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Omicidio facile per l’uomo senza sacralità

La vita è il bene maggiore posseduto dall’uomo. Ha un valore "sacro", si usa dire sia tra i credenti che tra i non credenti.   Il divieto assoluto di spezzarla viene non solo dalle religioni ma pure dall’etica.

La vita è il bene maggiore posseduto dall’uomo. Ha un valore "sacro", si usa dire sia tra i credenti che tra i non credenti.   Il divieto assoluto di spezzarla viene non solo dalle religioni ma pure dall’etica. Non uccidere. Tutti conoscono e riconoscono una eccezione: la legittima difesa, normata dalle leggi. La legittima difesa è una extrema ratio, a cui ricorrere in casi estremi e rari nei quali una persona sia costretta a scegliere tra la propria vita e  quella dell’aggressore. Se è grave spegnere l’esistenza umana in se stessa, non esiste un "Omicidio facile, leggero", per un nonnulla. Si uccide perché si è ubriachi, ad esempio, per vendetta fondata sull’odio. Lo sport è indiziato talvolta per la violenza, che in esso viene tollerata.  Non vorremmo mai leggere che un giovane tifoso del calcio o del ciclismo, come disgraziatamente è accaduto a Cison di Valmarino al Giro d’Italia, venisse ucciso. Con un pugno, un tifoso viene steso per terra da altri due tifosi del ciclismo.  L’ucciso sarebbe un uomo aggredito fuori dal recinto di un locale, che avrebbe finito proprio per sbattere la testa contro una pietra, o sull’asfalto perdendo la vita per mano violenta. Tutto avviene sotto i festoni del giro d’Italia, transitato per Cison di Valmarino. Nel bar di paese, dove di solito predomina la confusione più entusiasta, scoppia una lite nel gruppo di tifosi. Si tenta di sedare la lite tra i clienti. Purtroppo, con un pugno sul volto, uno dei litiganti toglie la vita ad un avventore intervenuto per sedare gli animi. Osano, persino, abbozzare una scusa: il vino, con la sua capacità di cambiare e confondere il ben dell’intelletto, come se fosse sufficiente per giustificarsi. Una cosa da nulla?! Siamo gente di spirito e di allegria, come amano sottolineare i trevigiani. Intanto, è finita in tragedia. Omicidio preterintenzionale sarà l’accusa. E’ da augurarsi che quel preterintenzionale sia un primo atto di un processo che punirà i colpevoli con assoluta severità. Non c’è questione sociologica o psicologica che può permettere d’ammazzare giocando nel cortile di casa o di un locale. La giustizia dovrà certo condannare severamente e non diminuire le responsabilità quando accadono fatti come questo. 
Non c’è civiltà, non c’è religione che giustifichi la soppressione di un’altra persona. La durezza di una condanna non é una vendetta ma un deterrente umano alla prepotenza di chi uccide. Nessun uomo può decidere di spezzare la vita. Oggi l’etica sulla vita e la morte, che condannano il reato di omicidio come il più grave, non sono sottolineate a sufficienza nella nostra comunicazione. La morte è morte e va difesa dai cialtroni del bullismo adulto. Non uccidere è l’unico divieto accettato da tutti gli uomini, se non sono stati distorti dall’educazione. Una mamma e una società non possono accettare l’uccisione di un proprio caro, men che meno, "per nulla", come si usa talvolta dire.
Sì, la pena ha tanti attori: psicologi, avvocati, giudici, che hanno il dovere di definire praticamente il peso immorale di un atto di delinquenza, applicando con severità le leggi senza sconti e senza cercare complicate giustificazioni psicologiche o sociologiche. Anche la psicologia dovrebbe fare un passo indietro e non sottovalutare la gravità di un’uccisione, con motivazioni che alla fin fine solo apparentemente sono scusanti.
Conforta il fatto positivo dei numeri calanti di omicidi, nonostante le apparenze delle cronache: il numero delle vittime d’omicidio in Italia è quello medio dell’Europa. E’ anche vero che gli omicidi sia di maschi che di femmine accadono prevalentemente in famiglia.

Omicidio facile per l’uomo senza sacralità
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