La Parola del Papa
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Papa Francesco, udienza del mercoledì: Papa Francesco: “La Palestina sta soffrendo attacchi inumani”

Il Santo Padre ha concluso l'udienza di oggi, mercoledì 23 ottobre, dedicata allo Spirito Santo e al matrimonio, con un ennesimo appello a pregare tutti insieme per la pace. "La guerra non perdona, la Palestina sta soffrendo attacchi in umani"

Parole chiave: Papa Francesco (226), Palestina (33), Guerra (173), Israele (45)
Papa Francesco, udienza del mercoledì: Papa Francesco: “La Palestina sta soffrendo attacchi inumani”

“Preghiamo per la pace, tutti insieme”. Papa Francesco ha concluso con queste parole l’udienza di oggi, dedicata allo Spirito Santo e al matrimonio. “Oggi al mattino presto ho ricevuto le statistiche dei morti in Ucraina”, ha rivelato Francesco durante i saluti ai fedeli di lingua italiana: “È terribile. La guerra non perdona, la guerra è una sconfitta dall’inizio. Preghiamo il Signore per la pace, che ci dia la pace a tutti, a tutti noi”. “E non dimentichiamo il Myanmar, la Palestina che sta soffrendo attacchi inumani”, ha proseguito il Papa: “Non dimentichiamo Israele, non dimentichiamo tutte le nazioni che sono in guerra”. “C’è una cifra che deve spaventarci”, ha concluso Francesco: “Gli investimenti che oggi danno più guadagno sono nelle fabbriche di armi. Guadagnare con la morte. Preghiamo per la pace, tutti insieme”. Al centro della catechesi, “le conseguenze dei matrimoni costruiti sulla sabbia”: “sono, purtroppo, sotto gli occhi di tutti e a farne le spese sono soprattutto i figli.

I figli soffrono per la separazione o la mancanza d’amore dei genitori”.

“Quanto bisogno hanno i figli di questa unità, papà e mamma insieme, unità dei genitori e quanto soffrono quando essa viene meno!”.  Quanto soffrono i figli quando la madre e il padre si separano!”. “Il matrimonio cristiano è il sacramento del farsi dono, l’uno per l’altra, dell’uomo e della donna”, ha ricordato il Papa citando la Genesi e Sant’Agostino: “Così lo ha pensato il Creatore quando ‘creò l’uomo a sua immagine : maschio e femmina li creò’”. “La coppia umana è perciò la prima e più elementare realizzazione della comunione d’amore che è la Trinità”, ha proseguito Francesco, secondo il quale “anche gli sposi dovrebbero formare una prima persona plurale, un noi. Stare l’uno davanti all’altro come un io e un tu, e stare di fronte al resto del mondo, compresi i figli, come un noi”. “Come è bello sentire una madre che dice ai figli: ‘Tuo padre ed io…, come disse Maria a Gesù, quando lo ritrovarono nel tempio insegnando ai dottori, e sentire un padre che dice: ‘Tua madre ed io’, quasi fossero un unico soggetto”.

“Non sarebbe male se, accanto alle informazioni di natura giuridica, psicologica e morale che si danno, nella preparazione dei fidanzati al matrimonio si approfondisse questa preparazione spirituale”, il suggerimento della parte finale della catechesi. “Tra moglie e marito non mettere il dito”, ha detto il Papa citando un proverbio italiano: “C’è invece un dito da mettere tra moglie e marito, ed è proprio il dito di Dio: lo Spirito Santo”, che “fa l’unità”, la proposta per il matrimonio cristiano, che per questa vocazione “ha bisogno del sostegno di colui che è il dono, anzi il donarsi per eccellenza. Dove entra lo Spirito Santo la capacità di donarsi rinasce”. “Nessuno dice che tale unità sia un traguardo facile, meno che meno nel mondo d’oggi”, ha ammesso Francesco: “ma questa è la verità delle cose come le ha pensate il Creatore ed è perciò nella loro natura. Certo, può sembrare più facile e sbrigativo costruire sulla sabbia che non sulla roccia; ma Gesù ci dice qual è il risultato”. “Di tanti sposi si deve ripetere quello che Maria disse a Gesù, a Cana di Galilea: ‘Non hanno vino’”, ha concluso il Papa: “Lo Spirito Santo, però, è colui che continua a fare, sul piano spirituale, il miracolo che fece Gesù in quella occasione, e cioè cambiare l’acqua dell’abitudine in una nuova gioia di stare insieme. Non è una pia illusione: è ciò che lo Spirito Santo ha fatto in tanti matrimoni, quando gli sposi si sono decisi a invocarlo”.

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