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Il Veneto, da contadino a finanziere

Come è cambiato il tessuto sociale di una regione, il Veneto, un tempo contadina, quindi imprenditrice mentre ora strizza l'occhio alla finanza, con annessi e connessi 

Non è più somigliante, se non nella memoria, lo sviluppo che ha avuto in questi anni la Regione Veneto.
Su un punto bisogna dar ragione al Presidente Zaia: il territorio va preservato e l’agricoltura è un motore economico potente, per troppo tempo sottovalutato.
In Veneto, l’agricoltura è cresciuta diventando moderna, anche se purtroppo deve subire l’aggressione dei prodotti chimici.
Da questo punto di vista, il Veneto è in prima fila in quanto ha saputo sfruttare lo sviluppo tecnologico, anche verso i Paesi dell’Est.
Però, questo avviene un po’ in ritardo, pur avendo avuto la politica tutto il tempo e la possibilità di dare uno spazio e un respiro internazionale ad un lavoro regionale che si manifesta nell’industria, nell’agricoltura, nelle imprese, per accordi di mercato con l’estero.
Il Veneto ora ha preso coscienza di se stesso ed è presente con i suoi marchi nelle metropoli internazionali e persino nei Paesi in via di sviluppo. Basti pensare a nomi come Benetton, Del Vecchio.
Tuttavia, le città venete (Verona, Treviso, Belluno) dovranno trovare un modo comune di lavorare perché non venga meno il salto mortale che negli anni dal dopoguerra fino ad oggi il Veneto ha compiuto, per sé e fuori da sé, verso l’intero commercio internazionale, trovando delle alleanze soprattutto nel campo finanziario. In questa direzione vanno le varie università venete, anche se purtroppo si va compiendo un grande errore non incentivando i giovani laureati, che così sono costretti ad emigrare in giro per il mondo.
Ci vorrebbero nel Veneto grandi uomini che sappiano dettare le linee guida della politica regionale senza che siano altri, dall’esterno, ad indicarle.
Il Veneto ha inoltre potenzialità ulteriori da mettere in atto per una crescita in campo turistico a due livelli: naturalistico e artistico. Nessuno al mondo nega di conoscere la bellezza unica delle rocce dolomitiche, patrimonio dell’umanità. Certo che il caso del Mose non porta nel mondo un giro qualificato della poesia, dell’arte, della crescita veloce e rapida degli operatori del turismo, che invece hanno compiuto in tutti questi anni grandi sforzi finanziari e organizzativi per far conoscere Venezia nel mondo.
Tutti hanno veduto nei problemi recentemente causati a Venezia, ai mosaici di San Marco ad esempio, come si può e si deve fare di più per preservare il territorio e costruire un’alleanza tra ambiente e industria. Non da ultimo va ricordato che, nell’arte, grande e straordinaria qualità si è avuta con la conoscenza delle varie opere e la sua catalogazione.
In conclusione, si può dire che il Veneto poteva certamente fare di più, se l’avessero voluto e costruito giuridicamente come una regione autonoma. In questo fervore per le opere ci sta pure il commercio, anche familiare, fino a poter parlare di una azione assai dinamica di sviluppo e occupazione, in settori come l’abbigliamento, le calzature, l’occhialeria, il prosecco, gli elettrodomestici.
E’ interessante notare come le grandi industrie del Veneto si siano sviluppate a partire dalle famiglie. Ma questo schema oggi è in parte saltato, e non a favore delle aziende, che spesso fuggono all’estero.
Il Veneto è passato dal contadino alla famiglia industriale al finanziere, in brevissimo tempo e con una trasformazione vorticosa della sua organizzazione sociale.
Va infine sottolineato come questo sviluppo sia stato rapido e veloce dopo la caduta del muro di Berlino, perché finalmente si sono aperti i confini, non solo per la circolazione delle persone, ma soprattutto industriali.

Il Veneto, da contadino a finanziere
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