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Bagnasco a un mese del ponte Morandi

Bagnasco: “Dimenticare significherebbe spegnere l’anima”

Bagnasco a un mese del ponte Morandi

Giornata di silenzio, ricordo e commemorazione per Genova, venerdì 14 settembre, un mese dopo il crollo del ponte Morandi che ha causato 43 vittime e uno squarcio nella città. Il cardinale: "Ristabilire presto e migliorare le vie e il ponte è necessario perché la gente e la città vivano". Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: la città “non attende auguri o rassicurazioni ma la concretezza delle scelte e dei comportamenti”. Il premier Giuseppe Conte: "Il mio pensiero lo rivolgo al dolore di chi ha subito la perdita dei propri cari, all’ingiustizia di chi si è dovuto allontanare dalle proprie case e a chi soffrirà i postumi di questa immane tragedia.

“La città di Genova è stata colpita da una tragedia inaccettabile”. Con queste parole inizia il messaggio che il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha fatto giungere alla città a un mese dalla tragedia. “Ricostruire è un dovere – il monito del presidente della Repubblica -. Ritrovare la normalità una speranza che va resa concreta. Bisogna farlo in tempi rapidi, con assoluta trasparenza, con il massimo di competenza. Con unità di intenti e visione lungimirante”.

Nel pomeriggio, i genovesi si sono ritrovati in Piazza De Ferrari, per una commemorazione pubblica. Sul palco, dove campeggiava il logo “Genova nel cuore” allestito davanti al Palazzo della Regione Liguria, si sono susseguiti diversi interventi, tra i quali quello del vescovo Nicolò Anselmi, che ha sottolineato quanto il ponte Morandi fosse importante per Genova: “Apparteneva alla vita di tutti noi, era un luogo familiare, di casa; si può dire che è crollato un pezzo di casa nostra”.

A chiudere la giornata, la messa in memoria delle vittime in cattedrale, presieduta da mons. Anselmi e concelebrata dai sacerdoti dell’arcidiocesi. Nell’omelia del cardinale Angelo Bagnasco – letta dal vescovo ausiliare, in quanto l’arcivescovo è impegnato in questi giorni con i lavori del Consiglio delle Conferenze episcopali europee di cui è presidente – un chiaro messaggio a “fare presto” affinché Genova possa ripartire: “Dimenticare significherebbe spegnere l’anima. La città spaccata in due fa parte delle nostre giornate fatte di lavoro, di comunicazione, di traffico: potremmo dire che sta entrando nella nostra carne, ma non vogliamo abituarci a questa lacerazione. Ristabilire presto e migliorare le vie e il ponte è necessario perché la gente e la città vivano, ed è anche simbolo del nostro bisogno di incontrarci, di guardarci negli occhi, di coltivare appartenenza al territorio dove si vive. I quartieri esistono per le comunità, e la Città è il grande quartiere di tutto un popolo”. In questa giornata densa di emozioni per il rinnovato dolore, anche una notizia che riempie i cuori di gioia: all’ospedale Evangelico di Voltri, è nato il piccolo Pietro, figlio di Gianluca Ardini, 29 anni, uno dei sopravvissuti al crollo del Morandi. Il primo grande simbolo di speranza per una città che ha versato troppe lacrime e che merita di ripartire al più presto.

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