La Nota
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Il Governo del Paese

I partiti attualmente al governo fanno riferimento a due modi diversi di interpretare la società: sono davvero in grado di stare insieme? Sono realmente delle "società" tra partiti guidate dalla chiarezza?

Finalmente l’Italia sembra avere un governo. Si è tornati alle coalizioni. Qual è la domanda? I partiti attualmente al governo fanno riferimento a due modi diversi di interpretare la società: sono davvero in grado di stare insieme? Sono realmente delle "società" tra partiti guidate dalla chiarezza?
A ben vedere, il dubbio c’è. Stupisce che stiano insieme ma con delle diversità così evidenti e con delle contraddizioni che sembrerebbe impossibile conciliare. Tav sì, Tav no; autostrade e lavori pubblici; revoca o no delle concessioni pubbliche; pensioni distribuite in maniera più logica ma nello stesso tempo non capace di risolvere i problemi delle famiglie italiane; reddito di cittadinanza, ma con distinguo. Dunque, la diversità dei partiti, che certamente è anche confusione, rischia di impedire di fissare una politica più attenta alle esigenze dell’uomo.
E’ un passaggio politico di ordine "feriale", non capace di aggrapparsi a grandi e straordinari progetti di lungo periodo, che possono essere fatti solo con la stabilità di governo e con un accordo maggiore. Comunque sia, raccoglie insieme tanti ex democristiani, ex socialisti, e altri "resti", di partiti che non ci sono più. Anche se, va sottolineato, questi politici hanno guidato l’Italia secondo una ideologia forte, che li teneva uniti.
Resta il problema di pagare i costi maggiori di questo sistema di fare Stato.
In realtà, è un sistema di fare Stato che non riesce a prendere un’unica direzione e quindi si divide in mille rivoli, anche in contraddizione (politica, economica e finanziaria) tra loro.
Oggi chi governa non sembra compatto né sulle idee nè sui procedimenti per realizzarle. Infatti, si sono persi anni nel Mose ed ora, nel 2020, si rischia di trovarsi senza soluzione, senza opera realizzata e senza i miliardi sinora spesi.
Vogliono il meglio, finendo per fare talvolta il peggio. E’ questa una svolta venuta avanti in questi ultimi mesi, tra diversità di posizioni ideologiche e offerte continue di collaborazione, non sempre chiare. A ben vedere, hanno ragione alcuni pensatori del postmoderno che dicono che oggi non è importante il dato o l’ideologia ma l’accordo, perché mentre nella modernità era presente un concetto forte di verità, nel postmoderno tutto è frantumato, nessuna ideologia o idea prevale sull’altra e l’unico modo di governare è cercare l’accordo in una coalizione, anche se con anime completamente diverse.
Il postmoderno vede un nuovo rapporto tra partiti e società civile, in quanto è più attento ai bisogni dei singoli o dei gruppi e meno al bene comune. Lo si vede ogni giorno quando vengono affrontati i vari problemi, dove ciò che conta è l’interesse anche dei piccoli gruppi, se danno consenso elettorale.
Oggi sono le seimila sardine che chiedono ascolto al governo. Poche numericamente, senza uno sguardo ampio, senza ancora proposte di legge per il bene di tutti, ma mediaticamente efficaci.
E questa è la malattia dell’Italia, di non avere uno sguardo lungo e programmi che non si cambino e annullino ogni semestre, è purtroppo condivisa in Europa.

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