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Gino Brunetta e i suoi 7 anni di guerra

Gino ha fatto sette annoi di guerra dall’Africa è finito prigioniero degli inglesi in India e poi in Inghilterra. Partito volontario per poter adempiere il servizio militare prima di accedere al lavoro presso il Cotonificio Cantoni di Cordenons, e poi sposarsi

Gino Brunetta e i suoi 7 anni di guerra

Novantanove il 18 agosto prossimo, Gino Brunetta con la collaborazione del nipote Valter Toffolo, figlio di una sorella, ha dato alle stampe le sue memorie di guerra, di una guerra che non è stata la sua. Titolo del testo è infatti "Quella guerra? Non era la mia!". Il perché lo si scopre leggendo le pagine che Gino Brunetta ha affidato al nipote.
L’età ha fatto sì che le abbia scritte a mano in 51 fogli protocollo, fitti fitti, dove ha ricordato la sua lunga vita e quei sette anni di guerra.
Sì perché di anni di guerra Gino ne ha fatti sette, dall’Africa è finito prigioniero degli inglesi in India e poi in Inghilterra. Partito volontario per poter adempiere il servizio militare prima di accedere al lavoro presso il Cotonificio Cantoni di Cordenons, dove il padre Angelo era caposala prossimo alla pensione, si ritroverà in guerra.
Prima di partire per l’Arsenale di Venezia Gino incontra e si innamora di Clara, che sarà la compagna di tutta la sua vita. A Venezia non riesce a passare la severissima selezione e fa ritorno a casa. Poi le cose per l’Italia precipitano, si incominciano ad arruolare soldati per l’Africa, l’Italia poco dopo entrerà in guerra.
In patria si fatica a trovare lavoro, Gino è stato a bottega da un sarto, e decide di arruolarsi, partecipa al corso per Sottufficiali al Genio di Bologna. Si classifica secondo ed ecco la partenza per l’Africa, da Trieste a Napoli con la tradotta e poi con la nave verso Tripoli.
Gino appartiene ad una famiglia di Cordenons, sette figli, quattro femmine e due maschi. Pietro, il primo, morto giovanissimo. Gino vive una vita semplice tra Cellina e Meduna, tra Noncello e "pissigole", buono d’animo, è vissuto con le sorelle il papà e la nonna Osvalda. Mamma ha preso un’altra strada.
Diretto verso Sidi El Barrani, attraverso Derna e Tobruk, durante un bombardamento si salva miracolosamente in una trincea per aiutare un compagno ferito, gli uomini che stava trasportando con il camion muoiono tutti e Gino non può conoscere il suo omonimo. Cade in una forte depressione.
Quella non è la sua guerra, non era partito per il servizio militare per quello.
Poi è prigioniero degli americani e degli inglesi in India.
La sua abilità nel gioco del calcio lo salva in India, come in Inghilterra dove rimane fino al 1947, lavorando nei campi e giocando a calcio.
Finalmente il ritorno a casa dalla sua Clara, dal papà, ancora in Cotonificio.
Tanti ricordi. "Quella guerra non era la mia". Partito militare in anticipo per trovar lavoro e sposarsi. In guerra ha provato tanta sofferenza tra tanti buoni commilitoni. A Cordenons gli propongono di andare a giocare al calcio a Milano, ma Clara è stata troppo lontana da lui. Gino lavorerà come rappresentante di medicinali e continuerà a giocare a calcio tra gli Assi.

IL RICAVATO
PRO UNIONE CIECHI
Il libro è dedicato ai suoi quattro figli. Presentato recentemente a Cordenons, il ricavato della vendita contribuirà al sostegno dei progetti assistenziali dell’Unione dei ciechi e degli ipovedenti Onlus-aps sezione territoriale di Pordenone.
Maria Luisa Gaspardo Agos

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