia alla Gregoriana, si è poi laureato in pedagogia all’università di Trieste e il dottorato di liturgia al Sant’Anselmo in Roma. Come ci ha ricordato la prima lettura, si è prodigato a manifestare i tesori della Sapienza donatagli da Dio e consolidati nello studio: agli studenti nelle scuole superiori, ai seminaristi nel nostro nello studio teologico per ben 35 anni, ai laici, e nelle Facoltà teologiche di Santa Giustina a Padova e sant’Anselmo a Roma, insegnando filosofia, pedagogia e comunicazione sociali.
Sappiamo tutti, però, che la sua passione, vissuta con competenza e professionalità, si è espressa meglio nell'ambito del giornalismo: Direttore del settimanale diocesano ‘Il popolo’ per 20 anni; Editorialista di numerose testate giornalistiche locali e nazionali; Collaboratore del SIR e Vicepresidente dei Settimanali cattolici d’Italia. Ha ricoperto pure l’incarico di Direttore dell’Ufficio comunicazione sociali della diocesi e della CET. Il suo essere sacerdote, non lo ha mai frenato dall’aggirarsi con disinvoltura tra i giornalisti, locali e nazionali, vincendo anche qualche premio giornalistico. Sono sempre stato colpito dalla sua semplicità, umiltà di cuore e capacità di autentiche relazioni, sempre vicino e attento alla vita e alle fatiche della gente, sostenendo e testimoniando la sua fede, i suoi valori e le sue idee, sempre con pacatezza e bontà d’animo, avendo cura e mettendo al centro di ogni suo scritto e intervento la centralità e l’unicità di ogni persona umana.
Il prete, scegliendo il celibato, sceglie di non farsi una famiglia propria. Questo gli permette di avere tante famiglie vicine e di essere parte di tante famiglie. Così è stato per don Bruno. Esprimo la vicinanza della Chiesa diocesana alla sua famiglia di appartenenza: ai fratelli don Luciano e Cesare, alla sorella Maria Teresa con il cognato e cognata e ai nipoti tutti. Alla grande famiglia del presbiterio diocesano con suoi amici e compagni di classe. Alla grande famiglia del seminario, dove don Bruno ha vissuto per tantissimi anni, insegnando e creando amicizia con i confratelli e i seminaristi. Ricordiamo anche le famiglie di tanti suoi amici e conoscenti, in particolare di Carla e Gilberto. Un grazie sincero e riconoscente a tutte le persone che, in questi ultimi tempi di malattia, gli sono state vicine e lo hanno quotidianamente assistito.
Anche se il distacco ci porta sofferenza, vi invito, sostenuto dal messaggio dell’Avvento, ad essere lieti del Signore, perché Lui non ci lascia soli e verrà; verrà nella gloria con tutti i santi del cielo.
+ Giuseppe Pellegrini, vescovo
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