Commento al Vangelo
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Domenica 1 settembre, commento di don Renato De Zan

La radice del bene e del male si trova dentro all’uomo

Domenica 1 settembre, commento di don Renato De Zan

01.09.2024 - 22° T.O. - B

 

Mc 7,1-8.14-15.21-23

In quel tempo, 1 si riunirono attorno a lui i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. 2 Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate 3 – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi 4 e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, 5 quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?». 6 Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. 7 Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini. 8 Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». 9 E diceva loro: «Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. 10 Mosè infatti disse: Onora tuo padre e tua madre, e: Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte. 11 Voi invece dite: “Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio”, 12 non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. 13 Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte». 14 Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! 15 Non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall'uomo a renderlo impuro». 16 17 Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. 18 E disse loro: «Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell'uomo dal di fuori non può renderlo impuro, 19 perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?». Così rendeva puri tutti gli alimenti. 20 E diceva: «Ciò che esce dall'uomo è quello che rende impuro l'uomo. 21 Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, 22 adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. 23 Tutte queste cose cattive vengono fuori dall'interno e rendono impuro l'uomo».

 

La radice del bene e del male si trova dentro all’uomo

 

Il Testo

 

1. Il testo eclogadico (fatto da versetti scelti) di Mc 7,1-8.14-15.21-23, un po’ lungo, dice che la Liturgia ha voluto eliminare alcune cose. Tale scelta ha comportato la cancellazione di tre elementi: l’esempio del Korbàn (Mac 7,9-13), la prima parte dell’istruzione privata di Gesù ai Discepoli (Mc 7,17-20) e il versetto Mc 7,16, che crea problemi di critica testuale. Nella formula evangelica la Liturgia sostituisce l’avverbio “allora” (originale) con “In quel tempo…..Gesù”. Nonostante questo, il brano è ben strutturato. Al v. 6 c’è una espressione significativa (“quei farisei e scribi lo interrogarono”) che si ripete con soggetti diversi al v. 17 (“i suoi discepoli lo interrogavano”). Il testo, dunque si divide in tre parti: Mt 7,1-8.14-15 (interrogazione degli scribi e dei farisei) e Mt 7,17-23 (interrogazione dei discepoli). In mezzo, v. 14, c’è la parola di Gesù verso la folla.

 

2. L’interrogazione degli scribi e dei farisei è preceduta da una lunga descrizione esemplificativa di come venisse rispettata la tradizione degli uomini sulla purità (vv. 2-4). Alla loro domanda, Gesù risponde in due tappe. Nella prima (v. 6-8) Gesù cita un testo di Isaia (Is 29,13) per enucleare il problema: voi onorate Dio con le labbra, seguendo precetti umani, ma il vostro cuore è lontano da Lui. Nella seconda tappa Gesù chiarisce meglio l’errore dei suoi interlocutori: per osservare la tradizione umana essi rifiutano il comandamento di Dio. L’esempio successivo è chiarissimo. I soldi con cui aiutare i genitori - promessi al tempio, ma ancora in mano al figlio - sono blindati, secondo i precetti umani. Non possono essere dati ai genitori bisognosi. Eppure il comandamento dice “Onora tuo padre e tua madre”. L’osservanza della tradizione degli uomini annulla la Parola di Dio.

 

3. Alla folla Gesù annuncia un principio: ciò che entra nell’uomo non lo rende impuro; ciò che esce dall’uomo lo rende impuro. E all’interrogazione dei suoi discepoli Gesù risponde - come agli scribi e farisei - in due tappe. Nella prima, illustra il principio enunciato alla folla con un esempio di facile comprensione. Nella seconda, illustra lo stesso principio (ciò che esce dall’uomo, lo rende impuro) con altri esempi. Dall’uomo, infatti, escono impurità, furti, omicidi, 22 adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza.

 

L’Esegesi

 

1. Samuele cercava Davide per ungerlo re. Quando si trovò di fronte ai robusti figli di Iesse, Dio gli disse: “L’uomo guarda l’apparenza, il Signore guarda il cuore” (1Sam 16,7). Nel mondo biblico il cuore era la sede dell’intelligenza, della volontà dell’intuizione e del sentire profondo. Da lì nasce la scelta del bene o del male che l’uomo decide di fare. In perfetta sintonia con questo principio Gesù evidenzia come dal cuore dell’uomo nasca il bene e, purtroppo, nasca il male.

 

2. La Parola di Dio, fonte di saggezza e d’intelligenza (prima lettura, Dt 4,1-2.6-8), non può essere né impoverita né arricchita (“Non aggiungerete nulla a ciò che vi comando e non ne toglierete nulla”), ma solo accolta e obbedita: questo è il primo grande atto di culto perché il vero culto si identifica con l’obbedienza a Dio: “Il Signore gradisce forse gli olocausti e i sacrifici quanto l'obbedienza alla voce del Signore? Ecco, obbedire è meglio del sacrificio, essere docili è meglio del grasso degli arieti” (1Sam 15,22).

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