Commento al Vangelo
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Domenica 19 dicembre, commento di don Renato De Zan

Maria va da Elisabetta che la accoglie così: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo"

Domenica 19 dicembre, commento di don Renato De Zan

19.12.2021. 4° domenica di Avvento -C

 

Lc 1,39-45

39 In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. 40 Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41 Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo 42 ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43 A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? 44 Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. 45 E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

 

 

Tematica liturgica

 

1. Nella prima domenica dai Avvento la comunità è stata chiamata ad attendere la Parusia, il ritorno ultimo di Gesù. Nella seconda domenica, con la figura del Battista, la comunità è stata chiamata a preparare la via del Signore. Nella terza domenica il Battista ha invitato coloro che attendevano il Messia a praticare la condivisione, la giustizia e la non-prevaricazione. Il cammino di Avvento si è progressivamente trasformato: dall’attesa escatologica si è passati alla memoria dell’attesa messianica. E la quarta domenica?

 

2. Il clima offerto dalla tematica biblico-liturgica della quarta domenica di Avvento, anno C, è ormai natalizio. La prima lettura (Mi 5,1-4a) profetizza Betlemme come il villaggio di Giuda dove la Vergine darà alla luce il suo Bambino, mentre la seconda lettura (Eb 10,5-10) illustra il filo rosso che congiunge il Mistero dell’Incarnazione (“...un corpo invece mi hai preparato...Ecco io vengo…per fare la tua volontà”) con il Mistero Pasquale di morte e resurrezione del Messia (“Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell'offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre”).

 

3. In questa domenica Maria è la figura che guida la comunità nella preparazione dell’Avvento, inteso oggi come memoria della venuta del Verbo nella carne. I credenti hanno bisogno di riscoprire la fede come legame dell’umano con il divino, dello storico con il trascendente, del materiale con lo spirituale. Diversamente è difficile per i credenti comprendere perché Dio si fa uomo, il Trascendente si fa storico, lo Spirituale assume la materia e l’Eterno condivide la finitudine con noi.

 

4. Maria sentì il bisogno di seguire le parole dell’Angelo (“Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio”). Il “segno” è fondamentale per la fede. Un segno era stato dato a Mosè nell’esperienza del roveto ardente ( Es 3,12), un altro segno era stato dato a Gedeone (Gdc 6,36-40), un segno sarà dato ai pastori di Betlemme (Lc 2,12). Lo stile di Dio non cambia. Anche nella vita dei credenti di oggi Dio semina i suoi segni, discreti, che hanno bisogno solo di essere scoperti e capiti, come Maria fece andando dalla sua parente Elisabetta.

 

Dimensione letteraria

 

1. Testo biblico e testo biblico-liturgico del vangelo (Lc 1,39-45) sono uguali. Dalla pericope di Lc 1,39-56, la Liturgia ha voluto di proposito escludere la conclusione naturale della pericope (Lc 1,46-56: il canto del magnificat e l’annotazione del v. 56: “Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua”). La Liturgia vuole concentrare l’attenzione su Maria, che ha saputo accogliere in sé il mistero del Dio che si fa uomo, il mistero dell’ “impossibile secondo l’uomo” che diventa “possibile a Dio”.

 

2. Di notevole valore filologico è il termine “Kyrios-Signore” adoperato da Elisabetta. In un primo momento viene adoperato per indicare Gesù (“A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?”), mentre in un secondo momento viene adoperato per indicare Yhwh (“E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto”). Stesso nome per indicare Gesù e Dio. L’intenzione di Luca è chiarissima: Maria è madre di Gesù, uomo e Dio. Dire che Maria è “Theotòkos” (madre di Dio) corrisponde alla verità evangelica.

 

Riflessione biblico-liturgica

 

1. Nel loro incontro, Maria ed Elisabetta diventano rivelazione l’una per l’altra. La maternità di Elisabetta è “segno” per Maria. Anche Maria, però, è “segno” per Elisabetta. Alla voce della Vergine il bimbo di Elisabetta le sussulta “di gioia” nel grembo materno come ha sussultato e ballato il re Davide di fronte all’arca dell’alleanza (cf. 2Sam 6,16: “Vide il re Davide che saltava e danzava dinanzi al Signore…”). Da qui nasce l’invocazione a Maria: Arca dell’alleanza prega per noi.

 

2. In questo avvenimento il ruolo dello Spirito è discreto e possente. Lo Spirito è il creatore della maternità della Vergine, ma è anche colui che colma Elisabetta perché diventi “profeta” e così sia capace di proclamare la maternità di Maria. Solo con il dono dello Spirito si può comprender il mistero della maternità della Vergine.

 

3. Quanto appena detto è il motivo che ha ispirato l’autore della Colletta generale Solo con la grazia di Dio si può accogliere il mistero dell’Incarnazione, strettamente legato - secondo la lettera agli Ebrei (seconda lettura) - al Mistero Pasquale: “Infondi nel nostro spirito la tua grazia, o Padre: tu, che all’annuncio dell’angelo ci hai rivelato l’incarnazione di Cristo tuo Figlio, per la sua passione e la sua croce guidaci alla gloria della risurrezione…”.

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