Sveglia, ragazzi, si torna a scuola
Alcuni consigli ai nostri ragazzi (e ai loro genitori) su come riuscire a non dormire sui libri
Addio vacanze. In questi giorni i nostri eroi sono rientrati in aula. Portano in groppa lo zaino con penne, colori e i nuovi libri di testo su cui dovranno impegnarsi fino a giugno.
In prima tutto è nuovo. Nelle classi successive ci si ritrova dopo tre mesi. L’insegnante apre il nuovo registro di classe e fa l’appello guardandoli uno per uno. Perbacco, pensa, quanto sono cresciuti. Eh sì, siamo un anno avanti.
Il primo quarto d’ora è dedicato al discorsetto introduttivo. Al "Ben ritrovati. Ragazzi, si riparte. Chi ben comincia... Non siamo qua per scaldare i banchi. Fin da ora vi chiedo attenzione al mattino e al pomeriggio olio di gomito per studiare e fare i compiti. Non siete più bambini. Un ragazzo con la testa sulle spalle deve saper programmare i propri impegni e i propri tempi. Datevi un orario seguendo giorno per giorno gli impegni, diario alla mano su cui scriverete con diligenza, il tema delle lezioni del mattino e i compiti per il pomeriggio".
Le vacanze sono una ricreazione lunga tre mesi. E’ finita. Ora si torna sui libri. Tv, play, danza e pallavolo vanno inquadrati con il vostro primo dovere quello della scuola. La sera a letto presto e sveglia di buon mattino. Molti ragazzi che durante le vacanze sono abituati ad alzarsi tardi rischiano le levatacce che possono compromettere il rendimento scolastico. La prima cosa che dovete fare da subito è recuperare un ritmo che vi permetta di dormire almeno otto ore. Questo è il tempo medio per un sano riposo che permetta di affrontare con mente sveglia, giornate di scuola in cui servono attenzione e concentrazione.
Non solo dormire poco ma anche dormire male altera il nostro umore e la capacità di concentrazione e la percezione di ciò che accade.
Il sonno, la memoria e l’apprendimento sono fenomeni complessi e delicati.
Come funzionano? Molte domande sono ancora senza risposta. Le ricerche degli ultimi anni hanno hanno sottolineato come la quantità e la qualità del sonno possono influenzare i processi cognitivi oltre che esporre a gravi rischi per la salute tutto il corpo chi non dorme abbastanza.
Lo sappiamo tutti, quando dormiamo poco ci alziamo con le ossa rotte e tutto il giorno siamo svogliati e distratti; figurarsi poi chi deve prestare per ore attenzione alle lezioni e poi stare sui libri e fare i compiti.
Il ragazzo ancora assonnato è svogliato, poco lucido, incapace di concentrarsi, di comprendere e di ricordare ciò che sente o che legge.
Per qualcuno l’impatto con la scuola al rientro può essere faticoso, problematico. Non si può partire in quarta per questo è necessario cominciare con gradualità nelle lezioni e nelle interrogazioni cercando di coinvolgervi, di interessarvi personalmente. La scuola non è solo un peso, una fatica ma è pure un’avventura che ci porta a conoscere ogni giorno qualcosa di nuovo.
Chi va a scuola deve essere capace di apprendimento e avere una buona memoria. Sì, ma come funzionano?
La formazione di una conoscenza è, secondo la psicologia corrente, un meccanismo che funziona in tre fasi. Anzitutto l’acquisizione dell’informazione che tocca il livello emotivo che registra il dato e lo inserisce nel contesto delle conoscenze precedenti. Segue il consolidamento, cioè la fissazione collegando i dati acquisiti con criteri di affinità o di logica. Quando il cervello è sveglio e reattivo, apprendere, ricordare, ragionare viene da sé come l’andare in bicicletta o il suonare il pianoforte. Invece quando dormiamo poco la capacità di localizzare e di concentrarsi su un’informazione cala. E perdiamo anche l’agilità per accedere a informazioni già consolidate nella memoria.
L’acquisizione di nozioni e il fissaggio nella mente richiede che i neuroni instaurino tra loro connessioni attraverso le quali trasmettersi l’impulso nervoso. Quando dormiamo il cervello va in reset ed elimina il cumulo di connettività che altrimenti sarebbe in sovraccarico.
Cosa succede allora quando il sonno è breve e non profondo?
Secondo uno studio dello psichiatra Christoph Nissen il non riposo ingorga questo delicato meccanismo e al risveglio le connessioni fra gli impulsi neuronici sono rallentate e confuse.
Molti credono che un buon caffè basti per mettersi in forma. Illusi. La tazzina dà una carica di efficienza, ci dà grinta, ma la materia grigia è un’altra cosa, ha altre leggi. Se non le rispetti, la tua intelligenza e la tua memoria ne hanno gravi danni come avviene in un computer andato in tilt.
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