Pordenone
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Ascoltare leggere crescere: giovedì 29 Il denaro nelle tre religioni monoteiste: cristiana, ebraica e mussulmana

Pordenone, Capitol, ore 9.30 con tre docenti universitari: per scoprire cos'è il denaro nel Cristianesimo (Leonardo Becchetti - in foto), nell’Ebraismo ( Claudio Procaccia) e nell’Islam (Valentino Cattelan).

Ascoltare leggere crescere: giovedì 29 Il denaro nelle tre religioni monoteiste: cristiana, ebraica e mussulmana

Dalla moneta alla finanza, il denaro rappresenta il nostro modo di relazionarci con il mondo e le cose. Come questo rapporto venga declinato dalle tre grandi religioni monoteiste, è il tema al centro dell’incontro di giovedì 29 ottobre alle 9.30 al Capitol di Pordenone nell’ambito della rassegna Ascoltare Leggere Crescere, in cui tre docenti universitari offriranno una lettura della questione denaro nel Cristianesimo (Leonardo Becchetti), nell’Ebraismo ( Claudio Procaccia) e nell’Islam (Valentino Cattelan).

Abbiamo chiesto al professor Becchetti, qual è il valore del denaro nel cristianesimo?
È uno strumento molto potente che può diventare un idolo a cui ci si attacca alterando il corretto ordine dei valori della vita. Il suo utilizzo peggiore è l’accumulo improduttivo (i tesori accumulati nei granai) mentre la valorizzazione dei talenti o il loro utilizzo per realizzare giustizia e migliorare le condizioni degli ultimi hanno grande valore morale. Negli Atti degli Apostoli si sottolinea il valore della condivisione e della redistribuzione nelle prime comunità ma successivamente San Paolo nelle sue lettere parla di colletta per la comunità di Gerusalemme e sottolinea l’importanza del lavoro. Mettendo assieme le due cose dobbiamo concludere che il valore economico deve essere creato per poter essere distribuito.
In che contesto si forma?
Dobbiamo considerare l’evoluzione della riflessione credente nei secoli perché l’economia e la società dai tempi delle Scritture è stata enorme. Ai tempi dei Vangeli e in quelli dell’Antico Testamento la popolazione era contenuta l’economia di sussistenza in presenza di grandi diseguaglianze e scarsa mobilità sociale. Nell’anno della nascita di Cristo sulla terra c’erano 230 milioni di persone oggi quasi 8 miliardi. Oggi dunque è fondamentale che il denaro crei valore economico, corregga le diseguaglianze e generi il massimo impatto sociale ed ambientale possibile. Il magis nel suo utilizzo assume forme che conosciamo come finanza etica, consumo responsabile, microcredito e tutte le forme d’investimento che promuovono inclusione e dignità del lavoro.
C’è una dimensione sacrale del denaro e della moneta?
No. Il denaro è uno strumento e come tale deve essere considerato. È uno strumento potente perché come mezzo di scambio e fondo di valore dà accesso a tutti i tipi di beni e servizi scambiati sul mercato. Ma non va sacralizzato ed idolatrato.
Quale il contributo del cristianesimo nello sviluppo della scienza economica?
Possiamo dire che la prima economia di mercato nasce a Firenze ai tempi dell’umanesimo. Molti strumenti ed istituzioni (la partita doppia, il Monte dei Pegni) che saranno di riferimento da allora in poi nascono dall’ingegno e dallo studio della comunità francescana.
Esistono delle convergenze nelle tre grandi religioni monoteiste nel rapporto con il denaro?
Un elemento molto interessante è l’evoluzione del pensiero di due delle religioni monoteiste (Cristianesimo e Islam) nei confronti della banca e del tasso d’interesse. La posizione all’inizio è fortemente negativa (divieto di prestito ad interesse considerato come usura) perché si vive in società dove i prestiti erano interpersonali ma cambia con la nascita dei moderni istituti di credito riconoscendo che gli stessi svolgono un lavoro di selezione di progetti d’investimento e allocazione dei capitali finanziari verso quelli più redditizi. Come non si può vendere il pane al prezzo della farina perché questo porrebbe a zero il prezzo del lavoro del panettiere così le due tradizioni religiose riconoscono che non è giusto non pagare un costo attraverso il tasso d’interesse per il lavoro dell’impresa bancaria.
La forma prima del denaro, la moneta di metallo, ha un portato di significati nello sviluppo dell’economia?
Possiamo dire che nel tempo il denaro diventa sempre più immateriale. Dai tempi in cui esisteva la convertibilità in oro, ai tempi in cui la convertibilità viene sospesa ad oggi quando con le criptovalute nasce la moneta digitale dapprima nel settore privato poi anche per impulso delle banche centrali. La moneta sempre più dematerializzata non ha oggi valore per obbligo di convertibilità con un metallo prezioso ma per la fiducia che i cittadini hanno nel mantenimento del suo potere d’acquisto, fiducia che l’azione delle banche centrali deve preservare combattendo l’inflazione e l’eccessiva svalutazione del tasso di cambio (che misura la perdita di valore della moneta nazionale rispetto al valore delle monete di altri paesi).
Valentina Silvestrini

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