Commento al Vangelo
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Domenica 27 ottobre, commento di don Renato De Zan

 Subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada

Domenica 27 ottobre, commento di don Renato De Zan

Mc 10,46-52

In quel tempo, 46 mentre Gesù partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. 47 Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». 48 Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». 49 Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». 50 Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. 51 Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». 52 E Gesù gli disse: «Va', la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.

 

Il Testo

 

1. Il testo evangelico originale è stato leggermente modificato. La Liturgia ha tolto l’espressione iniziale (“”E giunsero a Gerico…”) e ha aggiunto l’incipit (“In quel tempo….Gesù”). Il risultato non è tra i più felici perché viene messo sotto traccia il cammino di Gesù verso Gerusalemme (e verso il compimento del Mistero Pasquale) e, di conseguenza, la sequela di Bartimeo guarito dietro a Gesù perde il suo significato originario. Marco intendeva presentare Bartimeo come modello del discepolo. Dopo aver riacquistato la vista, il discepolo si pone al seguito di Gesù nella strada che porterà il Maestro alla mort e alla gloria.

 

2. Il testo del formulario evangelico si può dividere in tre momenti. Nel primo (Mc 10,46-48) leggiamo la presentazione di Bartimeo. Il medicante si rivolge a Gesù con una invocazione messianica, mentre la folla gli impedisce di avvicinare il Maestro. Nel secondo momento (Mc 10,49-52b) c’è la descrizione del miracolo. Gesù lo chiama, la folla aiuta il cieco ad avvicinarsi a Gesù che chiede al cieco che cosa desidera. E avviene il miracolo. Nel terzo momento (Mc 10,52c) troviamo una brevissima conclusione. Bartimeo, ora vedente, segue Gesù sulla strada verso Gerusalemme.

 

L’Esegesi

 

1. In Mc 10,46-52 si trovano due aramaismi (il nome Bartimeo, l’appellativo Rabbunì), assenti negli altri due sinottici. Questo particolare dice che Marco ha preso il racconto dalla tradizione e lo ha redatto senza troppi ritocchi. Il racconto di Bartimeo rappresenta uno stadio molto arcaico della trasmissione del testo.

Rabbunì è il titolo con cui Bartimeo risponde a Gesù. Non è scelto a caso. Si tratta dello stesso titolo con cui Maria Maddalena si rivolge a Gesù risorto, una volta riconosciuto come tale e non più scambiato come giardiniere. E’ il titolo che il credente dà a Gesù, quando, dietro all’uomo Gesù, scopre è che egli è molto più che uomo.

 

2. Prima di analizzar il testo, è bene ricordare alcuni elementi che ci aiutano a capire ciò che Gesù compie. Al lettore occidentale balza subito agli occhi la guarigione di una malattia. Il cieco adesso vede. Un orientale nella guarigione vede molto di più. La cecità impediva al cieco di leggere la Toràh. Ciò implicava una grave povertà di fede. Ne consegue che la guarigione è un dono della fede che Gesù compie nei confronti di Bartimeo. Chi, però, può donare la fede? Solo Dio. Il miracolo è pure una teofania. Infine, sappiamo che gli ebrei ritenevano la cecità un castigo per i peccati (si ridi quanto gli apostoli dicono del cieco in Gv 9,2: “Chi ha peccato, lui o i suoi genitori?”). LA guarigione viene letta come perdono dei peccati.

 

3. L’invocazione di Bartimeo verso Gesù esprime una confessione messianica (“Figlio di Davide, Gesù”) e una richiesta di guarigione e di perdono (“pietà di me”: cf Sal 51,1a). La risposta di Gesù è la chiamata. Gesù chiama colui che non può vederlo, per mezzo di chi vede, la folla. Il simbolismo è chiaro: Gesù chiama per mezzo di coloro che vedono (simbolo dei credenti). I vocaboli adoperati dalla folla per chiamare Bartimeo sono gli stessi adoperati da Gesù per dare coraggio ai discepoli in pericolo (“Coraggio”: cf Mc 6,50), per indicare il comando di guarigione sui malati (“alzati”: cfr Mc 2,9.11; 3,3; 9,27) o quello di resurrezione per i morti (“alzati”: cf Mc 5,41).

 

4. In Mc 10,52 c’è una frase che, a una lettura non attenta, potrebbe sfuggire, mentre si tratta di una frase che offre uno dei significati fondamentali dell’episodio evangelico della guarigione di Bartimeo: “E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada” In greco, “strada” si dice “odòs”. L’evangelista di proposito usa questo vocabolo perché nel cristianesimo primitivo indicava il cristianesimo stesso. Si veda quanto Luca (At 9,2) dice a proposito di Saulo “autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme tutti quelli che avesse trovato, uomini e donne, appartenenti a questa Via” (in greco, “odòs”). Bartimeo, dunque, non è solo un cieco che viene guarito. La sua guarigione gli permette di seguire Gesù lungo la “strada”, di essere, cioè, suo discepolo.

 

5. è molto strano il ruolo della folla. Inizialmente “molti lo rimproveravano perché tacesse”. Dopo l’intervento di Gesù “Chiamarono il cieco, dicendogli: Coraggio! Alzati, ti chiama”. In pochi tratti Marco ha dipinto l’atteggiamento contraddittorio di chi sta accanto al credente. Per questo motivo il credente apprezza l’aiuto che proviene dagli altri, ma sa anche stare in piedi da solo quando gli altri remano contro di lui.

 

Il Contesto Liturgico

 

La prima lettura illustra l’opera salvifica di Dio che riporta a casa gli esuli da Babilonia (Ger 31,7-9), mentre la Colletta propria contiene un amalgama di temi provenienti dalla seconda lettura (“sacerdote compassionevole”) e dal vangelo (“ascolta il grido della nostra preghiera”; “tutti gli uomini vedano in lui il dono della tua misericordia”). Non c’è allusione alla prima lettura e non c’è allusione alla sequela del discepolo.

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