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Unione Europea, piano di ripresa post covid

Da definire come utilizzare i 750 miliardi di euro del Next Generation Eu

Unione Europea, piano di ripresa post covid

Da un recente sondaggio commissionato dal Parlamento Europeo si rafforza la convinzione che sia la UE il regista più adatto a sviluppare con il "Next Generation EU", il piano di aiuti da 750 miliardi di euro, le soluzioni più efficaci per combattere la pandemia e i suoi effetti devastanti. In Italia il 69% degli intervistati ritiene che la ripresa economica post Covid sarà più rapida affidandosi al titanico piano di ripresa messo in campo da Bruxelles.
Il "Next Generation EU" è nato con l’obiettivo di mitigare gli effetti della crisi e investire in un’Unione Europea più sostenibile, digitale, resiliente e sociale, e ruota attorno a tre pilastri fondamentali: sostenere la ripresa degli Stati membri, rilanciare l’economia e sostenere gli investimenti privati, ognuno dei quali prevede poi diversi canali di finanziamento. Il primo pilastro è il più ampio e per la ripresa economica include: transizione verde e digitale; crescita inclusiva, sostenibile e smart; resilienza economica e preparazione alle crisi future; politiche per le nuove generazioni; coesione sociale e territoriale.
Neutralità climatica e transizione digitale sono il fulcro e lo strumento chiave anche per l’elaborazione delle riforme dei singoli Stati membri, poiché ogni piano nazionale per la ripresa e la resilienza dovrà destinare almeno il 37 % di spesa per clima e biodiversità, oltre a un altro 20% per il digitale. Le norme vietano il sovvenzionamento di misure a scapito degli obiettivi climatici e ambientali, per cui dovranno rispettare il principio del "non arrecare un danno significativo".
Il denaro sarà disponibile per una parte sotto forma di sovvenzioni, pari a circa 312,5 miliardi di euro, e per la restante in prestiti a tassi agevolati. L’Italia riceverà 68,9 miliardi di euro di sovvenzioni. Per poter ricevere gli aiuti, gli Stati membri devono preparare un piano per la ripresa e la resilienza, con la lista di riforme e investimenti pubblici che potrebbero essere implementati entro il 2026.I piani nazionali vanno presentati entro il 30 aprile 2021, dopodichè la Commissione Europea li valuterà e presenterà una proposta al Consiglio sulle somme di sovvenzioni e prestiti da destinare a ciascuno, oltre agli obiettivi intermedi e finali da raggiungere; spetterà poi al Consiglio approvarli. I pagamenti saranno erogati al raggiungimento degli obiettivi intermedi e finali ma gli Stati potranno comunque richiedere un prefinanziamento fino al 13% del totale. La Commissione, da parte sua, dovrà procedere all’erogazione delle sovvenzioni destinate ai singoli paesi entro la fine del 2023. Monitoraggio e valutazioni saranno frequenti e i progressi raggiunti andranno presentati due volte l’anno, all’interno del quadro del semestre europeo.
L’Italia, in cui ha appena debuttato un nuovo governo, dovrà dare un’accelerata alla stesura del piano da presentare e tra i progetti da inserire prevede la proroga di tre anni del superbonus del 110% e del sisma bonus, l’irrobustimento delle buste paga dei lavoratori con la detassazione degli aumenti, lo stop all’uso del contante e la riforma della riscossione.
Va sottolineato che la pioggia di finanziamenti in arrivo non saranno né un bancomat per politiche nazionali né un rattoppo di agende interne lacunose, gli obiettivi dovranno essere realistici e realizzabili, pena l’interruzione dei fondi.

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