31 gennaio: il ricordo di Modesta Valenti
Era una triestina senza fissa dimora, morta a Roma povera e sola, ma ritratta dal pittore dei "barboni" Ottavio Sgubin
Si commemora oggi, 31 gennaio, l'anniversario della morte di Modesta Valenti, avvenuta 39 anni fa alla stazione Termini di Roma . La donna triestina, senza fissa dimora, si senti male, ma l'ambulanza si rifiutò di soccorrerla perché sporca e piena di pidocchi. Modesta rappresenta il simbolo delle vittime innocenti dell'indifferenza, del cinismo della società moderna, che lascia indietro ed emargina chi non si omologa alle leggi del profitto, del perbenismo ipocrita, chi per miseria, malattia o disgrazia si ritrova a vivere per strada. A Modesta è stata intitolata una via virtuale per la residenza dei clochards, un'iniziativa del comune di Roma per aprire le porte di una città che sia di tutti. Ma ancora oggi si muore per strada, di stenti, di freddo e di indifferenza. Un'ordinanza recente vieta di dare cibo ai senzatetto, li invita a non deturpare il decoro urbano. Ricordare Modesta Valenti non deve ridursi a una commemorazione di rito, ma deve servire alla costruzione di una cultura dell'accoglienza, dell'inclusione e della solidarietà verso chi, forse per una purezza d'animo e una sensibilità più vulnerabili, non si è adattato ai ritmi e alle richieste di un modello economico e sociale spietato e competitivo. Tutto ciò che è fragile, diverso, non assimilabile e non funzionale al sistema diventa, come dice papa Francesco, uno scarto umano.
Dipingo i clochards per restituire loro dignità, per renderli visibili, perché con le mie tele entrino nei musei, nelle basiliche, nei luoghi pubblici, affinché il loro silenzio straziante possa far riflettere e alzare lo sguardo: se un uomo muore solo sulla strada, siamo tutti responsabili.
Ottavio Sgubin
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