Commento al Vangelo
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Domenica 12 febbraio, commento di don Renato De Zan

La vostra giustizia deve essere superiore a quella degli scribi e dei farisei

Domenica 12 febbraio, commento di don Renato De Zan

Mt 5,17-37 (testo riassunto)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «17 Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento….. 19 Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti…sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli. 20 Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. 21 Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai…22 Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio…. 23 Se dunque tu presenti la tua offerta all'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, 24 lascia lì il tuo dono davanti all'altare, va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.… 27 Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio. 28 Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore….31 Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l'atto del ripudio”. 32 Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all'adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio. 33 Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso…34 Ma io vi dico: non giurate affatto… 37 Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno».

 

Il Testo

 

1. Subito dopo le Beatitudini, il testo evangelico di Matteo prosegue con le due metafore del sale e della luce (Mt 5,13-16 = vangelo della settimana scorsa), con la pericope dell’adempimento dell’AT (Mt 5,17-19) e con la pericope delle antitesi (“Avete inteso che fu detto…” / “Ma io vi dico…”: Mt 5,20-48). La formula liturgica del vangelo odierno è composta dalla pericope dell’adempimento e da una parte cospicua della pericope delle antitesi: Mt 5,17-37. Il resto del testo delle antitesi (Mt 5,38-48) verrà proclamato domenica prossima.

 

2. La formula evangelica è preceduta da un ampio incipit (“In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli”) che chiarisce chi sia il mittente e chi sia il destinatario delle parole bibliche. La formula, poi, è suddivisibile in due momenti importanti: la pericope dell’adempimento (Mt 5,17-19) e la pericope delle quattro antitesi (omicidio, adulterio, ripudio e giuramento: Mt 5,20-37).

Il vangelo di oggi ha la forma normale (Mt 5,17-37) e la forma breve (Mt 5,20-22a.27-28.33-34a.37). Se non ci sono motivi seri di ordine pastorale, è preferibile proclamare la forma normale (cfr (Praenotanda dell’Ordo Lectionum Missae 1981, n. 80).

 

L’Esegesi

 

1. La pericope dell’adempimento (“dare pieno compimento”) ruota attorno al verbo “pleròo” che può indicare due cose: il completamento di qualche cosa di non finito e l’adempimento di una profezia. I due significati non vanno separati. Gesù, infatti, non abolisce l’Antico Testamento, ma lo porta a completa maturazione. Inoltre, il Maestro adempie quanto era stato profetizzato nell’AT. Inoltre, bisogna tener presente che i “minimi precetti” non sono quelli presenti nell’AT, ma quelli che Gesù sta per proporre.

 

2. Gesù ha un rapporto diversificato con l’Antico Testamento. Alcuni aspetti dell’Antico Testamento li fa propri secondo un principio di continuità (vedi, per esempio, l’unicità di Dio). Altri aspetti invece Gesù li adempie (profezie che il Maestro realizza). Ci sono, poi, degli aspetti dell’AT che Gesù completa secondo il principio del perfezionamento (vedi per esempio, l’assemblea cultuale o il discepolato). Infine ci sono altri aspetti che Gesù sopprime (vedi per esempio, il valore dell’osservanza della Legge come criterio di salvezza).

 

3. Nelle quattro antitesi odierne il Maestro propone la propria autorità (“Ma io vi dico”) come superiore all’autorità delle parole dell’Antico Testamento. Si tenga anche presente come nelle antitesi Gesù adoperi il genere letterario del paradosso. Si tratta di un modo di esprimersi estremizzato che sorprende e che va contro l’opinione comune. Il messaggio di fondo, tuttavia, resta molto chiaro. Nella formula odierna i temi sono l’omicidio, l’adulterio, il ripudio e il giuramento.

4. Quanto viene detto per l’omicidio sottintende che non è importante solo il rispetto della vita dell’altro (“Non ucciderai”), ma anche la sua dignità (non dire stupido o pazzo) e l’armonia con lui (non adirarsi, riconciliarsi). L’armonia con il prossimo è superiore all’atto di culto. Il rispetto del matrimonio dell’altro (“Non commetterai adulterio”) è un assoluto, ma è anche altrettanto un assoluto la correttezza dell’atteggiamento mentale interiore (non guardare una donna per desiderarla). Anche il rispetto del proprio matrimonio è un assoluto e i problemi non si risolvono con il libello di ripudio che il marito può dare alla moglie (ma la moglie non può dare al marito). I rapporti interpersonali, infine, non si fondano sulle parole (giuramenti), ma sulla sincerità e la fiducia della persona. Non è ingenuità ma richiamo alla dignità della persona.

 

Il Contesto Liturgico

 

1. La pericope biblica del Siracide sulla libertà umana è delimitata in Sir 15,11-20. La Liturgia ha scelto per la formula della prima lettura il testo di Sir 15,15-20, tralasciando i vv. 11-14 (Dio ha lasciato l’uomo libero e non ha bisogno del peccatore). Nei versetti scelti, invece, il sapiente “illustra” la libertà umana: “Egli ti ha posto davanti fuoco e acqua: là dove vuoi tendi la tua mano”.

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