Commento al Vangelo
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Proclamarono che la gente si convertisse

Gesù "chiamò a sé quelli che voleva" (Mc 3,13). Non è perciò possibile stabilire che cosa Gesù cercasse nei dodici, quali fossero le qualità dei prescelti, dal momento che tutto è dipeso dalla volontà sovrana di Gesù

Parole chiave: Vangelo (126), Diocesi (190)
Proclamarono che la gente si convertisse

Mc 6,7-13
In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: "Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro". Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

Tematica liturgica
Marco scrisse che Gesù "chiamò a sé quelli che voleva" (Mc 3,13). Non è perciò possibile stabilire che cosa Gesù cercasse nei dodici, quali fossero le qualità dei prescelti, dal momento che tutto è dipeso dalla volontà sovrana di Gesù. Ha chiamato Pietro, generoso ma pasticcione; ha chiamato Tommaso, il "razionalista" ma fedele alla verità; Filippo, fedelissimo ma un po’ duro di testa, ecc. Gli esempi si possono moltiplicare. Sicuramente Gesù sapeva quello che faceva, anche quando scelse Giuda. In questo caso, la vocazione di Giuda ci appare come mistero. Esistono, tuttavia, queste vocazioni non umanamente comprensibili. Il vangelo ci dice che, di norma, in ogni vocazione ci sono due elementi di fondo: un’esperienza d’intimità con Dio e un invio in missione per annunciare il Regno. I discepoli, infatti, prima vennero chiamati da Gesù (Mc 3,13-18) perché stessero con Lui, e successivamente vennero mandati in missione a nome suo per annunciare il Regno (vangelo, Mc 6,7-13). Anche il profeta Amos (prima lettura, Am 7,12-15) ha vissuto la stessa esperienza. Pastore e incisore di sicomori, viene chiamato da Dio e viene inviato in missione profetica ai credenti del Regno di Israele. Certamente il chiamato può essere capace di collocare un valore aggiunto, secondo i carismi che Dio gli ha dato. Ma tale valore è "aggiunto" non "sostitutivo": il messaggio divino da portare alla gente deve restare integro. Tale messaggio, però, non è solo annuncio orale di una buona novità (eu-anghelion) a favore dell’uomo. Il messaggio è verbale e non verbale: proclamare la conversione, scacciare i demoni, prendersi cura degli ammalati. L’annuncio del vangelo è costituito da parole e opere: mai le une senza le altre. L’annuncio del Regno significa piantare il Regno tra gli uomini, sottraendo terreno al Male in ogni modo possibile:
far fare esperienza di salvezza, far incontrare l’uomo con Dio, aprire l’orizzonte della vita oltre la morte, togliere l’ignoranza, sottrarre campo alla sofferenza fisica e psicologica, combattere l’ingiustizia, aprire alla libertà, promuovere la fratellanza, ecc. La salvezza che Cristo è per tutti e tutti i credenti, secondo la propria vocazione, ne sono apostoli.

Dimensione letteraria
Testo biblico originale incomincerebbe in Mc 6,6b: "Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando". Questo emistichio fa da cerniera tra ciò che precede (rifiuto dei nazaretani) e ciò che segue (missione dei Dodici). Si tratta di un versetto che presenta Gesù come modello dei Dodici in missione. Il Lezionario sceglie come inizio Mc 6,7, ponendovi il solito incipit liturgico e aggiungendo il soggetto: "In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici...". La traduzione italiana ha livellato ogni tempo dei verbi. L’attuale traduzione dice: "In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due". Il testo greco, invece, sarebbe un po’ più tormentato: "Allora chiama a sé ("proskalèitai": presente) i Dodici, ed incominciò a mandarli ("erxato autous apostellein": aoristo, cioè un passato) a due a due". La ragione di questa mancata concordanza dei tempi potrebbe spiegarsi o con la congiunzione di due fonti, cioè due racconti diversi dello stesso episodio) o con la volontà ricongiungere episodio della vocazione dei Dodici  (Mc 3,13), dove si trova proprio il verbo "proskalèitai", "chiama a sé", con questo episodio della missione dove si trova lo stresso verbo con lo stesso tempo. Il brano biblico-liturgico si può dividere in tre parti: una prima sezione, narrativa (Mc 6,7-9), una seconda sezione, discorsiva (Mc 6,10-11) e una terza sezione, discorsiva (Mc 6,12-13). Mentre la prima sezione narrativa si ferma sulle caratteristiche esterne dell’apostolo o mandato, la sezione discorsiva precisa come vanno gestiti i rapporti tra apostolo e destinatari della predicazione. L’altra sezione narrativa è un sommario che riepiloga l’esecuzione della missione.

Esegesi biblico-liturgica
a. Il Maestro annuncia e realizza la potenza del Regno. Anche i Dodici - su mandato del Maestro - annunciano e realizzano il Regno, lottando contro "gli spiriti immondi" (v.7), combattendo contro la malattia (v.13b) e predicando la conversione (v.12). Essi continuano ciò che Cristo ha iniziato e fondato.
L’espressione "diede loro potere sugli spiriti immondi" va compresa in senso riassuntivo: i discepoli con la loro missione compiono l’opera di liberazione dell’uomo dal potere di Satana.
b. L’equipaggiamento dei mandati è quasi nullo. In questo modo diventava importante il messaggio e non la persona del predicatore. Il rifiuto del predicatore comportava da parte di costui lo scuotimento della polvere dai piedi (cfr Nm 5,17). Il suolo veniva considerato impuro per il rifiuto della salvezza.

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