Governo nuovo
Gli italiani hanno scelto di cambiare. Ma ogni cambiamento è come una medaglia a due facce: è un'opportunità ed è una incognita.
Il nostro Paese necessita di una valanga di speranza, di fiducia nel proprio avvenire, fondato sulle proprie capacità, che sono come sempre la fantasia, la dedizione al lavoro, l’innovazione. Questo nostro Paese deve anche imparare ad entrare nei grandi apparati industriali, economici, finanziari, per non farsi acquistare a pezzi dagli stranieri. E non con la sola protesta, inconcludente, ma con il peso e la forza di un’industria innovativa, capace di spostarsi sulla cosiddetta economia 4.0. In un capovolgimento di questa portata sta anche il nostro futuro. Qui dovranno emergere quei giovani che hanno frequentato università, college e fatto esperienze significative in vari Paesi del mondo, anche nelle multinazionali.
Vogliamo credere che proprio per questo cambiamento gli italiani hanno votato l’ultima volta, ma occorre che già stiano attenti a quel facile, costoso, e diseducante "stipendio" di cittadinanza. Lo stipendio deve invece venire dal lavoro, che lo Stato dovrebbe favorire. Il reddito di cittadinanza dev’essere soltanto un sostegno dato per un breve periodo in assenza di lavoro. Se fosse il contrario, il nostro Paese si sfascerebbe.
Occorre lungimiranza e non sterile protesta che incolpa sempre la finanza, la Germania o altri Paesi del mondo. In questa lungimiranza entrano anche un bene e una preziosità che sono proprie solo, o quasi, al nostro Paese. L’Italia ha dei gioielli, delle miniere d’oro che sono le bellezze naturali, le opere artistiche: circa il settanta per cento dei beni culturali del mondo ci appartengono. Sono frutto del genio italiano. Eppure Parigi, ad esempio, è più visitata dai turisti che non Roma, vero scrigno di opere e bellezze artistiche che un altro Paese terrebbe in ben altro modo. Si estenda pure lo sguardo alla Toscana o alla Sicilia o all’anello più prezioso che è Venezia, unica al mondo.
In questo campo necessitano due urgenze.
La prima è l’ordine e la pulizia nelle nostre stupende e singolari città. Perché ad esempio non eliminiamo i cestini dalle città e educhiamo i cittadini italiani a portare con sé un sacchetto per le immondizie? Impossibile? E’ solo questione di buona educazione e di rispetto per gli altri. Si dirà: questa è fantascienza di un italiano esterofilo. Intanto, questo italiano deve constatare che il bel centro di Pordenone subisce bisogni di animali da passeggio. La stessa pulizia delle città a mercato finito non andrebbe fatta dagli stessi venditori? Avviene così in molte città estere. Il denaro risparmiato dal comune potrebbe essere investito in opere sociali, in infrastrutture, in ospedali all’avanguardia.
La seconda sono i servizi che offriamo ai turisti e purtroppo anche le truffe e ruberie che investono i visitatori.
E’ pensabile che gli italiani abbiano votato un cambiamento radicale, così da non scegliere uomini e governanti, ministri o esperti già da un pezzo sulla scena politica e dirigenziale del Paese. Ma - visto il passato, i vitalizi, i problemi con i migranti, le tangenti - le elezioni sono state, nel loro risultato, una sfida a chi governava vantando esperienza e professionalità. Come in un’azienda familiare, i figli hanno detto e ribadito: facciamo da soli. Ci assumiamo la responsabilità di guidare le aziende in maniera moderna nei marosi finanziari, economici, occupazionali.
Il nostro augurio di cittadini è che questo "nuovo" finalmente emerga e che la defenestrazione dei padri non segni un fallimento o un decadimento, come è accaduto anche in molte aziende che forse ciascuno di noi conosce.
Lo Stato in fondo è una straordinaria e meravigliosa azienda, che ha però compiti sociali, di servizio al cittadino. Proprio per questo, deve essere rigoroso nella gestione economica, perché i debiti hanno fatto fallire più di una azienda e i debiti della nostra Italia non devono far fallire la nostra amata Penisola.
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