Costume e Società
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Scuola, alla fine del primo trimestre

Tempo di bilanci a scuola... Alcuni consigli per impostare bene la seconda parte dell'anno

L’Epifania le feste si porta via e con esse le vacanze natalizie. Alla ripresa delle scuole, dopo i primi tre mesi, è opportuna qualche verifica. Molti ragazzi sono più intelligenti di quanto non dicano i voti. Solo che non hanno un buon rapporto con lo studio. Al pomeriggio stanno magari ore sui libri senza imparare gran che. A questo  proposito sto leggendo un bel libro, "La voglia di studiare" di Massimo Piatteli Palmarini, edizioni Mondadori. Secondo l’autore, gli scolari a volte imparano poco perchè nessuno insegna loro un metodo di studio. Nel suo saggio, Piattelli Palmerini sostiene che a questo punto dell’anno, riprendendo in mano il diario dopo la pausa natalizia, i ragazzi ripartono con maggiore slancio, con più voglia di studiare. Siamo in gennaio, all’inizio di un nuovo anno. Aiutiamo i nostri ragazzi a valutare ciò che hanno appreso nei primi tre mesi e a rimettersi in cammino convinti che da ora fino a giugno impareranno un sacco di altre cose. Interessanti? Come, no! In questi giorni troviamo il tempo per sfogliare con loro i libri, nella parte già studiata e in quella che li attende. Vediamo con loro le illustrazioni e i titoli dei capitoli. Suscitiamo in loro curiosità e interesse per il percorso che si apre davanti loro. Diamogli delle giuste motivazioni per studiare, a ogni ragazzo quella giusta per lui. Non scoraggiamolo con continue critiche, con attese di ciò che supera la sua capacità, soprattutto affianchiamo i nostri figli nei momenti di difficoltà, mostriamo interesse per quanto stanno facendo, regaliamo loro un pò del nostro tempo, aiutiamoli a organizzare bene il lavoro in casa.
Il primo concetto che deve essere chiaro è che lo studio comincia a scuola e non a casa. Chi in classe segue con attenzione avrà meno da lavorare a casa. Se lo studente non è stato attento, non sarà in grado di seguire il percorso proposto dall’insegnante e si perderà nel testo che parla di tante altre cose che gli creano una gran confusione mentale.
Altra regola ovvia ma non sempre rispettata da chi studia: i compiti vanno fatti dopo aver studiato le regole assegnate e non prima.
La difficoltà più grossa viene dalla necessità di saper organizzare il proprio lavoro. In questo ambito è impotante l’aiuto dei genitori. Se lo fanno da soli rischiano di trovarsi in difficoltà. E’ ovvio che lo studio va distribuito. Se il lunedì mattina è il giorno con le materie più pesanti, non si può pretendere di iniziare a fare i compiti la domenica pomeriggio dopo la partita. Per visualizzare gli impegni e le ore a disposizione dello studio è sicuramente utile compilare insieme ai figli uno specchietto settimanale, sul quale segnare i giorni con le attività extra scolastiche, il tempo che possono dedicare allo studio e quello riservato al relax, E’ ovvio infatti che un ragazzo che torna a casa alle 13.30 non potrà iniziare i compiti alle 14. Sullo specchietto metteremo quindi l’inizio alle 15 in maniera da poter andare alle 17 al corso di pallavolo.
Ogni persona deve poi trovare i ritmi di lavoro: c’è chi chi studia facilmente solo se si è ben rilassato nel primo pomeriggio e chi invece ha bisogno di alternare nello stesso pomeriggio studio e merendine, televisione e gioco. I consigli dei pedagogisti sono di cominciare con i lavori più difficili e non, come comunemente accade, con quelli più semplici, studiando ovviamente le regole prima di svolgere gli esercizi. E’ proficuo inoltre alternare 50 minuti di studio a 10 di intervallo. Dopo ore e ore di studio è però necessaria una pausa di una o due ore in cui muoversi. Indicazione molto sana ma che le stesse scuole non seguono, salvo lamentarsi poi che i ragazzi alla quinta ora sono irrequieti.
E l’ambente dove si studia è importante? Certo che sì. C’è chi riesce a prepararsi anche in treno, ma è evidente che l’ambiente influisce sulla concentrazione dello studente. I genitori cercano di offrire ai figli un ambiente adatto. Il primo consiglio è che ci sia in casa un ambiente, uno spazio dell’appartamento (non importa se non è una cameretta, una scrivania è sufficiente) dedicato allo studio. Deve essere ben illuminato: l’ideale per chi usa la destra per scrivere è che la luce provenga da sinistra e non lasci zone d’ombra. La distanza fra l’occhio e il piano di lavoro deve aggirarsi sui 30 centimetri. La sedia va posta vicino al ripiano in modo da non lavorare quasi coricati. Meglio è una sedia da ufficio a tavolino.
Qualche ragazzo si corica o si stende sul divano per leggere. Può essere per una lettura rilassante e diversiva ma per studiare conviene privilegiare la classica posizione a tavolino. La scrivania permette di accedere agli strumenti di lavoro semplicemente a portata di mano. Gli strumenti indispensabili sono l’atlante, il dizionario, la biro per prendere nota, la matita o l’evidenziatore per sottolineare le cose da ricordare, questo lo aiuta molto nella comprensione del testo e nel ritenere ciò che veramente serve.
E i genitori? Evitino le paternali e i predicozzi fumosi sulla necessità dello studio. Imparare non consiste nell’ingozzarsi controvoglia di nozioni ma nell’avventura di conoscere tante cose nuove. Il genitore intelligente si ferma accanto al figlio chiedendogli curioso: "Che stai imparano di bello?". L’interesse affettuoso per i suoi studi aumenterà la sua autostima e il suo impegno personale.

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