Commento al Vangelo
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Domenica 1 agosto, commento di don Renato De Zan

"Signore, dacci sempre questo pane"

Domenica 1 agosto, commento di don Renato De Zan

02.08.2015. 18° domenica del T.O. - B

 

Gv 6,24-35

In quel tempo, 24 quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. 25 Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». 26 Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. 27 Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». 28 Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». 29 Gesù rispose loro: «Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». 30 Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? 31 I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo». 32 Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. 33 Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». 34 Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». 35 Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!

 

Signore, dacci sempre questo pane

 

Tematica liturgica

 

1. “Man hu?” ovvero “Che cos’è?”: è la domanda che gli ebrei dell’esodo si sono posti di fronte ai piccoli semi commestibili. Dalla domanda  deriva il nome “manna”. La manna è la risposta di Dio alla fame disperata degli ebrei nel deserto ed è anche un rimprovero alla loro poca fede in Dio che li aveva appena sottratti dalla mano del faraone.

 

2. “Tutte queste cose però - dice Paolo in 1Cor 10,11 - accaddero a loro come esempio, e sono state scritte per nostro ammonimento…”. Gesù, infatti, riprende l’avvenimento della manna attraverso quanto dice il Sal 78,24, letto e compreso però in modo corretto: “In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero” (Gv 6,32).

 

3. Dio e non Mosè è il donatore. La variante del tempo del verbo (ha dato // dà) non fa nessuna difficoltà perché la forma verbale ebraica ha tutti e due i valori. Quel gesto di bontà che Dio ha manifestato nel dono della manna oggi lo ripresenta attraverso il dono del Figlio agli uomini, che elargisce agli uomini la sapienza e, soprattutto, la vita eterna.

 

4. L’espressione “chi viene a me non avrà fame” è quasi uguale a quanto la sapienza dice di sé nell’Antico Testamento e la “vita” è una parola che in bocca a Gesù significa sempre la vita eterna. Quando, dunque, Gesù dice di se: “Io sono il pane della vita”, intende dire tre cose. La prima riguarda la manna: ciò che la manna simbolizzava, in Gesù è diventato realtà. La seconda riguarda il suo insegnamento: le sue parole sono “parole di vita eterna”. La terza riguarda la sua persona: Egli è il pane che dà la vita eterna. Gesù sta preparando, da ottimo rabbino, il discorso sull’Eucaristia.

 

5. La manna è “pane dal cielo” (prima lettura, Es 16,2-4.12-15 e salmo responsoriale, Sal 78,24) come dal cielo viene il pane moltiplicato da Gesù e come dal cielo viene la persona stessa di Cristo che è il “pane della vita”: “Il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo” (vangelo Gv 6,24-35). L’origine celeste delle tre realtà le unifica in un unico mistero, dove Gesù è tipologicamente rappresentato dalla manna e simbolicamente rappresentato dal pane moltiplicato.

 

Dimensione letteraria:

 

1. La lettura semicontinua del capitolo sesto del vangelo di Giovanni tralascia Gv 6,16-23 (Gesù cammina sul lago; le folle incontrano Gesù) e propone come vangelo odierno il testo di Gv 6,24-35 dove si discute il segno avvenuto poco prima (moltiplicazione dei pani e dei pesci in Gv 6,1-15, vangelo di domenica scorsa).

 

2. Al testo biblico del vangelo il Lezionario aggiunge solo l’incipit classico “In quel tempo”.  Il testo è scandito in quattro momenti. Tutti e quattro iniziano con un intervento della folla cui segue una risposta di Gesù

 

Riflessione biblico-liturgica:

 

1. L’equivoco domina i primi due interventi della folla. Essa segue Gesù perché si è saziata e chiede cosa deve fare per riottenere gratis il pane. Le risposte di Gesù riguardano il valore di ciò che la folla ha visto e di cui si è cibata: il cibo storico contiene in sé il messaggio del dono della vita eterna. Per procurarsi tale vita, che solo Gesù possiede, ogni uomo deve accostarsi a Lui, accogliendolo come “colui che è disceso dal cielo”. Per fare questo l’unica “opera” che l’uomo può fare è “credere”: credere è opera di Dio. Per “credere” il vangelo di Giovanni intende un percorso progressivo di avvicinamento a Gesù, comprendendolo e imitandolo.

 

2. Gli altri due interventi della folla sono più seri. Le risposte di Gesù sono ancora più profonde delle prime. Gesù non deve dare “segni” perché egli è il “segno”. Egli è quel pane che dona la vita.

Domenica 1 agosto, commento di don Renato De Zan
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