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Concattedrale San Marco: torna dopo il restauro la Pala di san Francesco e i santi Giovanni e Daniele

 Il Duomo Concattedrale di S. Marco in Pordenone va sempre più arricchendosi di preziosi restauri di tante opere d’arte. In prossimità della Pasqua è ritornata nel terzo altare marmoreo settecentesco di destra la pala raffigurante S. Francesco tra i Ss. Giovanni Battista e Daniele, opera del Fogolino, ante 1523.

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Concattedrale San Marco: torna dopo il restauro la Pala di san Francesco e i santi Giovanni e Daniele

  Il Duomo Concattedrale di S. Marco in Pordenone va sempre più arricchendosi di preziosi restauri delle tante opere d’arte, dagli affreschi alle pale d’altare, dalle vetrate alle cappelle, testimonianze tutte di uomini che tanto hanno amato l’edificio sacro, il più importante in città, decretato parrocchiale nel 1278.
In prossimità della Pasqua 2019 è ritornata nel terzo altare marmoreo settecentesco di destra la pala raffigurante S. Francesco tra i Ss. Giovanni Battista e Daniele, opera del Fogolino, ante 1523. Il restauro della pala, eseguito da Anna Comoretto, direzione lavori Elisabetta Francescutti, Soprintendenza S.A.B.A.P. del Fvg, collaborazione al restauro Roberta Visentin, è stato reso possibile grazie alla generosità di una famiglia pordenonese che ha voluto ricordare i propri cari defunti.
Anna Comoretto, la restauratrice, gentilmente ci ha trasmesso alcune informazioni sulla pala e il restauro. "La pala misura 260X164 cm, è centinata. Si tratta di un’opera matura del pittore vicentino, il Fogolino, che si caratterizza per la nobiltà rappresentativa dei tre Santi e per l’ariosa apertura paesaggistica sul fondo. La pala di S. Francesco, menzionata nel contratto relativo al dipinto destinato alla chiesa di Visinale, si deve necessariamente ritenere eseguita anteriormente al 29 giugno 1523, data in cui fu stipulato l’atto. La singolare iconografia dell’opera, originariamente situata nell’altare di S. Francesco alla colonna, di giuspatronato Fontana (lo stemma con la fontana affiancata ai due leoni sta sul basamento) dipende, come precisato da Paolo Goi, dall’unificazione, in quello stesso altare del culto di S. Giovanni Battista e di S. Daniele. Così scrive Caterina Furlan in San Marco di Pordenone, a cura di Paolo Goi, GEAP 1993, vol 1.
Iscrizione. E’ significativa a questo proposito la presenza dell’iscrizione sulla concavità del basamento che recita: HINC GEMINI FLUXERE OLIM SACRARIA TEMPLI ARAQ’ NUMINIBUS RITE’ SACRATA TRIBUS (qui un tempo scorsero le sacre dimore del duplice tempio e gli altari consacrati secondo il rito alle tre divinità). Una nota di classicismo è evidente nel finto bassorilievo classicheggiante in chiaroscuro che affianca la colonna decentrata sulla destra.
La pala è di buona qualità pittorica e rimanda al Pordenone pressappoco coevo (il confronto viene col S. Rocco affrescato sul pilastro di fronte). Il dipinto ha subito almeno uno spostamento di sede, modificando le misure che certamente erano maggiori, come emerso dall’intervento. In occasione dello spostamento nell’attuale altare di destra sono state eseguite delle modifiche anche pittoriche che sono state mantenute (sul cielo e forse sul basamento). E’ prevista una indagine riflettografica per ragionare ulteriormente sull’originarietà di tutte le stesure pittoriche".
Altari in Duomo. Il numero degli altari in Duomo era molto consistente, come dicono le relazioni per le Visite pastorali. Altari invadenti l’aula, attaccati l’un l’altro, addossati alle colonne. Le disposizioni del visitatore Cesare De Nores (1584) tendono a migliorare lo spazio: si passa così da 22 a 14 altari e infine a 12.
Le due piccole chiese dipintenella pala. In fondo alla pala, di lato alla concavità del basamento sono dipinte due chiese. Quella a sinistra corrisponde alla chiesa di S. Giovanni Battista, in capite burgi, oratorio del nobile Antonio Fontana, che esisteva già nel 1349 perché nominato nel Memoriale di Odorico da Pordenone; fu demolito nel novembre - dicembre 1925, scrive Andrea Benedetti. Il grande piazzale prende il nome dalla chiesa. Sulla destra della pala l’oratorio campestre di S. Daniele che il Benedetti sostiene esistente nel 1702. Da uno nostro studio su affreschi popolari e capitelli di Pordenone abbiamo riscontrato che il piccolo oratorio di S. Daniele è pure rintracciabile nelle Carte di guerra del Ducato di Venezia (1798/1805). Spostato per permettere la costruzione di viale Venezia, fu ricostruito dalla famiglia di Antonio Modolo in via Interna (affreschi restaurati dalle sorelle Comoretto).
Furto. Nella notte del 5 dicembre 1962 furono trafugate dal Duomo di S. Marco la pala della Madonna della Misericordia del Pordenone, quella di S. Girolamo del Moretti e si tentò di trafugare anche l’opera del Fogolino. "La pala venne solo danneggiata - relaziona Anna Comoretto -. Fu tagliato il tessuto lungo tre lati. Il restauro di Lazzarini vide una doppia foderatura di rinforzo e i ritocchi necessari a risarcire le lacune, probabilmente fu anche sostituito il telaio. L’attuale restauro ha visto il recupero del tessuto a trama levantina originario, levando foderature e colle che appesantivano il dipinto, il vecchio ma non originario telaio è stato modificato con un telaio tamponato regolabile di ultima generazione, in modo da isolare il tessuto dalla muratura dell’altare, fornendo un’ottima protezione al dipinto. La tela è stata montata sul telaio modificato mediante fasce perimetrali, senza appesantirla con nuove foderature. Esecuzione del telaio di Silvio Liva, Artegna". Le due pale trafugate furono ritrovate il 14 giugno 1963.
Maria Luisa Gaspardo Agosti

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