Settimana sociale dei cattolici in Italia: capire chi, cosa, come
Intervista a Sebastiano Nerozzi, professore di Storia del Pensiero economico all’Università Cattolica del Sacro Cuore e segretario del Comitato scientifico, organizzatore delle Settimane sociali dei cattolici in Italia, che al Sir presenta contenuti e finalità della 50ª Settimana sociale dei cattolici in Italia che si tiene a Trieste dal 3 al 7 luglio.
I cattolici sono chiamati ad essere parti vive di una comunità aperta, universale, che abita un territorio ma respira la vita del mondo intero. Per questo crediamo che i cattolici abbiano ancora molto da dire e da dare per la vita del Paese". Ne è convinto Sebastiano Nerozzi, professore di Storia del Pensiero economico all’Università Cattolica del Sacro Cuore e segretario del Comitato scientifico, organizzatore delle Settimane sociali dei cattolici in Italia, che al Sir presenta contenuti e finalità della 50ª Settimana sociale dei cattolici in Italia che si tiene a Trieste dal 3 al 7 luglio.
Professore, con che spirito vivere la Settimana sociale di Trieste? E cosa vi aspettate?
L’attesa è andata crescendo, lo abbiamo colto i segni sia nei media, tradizionali e social, ma soprattutto nelle domande che arrivano dai territori o parlando con persone anche distanti dalla Chiesa che chiedono notizie su quello che è questa settimana. Anche noi siamo curiosi di scoprire cosa si scatena a Trieste fino al 7 luglio, momento finale, tra migliaia di persone che lavorano gomito a gomito per 5 giorni, confrontando esperienze, cercando insieme risposte e proposte per il bene del Paese. Una dinamica nuova che è, di fatto, un grande un grande esperimento sociale, di incontro e partecipazione. Una dinamica che è già iniziata nel percorso di preparazione e che speriamo possa continuare anche dopo, nei territori "Da Trieste in giù".
Che Chiesa, società, associazioni sono quelle che si ritrovano a questa Settimana sociale?
La Chiesa sta imparando ad ascoltare ed ascoltarsi. Il cammino sinodale ha innescato processi di dialogo profondo tra le persone. Il percorso in preparazione alla Settimana sociale, iniziato a settembre 2023, si è innestato nel cammino sinodale, coinvolgendo i "cantieri della strada e del villaggio", ma anche associazioni e gruppi spontanei. Una sorta di grande indagine sui benefici e le fatiche della partecipazione che ha raccolto l’adesione di oltre 200 gruppi per oltre 3.000 persone. Ne è uscito un documento di poche pagine "Partecipare in Italia", curato dal prof. Giovanni Grandi, membro del Comitato (vedi info a pag. X) e dalla sua equipe, dal quale emergono aspetti molto interessanti riguardo alle dinamiche della partecipazione: per es. è chiaro che oggi chi si impegna in una attività di volontariato o di animazione culturale o politica cerca non solo di fare qualcosa di concreto per il bene comune, ma coglie anche il potenziale di crescita personale che questo comporta. Dirimente è il fare esperienza di relazioni umanamente significative, il dare e ricevere fiducia, collaborare e non solo eseguire, far parte di una comunità in cui si è riconosciuti e valorizzati, in cui "contare è più importante che contarsi". Da qui l’importanza, per chi guida i gruppi di sviluppare una leadership empatica e condivisa, rispettosa degli altri, attenta a mediare i conflitti più che a vincerli, che stimoli la responsabilità e la generatività di tutti.
I numeri della Settimana sociale...
Numeri importanti.
Sono circa 1.100 i delegati, impegnati negli oltre 50 gruppi di lavoro che vivono i "Laboratori della Partecipazione" al Conference Center.
Sono 18 "Piazze della Democrazia" con circa 80 relatori e testimoni competenti sui temi dell’agenda Paese: energia, partecipazione giovanile, Europa, salute, scuola, al rapporto tra istituzioni locali e nazionali, formazione politica.
Circa 110 fra imprese, associazioni, cooperative, Università presentano i loro stand nei "Villaggi delle Buone pratiche" e si confrontano nei 18 "Dialoghi delle buone pratiche" divise per ambiti tematici.
Sono 12 le tavole rotonde, autogestite da organizzazioni nazionali (Acli, Unione giuristi cattolici, Federcasse, Slow Food Italia, Confartigianato, Argomenti2000, Accri, Focsiv, Forum Associazioni familiari, Unione stampa cattolica, Ucid, Meic, Asvis).
Dopo le riflessioni, le serate evento...
La Settimana sociale vuole essere un evento popolare, aperto a tutti, in cui usare linguaggi diversi per aprire uno spazio di ascolto e di confronto. Dopo i discorsi delle giornate le serate triestine sono animate da eventi e concerti dell’Orchestra dei Giovani Europei (giovani Ue e studenti del Conservatorio di Trieste ), Zoè, Roberto Vecchioni, Riccardo Cocciante, Tiromancino, Simone Cristicchi, Amara, l’orchestra del Friuli Venezia Giulia, con la direzione del maestro Leonardo De Amicis e la conduzione di Lorena Bianchetti; dalla pièce teatrale di Paolo Logli su Raoul Follereau e quella di Giovanni Scifoni su san Francesco "Superstar del Medioevo"; la testimonianza di Paul Batthi, fratello di Shahbaz Bhatti, politico cristiano e ministro per le minoranze del Pakistan assassinato il 2 marzo 2011 a Islamabad.
L’apertura con il presidente Mattarella, la chiusura con Papa Francesco. Perché loro?
La loro presenza indica i due grandi polmoni fra i quali può pulsare "Il cuore della Democrazia": la Costituzione, con i suoi grandi valori e i suoi solidi presidi alla libertà e alla dignità di tutti i cittadini e di tutti gli uomini; il Magistero della Chiesa, ancorato a una tradizione millenaria ma sempre capace di rinnovarsi e di aprire prospettive positive per affrontare le sfide del nostro tempo.
Il presidente Mattarella e Papa Francesco rappresentano per tanti italiani (specie i giovani) figure di riferimento, capaci di infondere speranza e fiducia, ma anche di orientare il cambiamento verso le scelte che oggi sono necessarie per il bene del Paese.
Quella di Trieste è la prima Settimana sociale dei cattolici in Italia. Perché un cambio di denominazione?
È il riconoscimento di una realtà di fatto. Oggi l’Italia non è solo degli italiani. Le nostre città, i nostri quartieri, le nostre scuole, i nostri uffici, le nostre imprese sono popolate da persone che non sono nate in Italia o che, per tanti motivi, non hanno la cittadinanza italiana: eppure lavorano, pagano le tasse, crescono con i nostri figli, condividono con noi sfide e problemi. E danno un contributo insostituibile, senza il quale il Paese sarebbe già fallito sul piano economico, sociale e finanziario. Nonostante questo, i tanti non italiani che vivono in Italia sperimentano spesso una condizione di non pieno riconoscimento, che impedisce loro di esercitare fino in fondo i loro diritti e costruirsi un percorso di vita, ma anche di contribuire in modo efficace al bene comune di tutti. Molti sono cattolici ma con tutti, a prescindere dal credo religioso, noi vorremmo costruire percorsi che aprono un futuro di dignità e prosperità condivisa in Italia.
Il tema "Al cuore della democrazia. Partecipare tra storia e futuro". conferma l’attualità e la "contemporaneità" della scelta...
I cattolici vivono nell’oggi, non sono diversi dagli altri. Hanno però una chiamata: essere portatori di speranza. Una speranza che nasce dall’esperienza di essere persone salvate, che hanno ricevuto tutto in dono, e desiderano a loro volta essere dono per altri. Essere Chiesa insieme a persone piene di limiti e difetti come noi, ci educa a crescere nell’accoglienza e nella collaborazione, ad imparare a mediare i conflitti che non mancano, a vivere il prodigio di un’unità plurale, che unisce arricchendosi nelle diversità.
I cattolici sono chiamati ad essere parti vive di una comunità aperta, universale, che abita un territorio ma respira la vita del mondo intero. Per questo crediamo che oggi, in questa stagione, i cattolici abbiano ancora molto da dire e da dare per la vita del Paese.
Alberto Baviera - Sir
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