La Parola del Papa
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Francesco nell'udienza di mercoledì 18: "Mettiamo le nostre vite nelle mani del Signore"

Papa Francesco ha dedicato alla figura di Maria, "come donna orante", l'udienza di oggi. Pregare "col cuore aperto", l'invito: "Signore, quello che Tu vuoi, quando Tu vuoi e come Tu vuoi". "Una preghiera semplice, ma è mettere la nostra vita nelle mani del Signore"

Francesco nell'udienza di mercoledì 18: "Mettiamo le nostre vite nelle mani del Signore"

“Maria appartiene alla grande schiera di quegli umili di cuore che gli storici ufficiali non inseriscono nei loro libri, ma con i quali Dio ha preparato la venuta del suo Figlio”. Lo ha detto il Papa, che ha dedicato la catechesi dell’udienza di mercoledì 18 novembre, trasmessa in diretta streaming dalla biblioteca privata del Palazzo apostolico, alla figura di Maria, “come donna orante”.  La Madonna, ha spiegato Francesco, “non dirige autonomamente la sua vita: aspetta che Dio prenda le redini del suo cammino e la guidi dove Egli vuole. È docile, e con questa sua disponibilità predispone i grandi avvenimenti che coinvolgono Dio nel mondo”.

 “Non c’è modo migliore di pregare che mettersi come Maria in un atteggiamento di apertura, col cuore aperto a dio: ‘Signore, quello che Tu vuoi, quando Tu vuoi e come Tu vuoi’”, assicura Francesco, che nel corso della catechesi esorta più volte, a braccio, a pregare “con il cuore aperto alla volontà di Dio”.  “Quanti credenti vivono così la loro preghiera!”, esclama: “Quelli che sono più umili di cuore pregano così, con umiltà essenziale, con umiltà semplice”. “E questi pregano così non arrabbiandosi perché le giornate sono piene di problemi – puntualizza Francesco –  ma andando incontro alla realtà e sapendo che nell’amore umile, nell’amore  offerto in ogni situazione, noi diventiamo strumenti della grazia di Dio: ‘Signore, quello che Tu vuoi, quando Tu vuoi e come Tu vuoi’. Una preghiera semplice, ma è mettere la nostra vita nelle mani del Signore, perché sia lui a guidarci.  Tutti possiamo pregare così, quasi senza parole. Semplice: ‘Signore, quello che Tu vuoi, quanto Tu vuoi e come Tu vuoi”.

 “Noi siamo inquieti, sempre vogliamo le cose prima che le tocchiamo, le vogliamo subito. La vita non è così: questa inquietudine fa male”, denuncia il Papa. La preghiera, invece, “sa ammansire l’inquietudine, sa a trasformarla in disponibilità”, come insegna Maria, che “in quei pochi istanti dell’Annunciazione, ha saputo respingere la paura, pur presagendo che il suo ‘sì’ le avrebbe procurato delle prove molto dure”. “Se nella preghiera comprendiamo che ogni giorno donato da Dio è una chiamata, allora allarghiamo il cuore e accogliamo tutto”, garantisce Francesco: “Si impara a dire: ‘Quello che Tu vuoi, Signore. Promettimi solo che sarai presente ad ogni passo del mio cammino’. Questo è importante: Chiedere al Signore la sua presenza a ogni passo nostro del nostro cammino. Che non ci lasci da soli, che non ci abbandoni nella tentazione, che non ci abbandoni nei momenti brutti”,  come recita la parte finale del Padre Nostro.

“Maria non fa il sacerdote, è la madre di Gesù” e “la prima discepola, madre della Chiesa”: “accompagna in preghiera tutta la vita di Gesù, fino alla morte e alla risurrezione; e alla fine continua, e accompagna i primi passi della Chiesa nascente”.  “Pregando con la Chiesa nascente diventa madre della Chiesa,  accompagna i discepoli nei primi passi della Chiesa”, spiega il Papa a braccio: “In silenzio, sempre in silenzio. La preghiera di Maria è silenziosa. Il Vangelo ci racconta soltanto una preghiera di Maria a Cana, poi non si sa, ma sempre la sua presenza è una preghiera, e la sua presenza tra i discepoli nel Cenacolo è in preghiera. Così Maria partorisce la Chiesa, è madre della Chiesa”.   “Maria custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”, si legge nel Vangelo di Luca a proposito dell’infanzia di Maria. “Tutto ciò che le capita intorno finisce con l’avere un riflesso nel profondo del suo cuore”, commenta il Papa: “i giorni pieni di gioia, come i momenti più bui. Che si tratti dei doni dei Magi, oppure della fuga in Egitto, fino a quel tremendo venerdì di passione: tutto la Madre custodisce e porta nel suo dialogo con Dio”. “Che bello se anche noi potremo assomigliare un po’ alla nostra Madre!”, l’auspicio finale: “Col cuore aperto alla parola di Dio, col cuore silenzioso, col cuore obbediente, col cuore che sa ricevere la Parola di Dio e la lascia crescere come un seme per il bene della Chiesa”.

Fonte: Sir
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