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Bari dal 19 al 23 febbraio: Mediterraneo, ponte di pace

Mare nostrum, mare di pace: questo è l'obiettivo che si sono prefissi i vescovi che dal 19 al 23 febbraio sono riuniti a Bari per parlare dei problemi di oggi che su quel mare si consumano: immigrazione in primis

Parole chiave: Mediterraneo; migranti (1), Bari (4), Cei (44), Pace (107)
Bari dal 19 al 23 febbraio: Mediterraneo, ponte di pace

   Il Mare Nostrum non sia un muro ma un ponte per tutte le realtà cristiane, e non, che si affacciano sulle sue rive”: alla vigilia di “Mediterraneo, frontiera di pace”, l’evento di riflessione e spiritualità che si tiene a Bari dal 19 al 23 febbraio, per iniziativa della Cei, a parlare al Sir è il card. Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali. “Sono grato alla Cei per questa iniziativa – afferma il Prefetto presente a Bari – che coinvolge tanti pastori delle nostre Chiese cattoliche orientali. Lo scopo è vivere un tempo sinodale, prendere coscienza della grandezza dei problemi che l’area mediterranea si trova ad affrontare, a partire dalla crisi umanitaria dei migranti che lasciano le loro terre a causa delle guerre, dell’instabilità, della miseria, e vogliono trovare un approdo sicuro di pace”. Da qui l’auspicio che “il Mare Nostrum non sia un muro ma un ponte per tutte le realtà cristiane e non che si affacciano sulle sue rive. Come cristiani, come Chiese cattoliche, siamo chiamati ad agire per venire incontro ai fratelli delle altre religioni”.
Il pensiero del Prefetto va a “quelli che vengono dal Medio Oriente, in maggioranza islamici, e dall’Africa” in particolare “agli eritrei e agli etiopi che in gran numero cercano di raggiungere le nostre coste provando a superare il muro di acqua. Bari vuole essere una presa di coscienza della crisi che interessa quest’area e della risposta che come comunità cristiane e Chiese siamo chiamati a dare nel rispetto delle regole”.

Eminenza, a Bari saranno presenti vescovi e patriarchi delle Chiese di rito orientale. Qual è il contributo che queste Chiese potranno dare all’incontro?
Dobbiamo ricordare che sono pastori di Chiese decimate da guerre, come in Siria e in Iraq, da disastri politici ed economici, vittime di soprusi, persecuzioni e violenze. Chiese di Paesi dove la convivenza non è ‘optativa’ ma ‘obbligatoria’, chiamate – come sono – a convivere con le altre religioni come l’ebraismo e l’islam, e con i fratelli cristiano-ortodossi e di altre denominazioni. A Bari portano questa esperienza di Parola condivisa a livello ecumenico insieme alla sofferenza della discriminazione, della persecuzione, della limitazione della libertà, della fuga dei cristiani.

Tra i temi in discussione la cittadinanza, la libertà religiosa e le disuguaglianze…
Credo che la discussione non può prescindere dal “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”, firmata il 4 febbraio 2019 ad Abu Dhabi, da Papa Francesco e il Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyib, e che rimarca l’importanza del dialogo, della collaborazione comune e della conoscenza reciproca. Il mondo nuovo che vogliamo non è fondato sulla divisione e sulla separazione ma sulla unità e sulla fratellanza, dal momento che tutti gli abitanti di questi Paesi sono cittadini a pieno titolo.
Vivere come cristiani è un diritto. Non chiediamo privilegi. Vogliamo solo avere gli stessi diritti e doveri degli altri. Tutti uniti per costruire un mondo per il bene della gente senza distinzione di etnia, censo, fede, idee politiche. Un mondo dove l’accesso all’educazione, alla casa, alla sanità, al lavoro sia permesso a tutti, dove i giovani possano formarsi una famiglia, dove la dignità della donna sia difesa: questa è la grande primavera del Mediterraneo.

I vescovi si confrontano con una sfida non da poco: “Consegnare la fede alle generazioni future”. Una questione che accomuna le due sponde del Mediterraneo...
La fede non anneghi nel Mediterraneo. La vera sfida è la sopravvivenza della fede cristiana e della Chiesa cattolica. I giovani rischiano di essere assorbiti dalla cultura dominante di queste sponde prosperose del Mediterraneo. I giovani e la sopravvivenza della fede sono, a mio avviso, la sfida che tutti i pastori del Mediterraneo dovrebbero prendere a cuore.

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