Commento al Vangelo
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Domenica 19 giugno: Corpus Domini

L’Eucaristia è primariamente celebrazione del mistero Pasquale (morte e resurrezione del Signore). Gesù dice con chiarezza: “Fate questo in memoria di me”. Si tratta di un’espressione che contiene il vocabolo “anamnesis” che significa “memoria attuativa di ciò che si ricorda”

Domenica 19 giugno: Corpus Domini

 

Lc 9,11b-17

In quel tempo, Gesù 11 prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. 12 Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». 13 Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». 14 C'erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». 15 Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. 16 Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. 17 Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

 

Tutti mangiarono a sazietà

 

Tematica liturgica

 

1. Nel 1047 ci fu una forte polemica sulla natura dell’Eucaristia tra Berengario di Tours da una parte e diversi teologi dall’altra. Tra i teologi vanno ricordati Lanfranco di Canterbury, Ugo di Langres, Adelmanno di Liegi, Algero di Liegi e, da ultimo, Alberico di Montecassino. Ci furono diversi concili locali che condannarono la dottrina di Berengario; dottrina, che Berengario abbandonò, sottoscrivendo un atto di fede (1078 e 1080) molto chiaro in cui affermava che il pane diventa il vero corpo di Cristo e il vino, il vero sangue.

 

2. Nel 1261 l’arcidiacono Jakob Pantaleon venne eletto papa con il nome di Urbano IV. Egli era stato confessore della mistica Giuliana di Liegi, devotissima all’Eucaristia e alla nuova pratica dell’adorazione eucaristica. Nel 1264 con la bolla “Transiturus de hoc mundo” il pontefice istituì la festa del “Corpus Domini” per la Chiesa universale. Ciò venne incontro a bisogni “teologici” e “devozionali”. Gli studiosi ritengono che il papa fu indotto a pubblicare la bolla da due persone e da un avvenimento. Le persone sono Giuliana di Liegi e la mistica Eva di Liegi. L’avvenimento è l’episodio capitato a sacerdote Pietro da Praga, a Bolsena: il dubbioso sacerdote si trovò tra le mani un’ostia sanguinante (1263). La festa, però, non si diffuse subito. Bisognò aspettare il sec. XIV perché venisse accolta dalla pietà popolare. Sembra che la processione eucaristica fosse stato il veicolo pastorale per la diffusione della festa.

 

3. Un episodio simile a quello di Bolsena potrebbe essere capitato - ma ne sappiamo ancora troppo poco - nella nostra diocesi, a Gruaro nel 1294. Nel 1330 i conti di Valvasone ottennero il privilegio di custodire la tovaglia macchiata di sangue e la particola. Per queste reliquie nel sec. XIV venne costruita a Valvasone la Chiesa del Santissimo Corpo di Cristo.

 

4. L’Eucaristia è primariamente celebrazione del mistero Pasquale (morte e resurrezione del Signore). Gesù dice con chiarezza: “Fate questo in memoria di me”. Si tratta di un’espressione che contiene il vocabolo “anamnesis” che significa “memoria attuativa di ciò che si ricorda”: avviene - in forme sacramentali - ciò che si ricorda.

 

Dimensione letteraria

 

1. La formula biblica del vangelo è stata impoverita dei versetti Lc 9,10-11a dove si narra il ritorno degli apostoli dalla missione, la folla che accorreva e Gesù che l’accoglieva, parlava ad essa e guariva i malati. Il messaggio del testo evangelico originario è forte: prima c’è la predicazione della Parola e poi il miracolo dei pani e dei pesci.

 

2. Il testo originale di Lc 9,11b dice: “prese a parlare loro del regno di Dio”. La formula liturgica, invece, dice: “In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio”. Il testo si suddivide in quattro unità. Prima c’è la preparazione dello scenario (Lc 9,11), segue un dialogo tra Gesù e i suoi discepoli (Lc 9,12-15). In terzo luogo si trova il miracolo (Lc 9,16) e, infine, la conclusione: tutti hanno mangiato a sazietà e sono avanzate 12 ceste di pane e di pasce non consumati (Lc 9,17).

 

Riflessione biblico-liturgica

 

1. I gesti compiuti da Gesù nel miracolo dei pani e dei pesci sono gli stessi che Gesù compirà nell’ultima cena e nella sera di Emmaus: prese i pani, recitò la benedizione (rese graze), li spezzò e li diede. Il legame tra i tre gesti è innegabile. Gesù è colui che dona il pane della vita. E il pane della vita è lui stesso. In Gv 6,51 Gesù afferma: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”. Poco più avanti toglie ogni dubbio (Gv 6,55): “Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda”. Pane e vino non sono simboli, ma sono realmente il corpo e il sangue di Cristo. S. Ignazio di Antiochia (morto verso il 110) affermava nella lettera ai cristiani di Smirne che l’Eucaristia “è la carne del nostro Salvatore Gesù Cristo, che ha patito per i nostri peccati e che il Padre, per sua benignità, ha risuscitato”.

 

2. Gesù ha scelto di istituire l’Eucaristia durante la cena della Pasqua ebraica. Per il mondo ebraico “mangiare insieme” aveva un significato profondo. Implicava l’accoglienza dell’altro per ciò che era e non per ciò che noi avremmo voluto che fosse. Significava fare memoria delle opere di Dio nel passato. Ma il dato più importante riguardava il “mangiare con il Messia”. Il credente avrebbe avuto la certezza di partecipare al banchetto eterno del cielo.

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