Scuola: il punto sui vaccinati, sugli assenti e sulla situazione in piena ondata omicron
Classi in quarantena, classi per metà in presenza e per metà in Dad, insegnanti numericamente ridotti, difficoltà enormi a reperire i supplenti (che spesso non si trovano)…se la scuola continua ad andare avanti lo deve alla dedizione del personale che spesso deve assumersi anche compiti che spetterebbero all’Azienda Sanitaria.
Quanti sono gli insegnanti no vax? In quale misura la loro scelta di non vaccinarsi pesa sul regolare svolgimento delle lezioni, dato che non possono frequentare le aule scolastiche? E’ possibile dedurlo dai dati diffusi lo scorso 17 gennaio dall’assessore regionale all’Istruzione, Alessia Rosolen: in seguito a un’indagine attuata in tutti gli Istituti scolastici, il 5,58% dei docenti e il 6,22% del personale Ata delle scuole statali del Friuli Venezia Giulia non sono in regola con l’obbligo vaccinale. Nelle scuole paritarie la percentuale dei non vaccinati è leggermente inferiore: il 4,5% dei docenti e il 3,9% del personale non docente.
Il direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale, Daniela Beltrame, ha informato che hanno risposto all’indagine il 98% degli Istituti statali (164 su 167) e il 72% delle scuole paritarie (162 su 224). I dati raccolti sono da esaminare in collaborazione con l’Usr per mettere a punto le necessarie iniziative da adottare in merito.
Emergenza nel difficile reperimento di personale supplente
Le citate percentuali creano nell’organizzazione scolastica situazioni spesso molto pesanti dal momento che gli insegnanti non vaccinati non possono frequentare le aule e la loro sostituzione si configura oggi di estrema difficoltà. Consideriamo l’immediata eloquenza delle cifre che evidenzia la seguente situazione: nelle scuole statali 1.086 docenti su 19.447 in servizio e 326 unità del personale Ata su 5.233 non sono in regola con l’obbligo vaccinale. Ogni giorno i dirigenti cercano sostituti per le supplenze, ma al momento sono pressochè irreperibili. Non si trovano neppure i Mad, persone che si mettono a disposizione per le supplenze fra le quali possono essere accolti anche universitari al primo anno. Non di rado sono proprio queste figure a venire in soccorso, ma allo stato attuale la ricerca di ogni risorsa, per quanto provvisoria o improvvisata, cade molto spesso nel vuoto.
Inoltre si registrano assenze anche da parte dei docenti contagiati, in notevole aumento nelle ultime settimane, per cui oltre alle citate sospensioni, pesano ulteriormente le cattedre scoperte a causa della aumentata positività al tampone. Da rilevare inoltre che una consistente parte del personale non in regola con i vaccini non è stato sospeso dal momento che ha presentato certificati per malattia o domanda di congedo o di aspettativa prima del 15 dicembre scorso. Le difficoltà organizzative sono rese più difficili anche dall’aumento di contagio tra gli studenti e dalla conseguente necessità di garantire loro la didattica a distanza.
La presidente regionale dell’Associazione Nazionale Presidi, la pordenonese Teresa Tassan Viol, ritiene che sia necessario far partire quanto prima i controlli per i novax che hanno chiesto aspettativa biennale o congedo per malattia. Alcuni dei suoi colleghi lo stanno già facendo, ma anche questo è un lavoro aggiuntivo nel contesto di tante urgenti e impegnative incombenze del momento. Non è una situazione facile per nessuno, ma le scuole stanno vivendo un tale stress per cui ogni giornata risulta molto faticosa per chi ha il compito della direzione.
La situazione citata è confermata dalla segretaria provinciale della Cisl Scuola di Pordenone, Antonella Piccolo. Da noi circa il 5 per cento tra docenti e Ata ha scelto di non vaccinarsi. Le motivazioni individuali di questa scelta andrebbero approfondite, tuttavia resta la realtà di un problema preoccupante al quale si aggiungono le assenze per covid. Inoltre alcune docenti sono assenti per maternità, altre per l’assistenza ai figlioletti o ad anziani familiari contagiati, altri per motivi di salute vari. E’ una situazione di notevole emergenza in particolare per i dirigenti costretti a lavorare anche il sabato e la domenica.
Classi in quarantena, classi per metà in presenza e per metà in Dad, insegnanti numericamente ridotti, difficoltà enormi a reperire i supplenti (che spesso non si trovano)…se la scuola continua ad andare avanti lo deve alla dedizione del personale che spesso deve assumersi anche compiti che spetterebbero all’Azienda Sanitaria. Ci si chiede come faccia il ministro dell’Istruzione ad affermare che nelle scuola tutto va bene. I sindacati avevano chiesto al Ministero il tempo di organizzarsi per l’attività in presenza in vista di tante incognite, compresa la Dad. Inoltre ci sono altri problemi da risolvere, quale la carenza di spazi per consentire adeguate distanze tra gli studenti. In questo momento la situazione si sta facendo sempre più complessa. Solo in zona rossa il Governatore della Regione potrebbe decidere in merito ai problemi locali, pertanto ci manca la possibilità del suo intervento.
Comunque non è stata una buona decisione riprendere la scuola in un quadro di notevole emergenza. Quando la scuola è ripartita dopo Natale, la situazione della pandemia stava registrando un picco allarmante, con disagi diffusi e gravi che la scuola ha dovuto affrontare senza adeguate risorse. Il Sindacato è preso d’assalto per una molteplicità di problemi in un momento difficilissimo in cui, fra l’altro, alcune segreterie della scuola sono svuotate a causa del virus e dei novax e hanno pertanto bisogno di aiuto. Non c’è che da sperare, auspica vivamente, concludendo, la segretaria, in un allentamento della contagiosità del virus.
In questo quadro di notevole complessità dobbiamo inserire la voce positiva di significativi contributi destinati alla Scuola da parte della Regione, del Ministero e della Comunità Europea.
Flavia Sacilotto
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