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Covid, Tacconelli: dopo il 14 giugno alte probabilità di vittoria

“Da quella data, se non ci sarà un incremento dei contagi, mi rilasserò”

Covid, Tacconelli: dopo il 14 giugno alte probabilità di vittoria

«Mi sentirò tranquilla dal 14 giugno in poi. Da quella data, se non ci sarà un incremento dei contagi, mi rilasserò». A dirlo è Evelina Tacconelli, il medico cui la Regione Veneto ha affidato scelte e coordinamento sulle terapie per affrontare il Covid-19. Ordinario di malattie infettive all'università di Verona, la prof. Tacconelli segue anche direttamente, nel nosocomio veronese, i pazienti. Ed è sulla base dell'esperienza clinica diretta che si sbilancia: la metà di giugno potrebbe essere la data dello “scollinamento” verso una tregua importante con questa malattia.

Intervenendo oggi al quotidiano aggiornamento del presidente del Veneto Zaia sulla lotta all'epidemia, a Marghera, Evelina Tacconelli spiega anche cosa si è imparato in questi tre mesi abbondanti. Questo Coronavirus, d'altronde, era uno sconosciuto: «Abbiamo capito, intanto, che questa malattia è estremamente diversa dalle altre, che è a fasi e che comporta problemi a più organi, non solo ai polmoni, ma anche al cuore, al cervello, al midollo osseo...».

In questo centinaio di giorni ci si è anche attrezzati notevolmente sotto il profilo dei farmaci: «Adesso sappiamo che la terapia può essere diversificata a seconda delle fasi della malattia e sappiamo che possiamo usare farmaci diversi».

I dati sui risultati prodotti dai diversi farmaci ancora non ci sono, ma le aspettative su alcuni – a partire dall'antivirale remdesivir – piuttosto alte. «Una terapia assolutamente efficace al 100% - precisa la prof. Tacconelli - non esiste, per cui resta essenziale la prevenzione». Un motivo in più per sollecitare i più giovani a non pensare che tutto sia finito, specialmente quando ci si torva in piazza con gli amici: «So cosa significa avere 18 anni e quanto a quell'età si abbassi la sensazione di pericolo: non si ha consapevolezza del significato della morte. Ed è anche vero che non c'è da preoccuparsi più di tanto per il rischio contagio dei ventenni, ma il messaggio è che loro sono un veicolo di trasmissione del virus. Per cui bisogna cercare di stimolare il senso di responsabilità sociale dei più giovani: devono sentirsi responsabilizzati verso la salute dei loro cari che hanno qualche decennio in più».

Un'occasione, per la specialista di malattie infettive, per sottolineare un altro aspetto: «Si muore perlopiù con il Covid, ma si muore anche per il Covid. L'infezione tende ad aggredire in maniera più grave chi ha già altre patologie. Ma una persona di 55 anni, senza alcuna patologia pregressa, che viene ricoverata per infezione da Coronavirus, ha comunque una probabilità non bassa di morire».

Il tema della riapertura delle scuole, infine: per la prof. Tacconelli è occasione per ribadire un cauto ottimismo: «Dipende da come circola il virus, da quel che accadrà nelle prossime settimane. Sarei favorevole a riapertura, se la situazione epidemiologica manterrà il trend attuale. Ma oggi è prematuro dirlo. Vanno però fatti piani diversificati a seconda di diverse situazioni. Già adesso suggerirei di preparare tre scenari differenti».

Fonte: Comunicato stampa
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