Coldiretti: primo caso su cinghiale di peste suina
Presidente Zolin: serve un coordinamento tra i prefetti
“La peste suina è una grave emergenza sanitaria ed è arrivata anche in Piemonte con il primo caso riscontrato su un cinghiale. Coldiretti ha ripetutamente denunciato in piazza e nelle sedi istituzionali questo rischio di fronte alla moltiplicazione dei cinghiali che invadono città e campagne da nord a sud dell’Italia dove si contano ormai più di 2,3 milioni di esemplari che creano anche danni alle coltivazioni, ai prati e spesso purtroppo incidenti stradali anche gravi”.
Questa la dichiarazione di Matteo Zolin, presidente Coldiretti e suinicoltore.
“Abbiamo più volte evidenziato -afferma Zolin- il rischio della diffusione della Peste Suina Africana (Psa) attraverso i cinghiali e la necessità della loro riduzione sia numerica che spaziale attraverso le attività venatorie, le azioni di controllo della legge 157/92 articolo 19 e le azioni programmabili nella rete delle aree protette”.
L’allarme è lanciato a livello nazionale dal presidente di Coldiretti Ettore Prandini che dichiara: “La Peste Suina Africana può colpire cinghiali e maiali ed è altamente contagiosa e spesso letale per questi animali, ma non è, invece, trasmissibile agli esseri umani. Servono ora interventi immeditati per fermare il proliferare dei cinghiali e garantire la sicurezza degli allevamenti e monitorare attentamente la situazione per evitare strumentalizzazioni e speculazioni a danno del settore. Adesso serve subito –avverte Prandini– un’azione sinergica su più fronti anche con la nomina di un commissario in grado di coordinare l’attività dei prefetti e delle forze dell’ordine chiamate ad intensificare gli interventi, per tutelare e difendere gli allevamenti. Si ravvisa infine la necessità di avviare iniziative comuni a livello europeo perché – conclude Prandini – è dalla fragilità dei confini naturali del paese che dipende l’elevato rischio di un afflusso non controllato di esemplari portatori di peste”.
“Per la suinicoltura del nostro territorio –aggiunge Zolin- dove la qualità è riconosciuta per i metodi di allevamento e i prodotti che se ne ricavano, eventuali contagi provocherebbero danni incalcolabili agli allevatori ma anche – conclude il presidente- a tutto l’indotto agricolo e agroalimentare”.
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