Il grande rientro
Settembre è il momento in cui ricominciano molte cose. Si rientra al lavoro dalle ferie. E gli studenti tornano sui banchi di scuola.
L’ultimo abbraccio alla famiglia conosciuta sulla spiaggia; il ginocchio appoggiato sulla valigia per aiutare a chiuderne il pancione rappresentato dal volume inspiegabilmente lievitato; passaporto e biglietto consegnati al bancone, ed eccoci con uno sguardo di nostalgia che vola oltre l’oblo dell’aereo, istantanee dei minuti finali che accomunano un po’ tutti i forzati del rientro in città per ferie terminate e ritorno alla realtà. -
Per milioni di italiani questi giorni d’inizio settembre sono momenti di addii alle beate vacanze. A risentirne sarà soprattutto il loro spirito costretto a sintonizzarsi con la routine di doveri e orari che avevano lasciato ben volentieri prima. Come affrontare questo momento di transizione senza traumi e scossoni riscoprendo anche il bello del normale? Su un noto quotidiano ho trovato alcuni utili consigli del dottor Gabriele Miceli, docente dei neuro psicologia
Il dispiacere nel salutare i luoghi di villeggiatura dipende dal fatto che lasciamo un posto in cui ci siamo trovati più liberi, senza impegni e responsabilità. Le vacanze sono un momento di rottura con la routine di tutti i giorni. Gli orari, gli impegni vengono messi da parte e c’è la sensazione di vivere in un mondo diverso, più vicino ai propri desideri. Purtroppo questo è possibile solo per periodi brevi. che rapidamente hanno termine. Il piacere per l’interruzione di questi momenti è ovvio e dipende da una combinazione di fattori, collegati al tipo di vacanze fatto (una vacanza dedicata al riposo, al divertimento, a un tipo di attività naturalmente stimolanti, ecc.)
Se potessimo buttar via il biglietto di ritorno e restare nel logo di vacanza, saremmo davvero più felici?
Se la vacanza ha corrisposto alle nostre aspettative, probabilmente sì. Per un po’ di tempo questa opportunità sarebbe vissuta come un regalo imprevisto, improbabile. Però che questa sensazione possa durare a lungo è impossibile. Al termine dell’estate i luoghi di ferie si spopolano e tutti quelli che abbiamo incontrato rientrano nella loro quotidianità.
All’inizio, restare nel luogo delle vacanze, può sembrare un sogno ad occhi aperti. La prospettiva di riprendere le attività lavorative o scolastiche può sembrare come tornare in gabbia dopo un periodo in cu siamo stati uccelli di bosco.
Però il luogo in cui lavoriamo o la scuola è dove abbiamo rapporti sociali consolidati che riempiono la nostra vita. Prima o poi ne sentiremo la mancanza.
Le ferie estive favoriscono le conoscenze. Ci troviamo casualmente nello stesso luogo con gente nuova con cui parlando si si possono coltivare interessi comuni, dialogare, diventare amici. Al rientro tutto può finire. Possiamo anche risentirci al telefono, mantenerci amici, darci appuntamenti per gite di gruppo, per conceri o eventi culturali. Soffre nel dire addio alle ferie solo chi non ha nulla di bello che lo aspetta.
Un pò di nostalgia c’è sempre, specialmente se le vacanze hanno corrisposto alle nostre aspettative, E dipende anche dalla situazione che pensiano di trovare al rientro. Prova ovviamente meno rimpianti chi si è preparato alle ferie senza attribuirvi poteri taumaturgici e le ha affrontate in modo maturo, senza pensare che in tre settimane scompaiano problemi che magari durano da mesi o da anni. Però una vacanza di due o tre settimane può permettere di recuperare le energie fisiche che consentono di affrontare con maggiore ottimismo le problematiche che ci attendono.
Tornare dalle ferie significa riprendere non solo i i problemi e i doveri ma anche i piaceri della vita di tutti i giorni. Anzitutto i famigliari, i colleghi di lavoro i "soliti" amici del tempo libero, i vicini di casa. E poi ci portiamo dentro "un pezzo di vacanza", foto.
La vacanza piacevole lascia una scia la cui durata dipende sia dalla durata delle ferie sia dalle emozioni che ci ha dato - facilmente se ne parla tra colleghi dIi lavoro, magari di interessanti luogho visitati, di esperienze che ci hanno sorpreso e continuiamo a ricordare.
Svuotare le valigie, tornare al lavoro non vuol dire andare in prigione, ai lavorio forzati.
In fondo anche in autunno e in inverno disponiamo del tempo libero nei fini settimana, nei lunghi pomeriggi prima che torni l’ora solare, nelle lunghe serate invernali. Vacanza vuol dire che non siamo fatti solo per lavorare e possiamo fare anche qualcosa che ci diverte e se uno ci pensa durante tutto l’anno può trovare spazi di libertà e di creatività, una camminata lungo il fiume del paese, la visita a un museo di scienze naturali, una camminata nel bosco. Basta mezz’ora d’auto e nelle nostre valli alpine c’è quanto di meglio uno può desiderare.
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