Commento al Vangelo
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Domenica 26 aprile, commento di don Renato De Zan

Come i discepoli di Emmaus camminiamo desolati... Ma sapremmo riconoscerLo?

Parole chiave: Emmaus (1), Vangelo (126), De Zan (47), Diocesi (190)
Domenica 26 aprile, commento di don Renato De Zan

Lc 24,13-35 (forma riassuntiva)
Ed ecco in quello stesso giorno due dei discepoli erano in cammino per un villaggio di nome Emmaus. Mentre discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti di riconoscerlo. Ed egli disse loro: "Che cosa sono questi discorsi che state facendo fra voi lungo il cammino?". Uno di loro gli disse: "Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?". Domandò: "Che cosa?". Gli risposero: " Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberto Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto". Disse loro: "Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?". E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio, essi insistettero: "Resta con noi perché si fa sera". Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Partirono senz’indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri i quali dicevano: "Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone". Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

Tematica liturgica
Sarebbe qualcosa di straordinario se il Risorto apparisse a noi. Ma stiamo tranquilli. Non lo riconosceremo. Maria Maddalena amava moltissimo Gesù, lo ebbe davanti, dialogò con Lui e non Lo riconobbe. Solo dopo che Gesù la chiamò per nome, Maria riconobbe Gesù Risorto (Gv 20,14-16). Quando apparve ai discepoli costoro lo scambiarono per un fantasma e furono pieni di paura (Lc 24,37): eppure lo conoscevano bene. Al lago di Tiberiade, il Risorto viene riconosciuto dal discepolo che Gesù amava, ma egli non era facilmente riconoscibile. L’evangelista fa una annotazione che spesso non viene spiegata: "E nessuno dei discepoli osava domandargli: "Chi sei?", perché sapevano bene che era il Signore" (Gv 21,12). Anche ai discepoli di Emmaus capitò lo stesso. Solo dopo che lo "sconosciuto" spiegò le Scritture e compì lo stesso gesto dell’Eucaristia, riconobbero il Risorto. Eppure lo avevano ascoltato e avevano camminato con lui circa due ore. Perché questo? L’autore della conclusione del vangelo di Marco, timidamente lo dice: "Apparve sotto altro aspetto" (Mc 16,12). Il volto del Risorto è cambiato come era cambiato il volto del Trasfigurato (cf Lc 9,29: "Il suo volto cambiò d’aspetto"). I discepoli di Emmaus (vangelo di oggi, Lc 24,13-35) per riconoscerlo hanno compiuto un percorso di comprensione. Inizialmente i "loro occhi erano incapaci di riconoscerlo". Hanno tentato attraverso le loro riflessioni umane di capire qualche cosa di ciò che era accaduto (Lc 24,15: "discorrevano e discutevano insieme"). Il passaggio decisivo avviene quando Gesù, associatosi al loro cammino, "spiegò -"diermenèusen" - loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui" (Lc 24,27). "Dia-ermenèuo" indica una spiegazione intellettuale e non devozionistica della Parola di Dio. C’era bisogno che capissero, diversamente non avrebbero potuto fare il salto del riconoscimento. Il "Segno" va riconosciuto, ma bisogna averne la chiave. Il discepolo che Gesù amava vide le tele della sindone afflosciate - altro "Segno" -, vide e credete perché aveva capito la Scrittura. Pietro e la Maddalena, no. Il Risorto, oggi come alle origini, non può essere colto in maniera immediata, ma solo in modo "mediato": attraverso la "Parola" (discepoli di Emmaus, Maria Maddalena) e il "Segno" (discepoli di Emmaus, discepoli di Gerusalemme, discepoli in riva al lago di Tiberiade). Il cristiano non deve dimenticare che "Parola" e "Segno" sono gli elementi di ogni celebrazione sacramentale. Nel fine della petizione della Colletta odierna si ricorda questa grande verità: "…Perché nella celebrazione del mistero eucaristico riconosciamo il Cristo crocifisso e risorto, che apre il nostro cuore all’intelligenza delle Scritture, e si rivela a noi nell’atto di spezzare il pane".

Dimensione letteraria
Il testo biblico e il testo biblico-liturgico del vangelo (Lc 24,13-35) sono uguali. Sotto il profilo letterario l’episodio è composto da cinque scene. Nella prima, vengono presentati i due discepoli -marito e moglie? - che si allontanano da Gerusalemme (Lc 24,13-14). Nella seconda compare Gesù e si associa ai due (Lc 24,15-24), ma i loro occhi erano impossibilitati a riconoscerlo. Nella scena centrale (Lc 24,25-30), Gesù pone in essere la comprensione della Parola e la manifestazione del Segno. Nella quarta (Lc 24,31-32), si aprono loro gli occhi, ma Gesù sparisce. Nella quinta scena (Lc 24,33-35) ritornano da dove erano partiti e ritrovano i fratelli.

Riflessione biblico-liturgica
La lettura di fede della Scrittura si avvale della scienza esegetica, va fatta nel massimo rispetto della individualità storico-letteraria di ogni brano, la teologia che ne deriva ha sempre Cristo come criterio interpretativo perché egli è già presente nell’Antico Testamento come promessa e nel Nuovo si manifesta come realizzazione.

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