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Presenze mafiose, Nord Est "lavatrice" della criminalità

Don Luigi Ciotti presente alle giornate promosse da Libera a Trieste

Presenze mafiose, Nord Est "lavatrice" della criminalità

L'associazione Libera ha organizzato nei giorni scorsi a Trieste un focus dal titolo eloquente: Passaggio a Nord Est, numeri dati e storie di illegalità in Veneto Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. Don Luigi Ciotti anche in questa occasione ha pronunciato parole inequivocabili: "Come mai da 150 anni continuiamo a parlare di mafia? Oggi il problema più grave non sono i migranti. È tempo invece di mettere testa sulla corruzione e sulle mafie nel nostro Paese. Non c’è regione di Italia che possa dirsi esente dalle infiltrazioni della criminalità, neppure il Nord Est: ai confini, in silenzio, la mafia svolge i suoi affari. Occorre perciò una risposta culturale e sociale che coinvolga un po’ tutti: la polizia e la magistratura, ma anche le istituzioni, la scuola, i singoli cittadini".
Libera è abituata a sostanziare le sue affermazioni con i dati, che mettono in luce un Nord Est che rischia di trasformarsi da locomotiva economica dell’Italia a "lavatrice" dei soldi sporchi della criminalità. L’ultima relazione semestrale 2017 della Direzione Investigativa Antimafia ha evidenziato infatti che nel Nord Est sono state compiute 3.836 operazioni finanziarie sospette, pari al 8,6% del totale nazionale. 723 sono state quelle direttamente riconducibili alla criminalità organizzata.
Sempre nello stesso periodo nel Triveneto sono stati confiscati dalla magistratura ben 161 immobili di proprietà della camorra, della ndrangheta, della sacra corona unita o della mafia: 126 in Veneto, 19 in Friuli, 16 in Trentino. Si tratta di appartamenti o box auto, nei quali le organizzazioni hanno tentato di reinvestire i loro proventi illeciti.
Libera è preoccupata dell’aumento del traffico di stupefacenti nel Nord Est: si sa che dietro c’è sempre la criminalità, di matrice italiana o internazionale. Certo, molti fermati sono piccoli spacciatori, ma il porto di Trieste è sotto costante monitoraggio perché si sospetta sia il terminale della droga, ma anche di armi provenienti dai Balcani. Le forze dell’ordine hanno fatto la loro parte, con 444 operazioni nel 2017, più 35% rispetto all’anno precedente: ma questo è un segnale del peggioramento della situazione.
Ha sottolineato Francesca Rispoli di Libera: "In questi territori la lotta alle mafie non è stata per molti anni considerata una priorità: ne hanno approfittato per penetrare le maglie del mercato. In silenzio, in assenza di violenza omicida, invisibili. C’è ancora difficoltà ad assumere le mafie e i fenomeni corruttivi come questione triveneta e questo è preoccupante, perché questo atteggiamento fa proprio il gioco della criminalità. È per questo che proponiamo un lavoro civile e democratico, in modo da costruire una barriera a questo imbarbarimento dell’economia locale".
Marco Pelosi

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