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Pasqua. neppure a Gesù furono risparmiati fallimenti, delusione, solitudine, torture e morte

Guerra, terremoto... Tutto ciò diventa un interrogativo per la nostra fede, quando presa sul serio: che ne è dell’amore di Dio per noi e per tutti? 

Parole chiave: Pasqua (36), Resurrezione (9), Guerra (173)
Pasqua. neppure a Gesù furono risparmiati fallimenti, delusione, solitudine, torture e morte

Incontri una persona che ti conosce e ti chiede: "Tutto bene?". Capisco che si riferisce a me come individuo, ma sono imbarazzato nel rispondere. Davvero tutto bene? C’è una guerra in corso qui in Europa, e tutte le altre.
C’è stato un devastante terremoto in Turchia e Siria.
C’è una preoccupante siccità in corso, sintomo di uno squilibrio che non fa prevedere nulla di buono. E mi fermo qui: ce n’è abbastanza per essere angosciati. No, non va tutto bene!
Tutto ciò diventa un interrogativo per la nostra fede, quando presa sul serio: che ne è dell’amore di Dio per noi e per tutti? Da cristiano cerco risposte guardando verso Gesù.
A Gesù non è stato risparmiato il sostanziale fallimento della sua predicazione, la solitudine per l’incomprensione anche dei più intimi, le calunnie su quanto di più gli era sacro, l’angoscia fino al sudore di sangue, i maltrattamenti e le torture, e la morte violenta nel fiore degli anni.
E la sfida: "Se tu sei il Figlio di Dio, scendi dalla croce". Dio non lo ha fatto scendere dalla croce: è stato fatto scendere in un sepolcro.
Ma i Vangeli testimoniano del fatto che uomini e donne hanno incontrato Gesù dopo la sua morte. Hanno constatato che Dio lo ha risuscitato dai morti. E non solo a titolo individuale, ma perché sia un faro di speranza per tutti. In questo Dio appare come affidabile, in questo si aggrappa la mia fede.
Ma perché Dio non è intervenuto prima? Perché non ha interrotto la sequenza di negatività culminata su un tremendo patibolo, la croce?
È su questo punto che lo sforzo di comprensione (di conversione?) si fa doloroso, duro.
Dio si riserva l’ultima parola, e questo difende la mia faticosa fiducia in lui. Ma le parole penultime, quelle che potrebbero risparmiare tragedie, dolori, sofferenze, quelle le ha lasciate a noi. Qualcuno ha detto che l’ultimo tentativo di Dio per salvare Gesù è stato il sogno che ha tormentato la moglie di Pilato: "Non avere a che fare con quel giusto -dice al marito- perché oggi, in sogno, sono stata molto turbata per causa sua". A partire da qui scorgo mille e mille altri interventi di Dio in difesa di Gesù. Egli ha potuto dire: "Il Padre, che mi ha mandato, ha reso testimonianza di me".
Ma là dove la fiducia di Dio in noi viene tradita, allora si spalanca l’abisso delle sciagure.
La fede in Dio diventa dunque consapevolezza della nostra responsabilità, tremenda se può impedire a Dio di agire, sbalorditiva se considerata come suo affidarsi a noi.
Ma in questo non siamo lasciati alle sole nostre forze, così contradditorie, così confuse ed esposte all’inefficacia. Mediante l’attenzione e l’attaccamento a Gesù ci viene dato lo Spirito Santo, la "Colomba". E come la colomba ha annunciato la fine del diluvio, questa Colomba può ricacciare indietro le mille forme delle forze di distruzione, di morte. Dal cuore di Gesù spalancato dal colpo di lancia non cessa di esserci offerto lo Spirito Santo. Se accolto (e sono tantissimi e tantissime che lo accolgono, basta che abbiamo occhi per scorgerlo) può farci sperare nella pace, nella fratellanza, nella solidarietà, nella cura responsabile della casa comune.

Pasqua. neppure a Gesù furono risparmiati fallimenti, delusione, solitudine, torture e morte
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