Pnlegge il 16: Rumiz e Floramo su l'Istria
Due colossi di friulanità e sapienza: Paolo Rumiz (in collgamento) e Angelo Floramo in dialogo su Istria, Fiume e le terre di confine. Per noi ha scritto Angelo Floramo che ringraziamo
Nello Spazio San Giorgio mercoledì 17 settembre ore 17 importante incontro con due nomi altamente significativi nel panorama culturale della nostra regione.
Paolo Rumiz (in collegamento) e Angelo Floramo in presenza dialogheranno, dell’Istria, di Fiume, di terre di confine, prendendo spunto dal ritorno in libreria di "Vento di terra" di Rumiz.
Per noi Angelo Floramo, che ringraziamo particolarmente, ha scritto questo intervento, un vero gioiello letterario, i cui ingredienti sono geografia, storia, sociologia e alto sentire.
"Il senso della frontiera"
L’Istria come la Bosnia, la Crimea, la Galizia. Come anche il Friuli. Terra di frontiera. Il che significa intersezione di sentieri, scambio meticcio di narrazioni.
E’ la battigia della storia, quel luogo in cui mare e terra si confondono, restituendo talvolta tesori inaspettati, o relitti di immani naufragi. Se il confine divide, studiato a tavolino, imposto dai trattati e suggellato dai sigilli, artificiale e quindi sempre difficile da sopportare, arbitrario e scomposto, la frontiera al contrario scompagina le carte, ibrida gli accenti, altera le grammatiche. E’ profondamente anarchica. Non ammette omologazioni né museruole. Il suo spazio è antropologico e culturale, non istituzionale, si dilata su geografie che trovano nella contiguità la loro cifra prevalente. La terra condivisa da questa dimensione "multiversa" conserva nel tempo una viscosità dell’esistenza che qui pare rallentare rispetto ad altri luoghi: offre simili tipologie abitative, come se fossero le risorse e le condizioni ambientali a imporre profili uguali alle case, ai loro volumi, ai loro colori: la pietra, il legno, il clima non conoscono limitazioni imposte dalle diplomazie internazionali. E così pure i profumi delle cucine, il colore dei piatti, la sapienza del fare tramandata di generazione in generazione e che attinge dai pascoli, dai boschi, dagli orti le stesse risorse, al di qua e al di là del confine imposto dagli uomini. Chi non lo credeva ha abbattuto i ponti, bruciato le biblioteche, costruito muri e disteso reticolati. L’Istria, che Paolo Rumiz ha saputo così bene cantare, è da sempre una terra in cui mille intrecci si sono lasciati attraversare da altrettante vite, delineando un profilo plurale, che nei miti e nelle genti ha saputo farsi osmosi di terra e di mare, di lingue e di accenti, dimostrando che la ricchezza è sempre data dall’incontro e mai dall’esclusione e che la memoria, quando si fa condivisa, può essere molto più interessante della radice.
Angelo Floramo
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